USA al voto come alle crociate: battaglia per il voto religioso e la "salvezza dell'anima"

Trump con la Sacra Bibbia davanti alla chiesa St. John's Episcopal nei pressi della Casa Bianca. Foto del 1 giugno 2020
Trump con la Sacra Bibbia davanti alla chiesa St. John's Episcopal nei pressi della Casa Bianca. Foto del 1 giugno 2020 Diritti d'autore BRENDAN SMIALOWSKI/AFP or licensors
Di Paolo Alberto Valenti
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Tanto il presidente Trump che lo sfidante Biden battono sulla "salvezza dell'anima " degli Stati Uniti in una campagna elettorale più unica che rara e non solo per la recrudescenza della pandemia. Le minacce globali spingono la politica a battere su temi che sembrano irreali

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No, non è facile la posizione dell'elettore medio statunitense: se da una parte non vuole morire di pandemia dall'altra rischia in un modo o nell'altro di dover "vendere" la propria anima al miglior offerente, fra i duellanti che vogliono aggiudicarsi le algide stanze della Casa Bianca. 

Un titolo del New York Times del 17 ottobre la dice lunga sullo stato della battaglia: Biden and Trump Say They’re Fighting for America’s ‘Soul.’

Tutti al servizio dell' "anima" dell'America

Nell'articolo (firmato da Elizabeth Dias) si dimostra quanto la parola "anima" infarcisca le esternazioni degli antagonisti. Trump si erge a difesa di un'America cristiana minacciata e assediata (uno schema largamente frequentato da una destra senza fantasia che punta ad assicurarsi i favori dell'insieme dei conservatori) . "In America non ci rivolgiamo al governo per ristorare le nostre anime, ma riponiamo la nostra fede in Dio Onnipotente", ha detto Trump alla Convention Nazionale Repubblicana.

La riserva dei voti evangelici

Franklin Graham, uno dei suoi ferventi sostenitori evangelici, ha scritto l'anno scorso che questa è l'epoca della "battaglia per l'anima della nazione", poiché l'originale "struttura morale e spirituale, che ha tenuto insieme la nostra nazione per 243 anni, adesso si sta sgretolando". 

I fan certificati del presidente sarebbero il 15% dei cristiani, gli evangelici bianchi della popolazione americana. Si organizzano prevalentemente in chiese libere indipendenti, mega-chiese, a volte anche in chiese tradizionali. Organizzati in federazioni, gli evangelici bianchi sono fedeli alleati del Partito Repubblicano e spesso si sentono vittime dell'evoluzione concitata della società in cui sperano di salvare l'anima.

L'"anima" dei democratici

Certo il primo a chiamare in causa l'anima era stato Joseph R. Biden Jr. che ad agosto alla Convention Democratica aveva detto : "Questa campagna non si limita a ottenere voti. Si tratta di conquistare il cuore e, sì, l'anima dell'America", non molto tempo dopo di aver visto spuntare in testa al suo sito elettorale (al lato del suo nome) la scritta: "la battaglia per l'anima dell'America".

Un popolo moralista ma sempre meno religioso

Allora è impossibile dissociare il voto degli statunitensi dalla moralità riferita al loro credo religioso ed è per questo che di prassi i leader in lizza si dedicano a sedurre gli evangelici, i cattolici, i mussulmani e via dicendo con le promesse di "resurrezione" tanto dal flagello della pandemia che dai rischi della recessione profonda. Eppure l'insieme della società a stelle e strisce si sta inesorabilmente allontanando dalle religioni, almeno quelle tradizionali.

Il 12% in meno di cristiani

A metà ottobre le pagine web del Pew Research Center hanno pubblicato un circostanziato sondaggio da cui risulta che il 65% degli statunitensi adulti si dichiara cristiano quando gli viene chiesto in cosa creda. Un dato che indica un sostanzioso calo di ben 12 punti percentuali rispetto a quelli che erano i cristiani USA 10 anni fa. 

Nel frattempo la quota della popolazione non riconducibile ad una religione, composta da persone che descrivono la propria identità religiosa come atea, agnostica o "none", è ora pari al 26%, rispetto al 17% del 2009.

Il voto cattolico

Riferimento per almeno 70 milioni di fedeli, la Chiesa cattolica romana è la più grande organizzazione religiosa degli Stati Uniti. Oltre un terzo dei cattolici sono latinoamericani. Secondo le analisi più accreditate dei risultati delle elezioni del 2016, la maggioranza degli elettori cattolici bianchi ha votato per Donald Trump, mentre due terzi dei cattolici latinoamericani avevano appoggiato la democratica Hillary Clinton.

L'agenda cattolica di Trump

Un voto cattolico che comunque Donald Trump ha cercato di blindare con strategie politiche molto poco gradite a Papa Bergoglio. Nel tentativo di osteggiare l'ascesa irrefrenabile dell'espansionismo cinese, l’amministrazione Trump ha pure tentato di strumentalizzarlo il Papa. 

Il segretario di stato Mike Pompeo, prima di iniziare un faticoso tour europeo che lo avrebbe portato anche in Vaticano a cavallo fra settembre e ottobre, aveva firmato un articolo sulla rivista cattolica First Things in cui dichiarava che se la Chiesa avesse confermato il suo misterioso accordo con la Cina il Vaticano avrebbe perso l'autorità morale.

Scontro senza precedenti fra Santa Sede e Casa Bianca

Uno scontro senza precedenti fra il Segretario di stato a stelle e strisce e quello del Vaticano, indispettito anche perché Pompeo ha continuato a lanciare strali contro la politica della Santa Sede alla vigilia dell'incontro che avrebbe avuto fra le mura leonine con lo stesso Segretario di stato vaticano, Pietro Parolin, visto che il Papa non ha voluto accordargli udienza.

Il caso può a giusto titolo rappresentare l'apogeo dello scontro "morale" fra la Casa Bianca e la Santa Sede che non hanno mai vissuto in questi ultimi anni alcun tipo di luna di miele.

L'analisi: trump punta sul voto religioso bianco e su quello evangelico

"Trump's Catholic agenda is a domestic strategy with an international dimension" cioè: l'agenda cattolica di Trump è una strategia interna con una dimensione internazionale, ha chiarito Massimo Faggioli, professore presso il Dipartimento di Teologia e Studi Religiosi alla Villanova University di Philadelphia, che abbiamo raggiunto telefonicamente.

"Già 4 anni fa Trump aveva il 61% dei voti dei cattolici bianchi in un paese in cui la lotta politica fra le diverse confessioni risale esattamente ai tempi della guerra civile di 160 anni fa ed è rimasta la caratteristica fondamentale della società statunitense divisa per linee razziali. Qui ci sono chiese di soli bianchi o di soli neri o di latinos. La Chiesa cattolica non si è divisa esattamente per linee razziali ma al suo interno ci sono delle spaccature significative, magari non troppo visibili che poi alla fine emergono al momento del voto. Trump peraltro ha usato la carta razziale in modo cinico e spregiudicato. Lui sa benissimo che deve puntare sul voto religioso bianco e su quello degli evangelici".

La paura del capo

Ma intanto se domandiamo a Faggioli quale sia stata la reazione della stampa all'atteggiamento di Pompeo, che vorrebbe orientare la politica vaticana, ci risponde che nessuno negli Stati Uniti si è sognato di criticare i desiderata del Segretario di stato anche perché esiste la possibilità che Trump riesca a risalire nei sondaggi per aggiudicarsi un altro mandato.

Peraltro nella Chiesa cattolica statunitense il riferimento della figura del Papa resta secondario, quello che conta è la politica della Chiesa. I vescovi cattolici lodano la posizione di Trump contro l'aborto, ma criticano, più o meno debolmente, la sua politica sociale e le misure anti-immigrazione.

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I gap generazionali

I dati raccolti dal Pew Research Center mostrano inoltre una divaricazione tra gli americani più anziani (i figli del baby boom insieme agli ultra settantacinquenni) e i Millennial nei loro livelli di affiliazione religiosa e partecipazione ai riti. 

Più di otto membri su dieci di quella che viene definita la Silent Generation (i nati tra il 1928 e il 1945) si definiscono cristiani (84%), così come tre quarti dei Baby Boomer (76%). In netto contrasto, solo la metà dei Millennial (49%) si considerano cristiani; quattro su dieci sono "non" religiosi e un Millennial su dieci si identifica con fedi non cristiane. Peraltro solo un Millennial su tre afferma di partecipare a celebrazioni religiose poche volte l'anno.

Gli altri elettori: protestanti ed ebrei

Stando ancora al Pew Research Center, i protestanti rappresentavano circa il 43% dei 329 milioni di abitanti degli Stati Uniti nel 2019, una cifra che è in calo da dieci anni e che rimane comunque la più ampia, seppur scandita in diverse chiese. Tra i protestanti ci sono i fedeli delle chiese tradizionali, come i luterani, i metodisti, i presbiteriani o gli anglicani, nonché i membri delle chiese libere indipendenti e delle affollatissime chiese evangeliche, che si contendono ciascuna molte migliaia di fedeli. 

La Southern Baptist Convention, con 14,5 milioni di membri, è la più grande chiesa protestante d'America. Circa il 2% degli americani è ebreo, il 2% è mormone mentre il numero di indù, musulmani e buddisti è stimato rispettivamente all'1%. I mormoni sono considerati repubblicani affidabili. Ebrei, musulmani, indù e buddisti votano invece in modo imprevedibile con preferenze per i candidati democratici. La stessa tendenza riguarda gli elettori che sono i più lontani dalle istituzioni religiose.

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