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Da Von der Leyen a Orbán: l'incertezza domina la seduta plenaria del Parlamento europeo

La plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo
La plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo Diritti d'autore Jean-Francois Badias/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Jean-Francois Badias/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
Di Mared Gwyn Jones
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Von der Leyen è stata convocata per svelare la sua squadra di commissari, ma l'esitazione del parlamento sloveno nell'approvare la nomina di Marta Kos potrebbe far saltare tutto. Orbán invece potrebbe rimandare il confronto con l'emiciclo a causa delle violente piogge che hanno colpito l'Ungheria

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Lunedì prenderà il via una seduta di quattro giorni del Parlamento europeo che dovrebbe vedere come protagonisti la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il primo ministro ungherese Viktor Orbán.

La presenza di entrambi è però tutt'altro che sicura: la lista dei nuovi commissari di von der Leyen rischia di saltare all'ultimo minuto e le inondazioni che stanno colpendo l'Europa centrale in questi giorni potrebbero dissuadere il premier ungherese dal partire per Strasburgo.

Le incognite di von der Leyen per la nuova squadra di commissari

Von der Leyen è stata convocata martedì mattina per svelare la nuova squadra di 26 commissari europei nominati durante un incontro con il presidente del Parlamento e i leader politici. Tra ritardi e critiche, lunedì Thierry Breton si è dimesso da commissario europeo accusando la presidente della Commissione di aver fatto personalmente pressioni sulla Francia affinché ritirasse la sua candidatura.

In Slovenia l'opposizione sta bloccando l'udienza di conferma della candidata del governo Marta Kos, rischiano di far deragliare la formazione della prossima Commissione e di lasciare l'esecutivo europeo in un limbo.

La Commissione ha finora insistito sul fatto che von der Leyen parteciperà alla riunione, che è già stata rinviata una volta a causa di ritardi, nonostante la possibilità che non sia in grado di assegnare i portafogli se la candidatura di Kos non verrà approvata.

"Manca molto tempo a martedì. Si dice che 24 ore sono un tempo lungo in politica e questo vale certamente per le procedure istituzionali", ha dichiarato venerdì il portavoce capo della Commissione Eric Mamer, aggiungendo che l'esecutivo stava seguendo da vicino gli sviluppi in Slovenia.

"L'intenzione è di andare alla Conferenza dei presidenti martedì e presentare il collegio", ha aggiunto Mamer, nonostante la prospettiva che von der Leyen spartisca i portafogli prima che la Slovenia confermi i suoi candidati rimane improbabile.

Orbán si dovrebbe rivolgere alla plenaria di Strasburgo mercoledì in un discorso di routine che fa parte del semestre di presidenza detenuto dall'Ungheria. Tra i nodi da sciogliere a Bruxelles anche la decisione di Budapest di alleggerire i requisiti di ingresso per i cittadini russi e bielorussi e la minaccia di portare i richiedenti asilo direttamente a Bruxelles.

I legislatori discuteranno anche del contestato voto presidenziale di luglio in Venezuela e della conseguente crisi politica.

Von der Leyen nel fuoco incrociato

Il rendez-vous di Von der Leyen con i leader politici del Parlamento europeo fa parte delle regole rinnovate per consentire al'emiciclo una maggiore supervisione su come il capo della Commissione mette insieme la sua squadra.

Ciò aumenta la pressione su von der Leyen affinché spartisca i portafogli in modo da non alienarsi i partiti mainstream e pro-europei che le hanno dato il loro sostegno durante la sua candidatura alla rielezione, ovvero i liberali, i socialisti e i verdi.

Il gruppo di centro-sinistra dei Socialisti e democratici (S&d) ha già lanciato un avvertimento dopo le indiscrezioni secondo le quali ai candidati provenienti dal gruppo della presidente, il Partito popolare europeo, saranno affidati i portafogli più influenti, compresi quelli "sociali" ambiti dai socialisti.

I socialisti hanno anche criticato il piano di fare del candidato italiano Raffaele Fitto, del gruppo di destra Conservatori e riformisti europei (Ecr), un vicepresidente esecutivo con un pesante mandato economico. I socialisti avevano subordinato il loro sostegno al secondo mandato della von der Leyen al mantenimento del controllo istituzionale su Giorgia Meloni e sui suoi alleati di destra.

Una serie di altre preoccupazioni potrebbero essere espresse da tutti gli schieramenti politici, compresa la scarsità di donne candidate.

Il faccia a faccia di Orbán

Il discorso di Orbán alla plenaria - previsto per mercoledì - era stato inizialmente fissato per la sessione plenaria di luglio, ma è stato rinviato, in parte a causa delle proteste per l'incontro di Orbán con il presidente russo Vladimir Putin.

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Al momento non è chiaro se le inondazioni che hanno colpito vaste zone dell'Europa centrale durante il fine settimana possano impedire al premier ungherese di partecipare. Il presidente del Ppe Manfred Weber ha appoggiato l'offerta, avanzata dal partito di opposizione ungherese Tisza, di ritardare la presenza di Orbán a causa delle violenti piogge che hanno colpito diversi Stati membri dell'Ue, tra cui l'Ungheria.

L'incontro sarà una rara opportunità per i legislatori europei di confrontarsi direttamente con Orbán in merito a una serie di recenti dichiarazioni e azioni che hanno inasprito le tensioni tra Budapest e Bruxelles.

Martedì i deputati discuteranno della decisione ungherese di aprire il sistema di visti per lavoratori a cittadini russi e bielorussi, aprendo la strada alla residenza permanente. L'esecutivo dell'Ue teme che il sistema possa minare la sicurezza dell'area Schengen, consentendo a "potenziali spie e sabotatori russi un facile accesso all'Ue", e ha chiesto chiarimenti in una lettera a Budapest.

Un'escalation di polemiche sulla politica migratoria, che ha visto Budapest minacciare di trasportare in autobus i migranti irregolari dal confine serbo-ungherese fino a Bruxelles, e che ha aumentato l'esasperazione nei confronti del premier ungherese. L'esecutivo dell'Ue ha denunciato il piano come una chiara violazione del diritto comunitario, giurando di usare "tutti i suoi poteri" per garantire che Budapest rispetti i suoi obblighi legali.

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Le minacce dell'Ungheria sono una ritorsione diretta per la multa forfettaria di 200 milioni di euro inflitta a giugno dalla Corte di giustizia europea (Cge) per la mancata garanzia del diritto d'asilo da parte del Paese. La Corte ha anche chiesto a Budapest di pagare 1 milione di euro al giorno fino a quando non avrà allineato le sue politiche di asilo alle leggi dell'Ue.

L'Ungheria non ha rispettato la prima scadenza per il pagamento della multa. Il secondo termine scadrà martedì. Orbán sostiene che l'Ue deve al suo governo dei soldi per non aver coperto i due miliardi di euro spesi per "proteggere le frontiere esterne dell'Ue".

La crisi politica in Venezuela

Martedì gli eurodeputati discuteranno anche del contestato voto presidenziale di luglio in Venezuela, mentre giovedì dovrebbero votare una risoluzione non vincolante.

I 27 ministri degli Esteri del blocco hanno respinto congiuntamente la pretesa di Nicolás Maduro di essere stato rieletto, ma non si sono uniti agli Stati Uniti nel riconoscere l'avversario Edmundo González come legittimo presidente eletto.

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González ha chiesto asilo politico in Spagna, dove il primo ministro socialista Pedro Sánchez si rifiuta di riconoscere la sua vittoria per mancanza di prove verificate, nonostante il Congresso dei deputati spagnolo abbia approvato una mozione che riconosce González come legittimo vincitore.

Le stesse divisioni politiche emergeranno probabilmente anche nell'Aula di Strasburgo.

Secondo una bozza visionata da Euronews, il gruppo di centro-destra del Ppe - il più grande dell'emiciclo - presenterà una mozione che "riconosce Edmundo González Urrutia come presidente legittimo e democraticamente eletto del Venezuela" e invita tutti i Paesi membri a fare lo stesso.

La mozione inoltre "invita l'Ue e i suoi Stati membri a richiedere un mandato di arresto internazionale contro Nicolas Maduro per crimini contro l'umanità per tutte le gravi violazioni dei diritti umani da lui commesse".

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