Tutto quello che avreste voluto sapere sui Grandi Elettori Usa e non avete mai osato chiedere

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Di Sergio Cantone
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Secondo sondaggisti e politologi, gli Stati in bilico celerebbero un tesoretto di circa duecento grandi elettori. Per andare alla Casa Bianca ce ne vogliono 270. Ecco perché l'elezione presidenziale 2020 sarà fino all'ultima spiaggia, forse della Florida

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La grande battaglia per la conquista della Casa Bianca potrebbe decidersi all'ultima spiaggia in Florida. Questo lembo caraibico degli Stati Uniti nasconde il forziere del tesoro elettorale più ambito.

Con ventinove grandi elettori per il momento la Florida è lo Stato in bilico, Swing State per chi mastica l'inglese, più grande. E il fatto che sia tradizionalmente conteso tra Repubblicani e Democratici ha spesso regalato ulteriore suspence al drammone delle presidenziali Usa.

E quest'anno, con un panorama politico polarizzato come non mai, il Sunshine State riserverà sorprese?.

Florida, ultima spiaggia elettorale?

"La Florida quest'anno potrebbe essere decisiva e si rischia di dover contare fino all'ultima scheda prima di avere un'idea chiara di chi dei contendenti abbia prevalso. È già accaduto nella storia delle presidenziali americane. L'ultima volta fu particolarmente conflittiva, nel 2000, con uno spoglio controverso e pieno di ricorsi tra George W Bush e Al Gore: Ma forse non si arriverà a tanto" dice Giuseppe Franco Ferrari, ordinario di diritto pubblico comparato, ed esperto di istituzioni statunitensi, all'Università Bocconi.

Ci sono sicuramente ragioni politiche e socio-economiche che fanno di uno Stato una granata pronta a esplodere tra le mani dei sondaggisti.

"In Florida ad esempio c'è una grande concentrazione di anziani. Sono i pensionati che scelgono di risiedere al caldo. E poi anche il bacino elettorale degli esuli cubani" e questi ultimi sono un tesoretto di consensi per il Grand Old Party.

Ma ci sono anche ragioni prosaiche, più legate al funzionamento delle istituzioni che alla politica in senso stretto.

Si tratta di motivi inerenti al sistema elettorale statunitense. Spesso infatti si pensa erroneamente che il sistema Usa sia basato sull'elezione diretta del Presidente.

I Grandi Elettori, trappole e garanzie

Ma non è così. In realtà i cittadini votano per i Grandi Elettori che a loro volta eleggono il Presidente, in un secondo grado del processo elettorale.

Sono i rappresentanti dei partiti negli Stati ad avere un rapporto diretto con l'elettorato nei collegi elettorali.

Il livello istituzionale dei "Grandi Elettori", o più sobriamente "Electors" in inglese, è tecnicamente composto da delegati, donne e uomini dei rispettivi partiti, e sono membri del collegio elettorale.

Nel dettaglio: i "Grandi Elettori" sono espressione dei singoli Stati. Il loro numero a livello federale è pari a un totale di 538. Per andare alla Casa Bianca ce ne vogliono 270.

Ma vediamo esattamente questi "Electors" chi sono in ambito istituzionale: due senatori per ogni Stato (quindi 50 senatori in tutto) e un numero proporzionale (a seconda della taglia demografica di ogni Stato) di deputati fino a un totale di 435. Se vi piacciono le complicazioni, ce ne sarebbero anche tre d'ufficio, espressi da Washington DC. La Capitale federale e il suo distretto non appartengono a nessuno Stato.

Ad esempio, la California ha 55 Grandi Elettori, Il Texas 38, New York e la Florida 29. Sono tra i più grandi. Poi si arriva fino a un consistente pugno di Stati che ne hanno solo tre.

"I Grandi Elettori sono nati ai tempi dei Padri Fondatori degli Usa (quindi nella seconda metà del XVIII secolo, ndr) per uno scrupolo dell'élite dell'epoca. George Washington, James Madison e gli altri erano infatti dei liberali e non dei democratici." commenta Ferrari. Rimaneva quindi uno scrupolo affinché il popolo sovrano non avesse un accesso diretto all'elezione del Capo dello Stato Federale.

I Grandi Elettori in teoria erano dotati di libertà di scelta, anche in contrasto con la volontà popolare, e solo in 24 Stati hanno ormai l'obbligo per legge di adeguare la loro decisione al voto dei cittadini. Negli altri è comunque consuetudine consolidata che seguano la volontà popolare.

Se la vittoria è in realtà la conquista del più alto numero di elettori, il sistema si ingarbuglia a causa dell'imprecisione demografica di alcuni Stati e dei sistemi elettorali locali, a livello distrettuale.

Ma la ragione risiede soprattutto nel "sistema elettorale plurinominale che permette al vincitore di prendere tutto il pacchetto di voti disponibili (The Winner Takes it All)".

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La matematica elettorale è un'opinione?

Ed è il motivo per cui negli Usa chi vince aritmeticamente a livello federale, a volte non diventa presidente. Come è accaduto a Hillary Clinton nel 2016, e nel 2000 ad Al Gore.

"Perché si può ottenere 48% dei voti in quasi tutti gli Stati, che spalmati a livello federale fanno una maggioranza numerica. Ma se gli avversari, pur con meno voti, si aggiudicano i grandi elettori in Stati chiave vincono in minoranza. Sono gli effeti del plurinominale a turno unico"

Poi c'è la nota peculiare di questo 2020 pandemico: il voto per corrispondenza avversato da Donald Trump. The Donald ufficialmente non si fida dell'elezione postale perché a suo giudizio si presterebbe a frodi.

Ma per il professor Ferrari, in realtà le ragioni della sua ostilità sono due: "il fatto che le US Mail (Le Poste statunitense) avessero chiesto un budget extra per il voto ai tempi del Covid. E la sua amministrazione non l'ha concesso. Quindi teme sgambetti di qualche impiegato postale un po' vendicativo. E poi perché, quello per corrispondenza sarebbe un metodo di voto preferito dal popolo Dem." In questo senso, c'è anche un aspetto aneddotico, con cui ci delizia Ferrari: "pare che dei burloni abbiano installato delle urne postali false (negli Usa sono per la strada) per ingannare gli elettori per corrispondenza".

Grandi Elettori e Stati in bilico

Se gli Stati indecisi dovessero essere quelli previsti da politologi e sondaggisti, avrebbero una miniera di circa duecento "Grandi Elettori."

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Ecco perché gli strateghi democratici hanno inviato sul campo di battaglia della Florida, la forza speciale di Kamala Harris, dinamica e intellettuale candidata alla vice-presidenza. Si tratta di una manovra diversiva.

Mentre Trump faceva campagna nella depressa Arizona, che ha conquistato nel 2016, ma dove, stando ai sondaggi, sembra che se la dovrà vedere in un testa a testa con i Dem.

E questi sono tutti Stati dove la trappola del sistema elettorale potrebbe riservare sorprese, soprattutto in un'elezione sudore, lacrime, e un po' di sangue, come questa.

Ecco perchè più che degli Swing States i candidati dovrebbero preoccuparsi di "opinioni politiche in bilico."

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