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Commissione Ue: quali candidati commissari rischiano di non passare l'esame del Parlamento?

Diversi candidati a Commissario europeo rischiano di essere respinti.
Diversi candidati a Commissario europeo rischiano di essere respinti. Diritti d'autore European Union.
Diritti d'autore European Union.
Di Jorge Liboreiro
Pubblicato il
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Chi ha un passato controverso, chi precedenti screzi a Bruxelles, chi è troppo legato ai propri governi. Diversi candidati al prossimo esecutivo di Ursula von der Leyen rischiano di non essere confermati dal Parlamento. Tra questi, Raffaele Fitto

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La nuova squadra di governo che Ursula von der Leyen presenterà a breve dovrà essere vagliata da Parlamento europeo e ci si attende uno scrutinio approfondito nelle audizioni dei membri dell'esecutivo (chiamato formalmente Collegio dei Commissari europei).

Ognuno dei 26 nominati dai Paesi membri sarà sottoposto a un esame che può riguardare vari temi, dalle opinioni sensibili a questioni di lealtà nei confronti del progetto europeo.

Non a caso l'ultima volta, dopo le elezioni europee del 2019, Romania, Ungheria e Francia sono state costrette a proporre dei sostituti dopo che le loro scelte iniziali erano state respinte dal Parlamento, ritardando l'inizio del mandato di Ursula von der Leyen come nuova presidente della Commissione.

Questa volta, a causa dei risultati elettorali che hanno prodotto un emiciclo più frammentato politicamente, si prevede un esame ancora più approndito.

Chi tra i potenziali candidati potrebbe non passare l'esame degli eurodeputati e perché?

Oliver Várhelyi (Ungheria): commissario Ue controverso

Oliver Várhelyi, candidato ungherese a Commissario europeo
Oliver Várhelyi, candidato ungherese a Commissario europeoEuropean Union, 2024.

Quando Viktor Orbán ha scelto Olivér Várhelyi come candidato ungherese a Commissario europeo, la reazione immediata in Parlamento è stata "non se ne parla".

Il mandato di Várhelyi come Commissario per il vicinato e l'allargamento è stato controverso e ha visto ripetuti scontri con gli eurodeputati, che lo hanno accusato di trascurare la linea ufficiale dell'Ue e di agire come un inviato del governo di Orbán.

Il Parlamento ha censurato Várhelyi per avere minimizzato il declino dello stato di diritto della Serbia e per aver sostenuto le azioni separatiste di Milorad Dodik in Bosnia-Erzegovina, cosa che lui ha negato.

I legislatori hanno anche criticato il suo improvviso annuncio di sospendere "tutti i pagamenti" alle autorità palestinesi in seguito agli attacchi del 7 ottobre contro Israele, decisione che la Commissione ha dichiarato di non aver discusso con Ursula von der Leyen.

La cosa più triste è che Várhelyi è stato ripreso con un microfono acceso mentre chiedeva "Quanti idioti sono rimasti?" durante un dibattito parlamentare sui Balcani occidentali.

Il video è diventato virale e ha suscitato la reazione incredula degli eurodeputati, che hanno chiesto le sue immediate dimissioni. Várhelyi si è scusato dicendo che le parole erano state "estrapolate dal contesto".

Questi trascorsi rendono Várhelyi il candidato più probabile ad essere respinto, dal momento che nessuno dei partiti centristi sembra disposto a sostenerlo. A Bruxelles si ipotizza già che Enikő Győri, un eurodeputato di Fidesz, sia in attesa di essere sostituito.

Raffaele Fitto (Italia): l'ombra lunga di Meloni

Raffaele Fitto, candidato italiano per la Commissione Europea
Raffaele Fitto, candidato italiano per la Commissione EuropeaEuropean Union, 2022.

Non è un segreto che non ci sia amore tra Giorgia Meloni e la fazione progressista del Parlamento. Socialisti, verdi e liberali vedono nella premier italiana una pericolosa figura ultraconservatrice che cerca di rendere accettabile la politica di estrema destra alle forze tradizionali.

La decisione di Meloni di ordinare ai suoi europarlamentari di votare contro von der Leyen ha ulteriormente rafforzato l'astio dei progressisti, che si stanno preparando per essere la voce principale contro la sua scelta, Raffaele Fitto.

Fitto è considerato un fedele vice della premier, prima come europarlamentare e poi come ministro per gli Affari europei e la politica di coesione, per cui la sua audizione potrebbe trasformarsi in una pubblica denuncia del primo ministro italiano, con Fitto a fare da controfigura.

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Hadja Lahbib (Belgio): un tuffo nel passato

Hadja Lahbib, candidata belga a Commissaria europea
Hadja Lahbib, candidata belga a Commissaria europeaVirginia Mayo/Copyright 2024 The AP. All rights reserved

Hadja Lahbib avrebbe tutte le carte in regola per diventare commissaria: attualmente è ministra degli Affari esteri del Belgio e ha svolto un ruolo di primo piano nella presidenza del Consiglio dell'Ue del Paese da gennaio a giugno 2023.

Ma il background di Lahbib potrebbe fare riflettere alcuni legislatori. Nel luglio 2021, infatti, mentre lavorava come giornalista, Lahbib ha partecipato a un viaggio stampa nella Crimea occupata organizzato da "Russian Seasons", un'iniziativa di propaganda legata al governo, e ha partecipato al festival "Global Values".

In un'intervista dopo il viaggio, a Lahbid è stato chiesto se fosse tornata dall'Ucraina o dalla Russia. Lahbib ha evitato la domanda e ha risposto: "Per atterrare all'aeroporto di Sebastopoli occorre un visto russo", sebbene entrare in Crimea attraverso la Russia è illegale per la legge ucraina.

Quasi due anni dopo, Lahbib è stata invitata a dimettersi per la partecipazione di 14 funzionari iraniani, tra cui il sindaco di Teheran, al vertice urbano di Bruxelles. La ministra belga è stata costretta a scusarsi.

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L'allora primo ministro belga, Alexandre De Croo, la difese affermando che la decisione di rilasciare i visti ai funzionari iraniani era avvenuta nel contesto dei delicati negoziati tra Belgio e Iran per ottenere il rilascio del cittadino belga Olivier Vandecasteele.

Maroš Šefčovič (Slovacchia): il socialista errante

Maroš Šefčovič, candidato della Slovacchia a Commissario europeo
Maroš Šefčovič, candidato della Slovacchia a Commissario europeoEuropean Union, 2024.

Il 58enne slovacco, noto per le sue cravatte colorate e il suo sorriso facile, è stato Commissario europeo ininterrottamente dal 2009 e, se riconfermato, potrebbe detenere il record di quattro mandati consecutivi.

Ma dall'ottobre 2023 la Slovacchia è governata da Robert Fico, un politico che sulla carta è un socialista ma che, nella pratica, ha adottato politiche di destra, prima fra tutte la riluttanza a sostenere l'assistenza militare all'Ucraina.

Inoltre Fico, vittima di un attentato in cui ha quasi perso la vita a maggio, ha guidato una controversa revisione dell'emittente pubblica Rtvs, perché, a suo dire, "in conflitto" con il governo slovacco. Il suo esecutivo ha anche presentato una legge per ridurre le sanzioni penali per i casi di corruzione, sciogliere l'Ufficio del Procuratore speciale e individuare le ong che ricevono finanziamenti stranieri.

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Gli sviluppi hanno messo la Slovacchia in rotta di collisione con Bruxelles: il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione molto critica e la Commissione europea ha avvertito che potrebbe sospendere i fondi Ue se le leggi controverse entrassero in vigore.

Lo Smer, il partito di Fico e Šefčovič, è stato espulso dal gruppo parlamentare Socialisti e Democratici (S&D). Tuttavia, entrambi rimangono nel Partito dei socialisti europei (Pse), il partito paneuropeo. Questa strana situazione - metà dentro e metà fuori - incide significativamente sul sostegno a Šefčovič e potrebbe diventare un peso se i conservatori cogliessero l'occasione per farlo cadere.

Teresa Ribera (Spagna): una scettica dichiarata

Teresa Ribera, candidata spagnola a Commissaria europea
Teresa Ribera, candidata spagnola a Commissaria europeaVirginia Mayo/Copyright 2022 The AP. All rights reserved

La carriera di Teresa Ribera è stata dedicata alla lotta al cambiamento climatico, alla protezione della biodiversità e alla promozione dello sviluppo sostenibile, ricoprendo diversi incarichi presso le Nazioni Unite, il Forum economico mondiale e l'Istituto per lo sviluppo sostenibile e le relazioni internazionali di Parigi.

Nel 2018 è diventata ministra spagnola per la Transizione ecologica sotto il primo ministro Pedro Sánchez e presto è diventata una delle più forti sostenitrici del Green Deal europeo, esortando Bruxelles a mantenerne le ambizioni di fronte alle reazioni della destra.

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Sebbene sembri perfettamente adatta a ricoprire una posizione di vertice nella prossima Commissione, un dettaglio fondamentale potrebbe far deragliare le sue aspirazioni europee: l'energia nucleare.

Ribera non ha nascosto il suo scetticismo nei confronti del nucleare, una tecnologia a basse emissioni di carbonio che comporta notevoli preoccupazioni per l'estrazione dell'uranio, i rischi per la sicurezza, le scorie radioattive e i costi elevati.

Ha criticato anche la pressione della Francia per considerare l'idrogeno prodotto dal nucleare come energia rinnovabile. "Possiamo cercare di trovare una soluzione per i francesi, ma il nucleare non è verde. Mi dispiace", ha detto Ribera l'anno scorso.

Mentre la sua posizione è condivisa in Spagna e in Paesi come la Germania, l'Austria, il Portogallo e il Lussemburgo, le opinioni di Ribera sono malviste in Francia e nei Paesi dell'Europa centrale, che ritengono che il nucleare abbia un ruolo indispensabile da svolgere nella transizione verde e vogliono che Bruxelles promuova gli investimenti e "sblocchi completamente" il potenziale del settore.

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Apostolos Tzitzikostas (Grecia): no ad accordo su Macedonia

Apostolos Tzitzikostas, Greece's nominee for European Commissioner.
Apostolos Tzitzikostas, Greece's nominee for European Commissioner.European Union, 2020.

L'importante accordo di Prespa del 2018, che ha risolto la decennale disputa tra la Grecia, uno Stato membro, e la Macedonia del Nord, un Paese candidato, è considerato un'impresa diplomatica a Bruxelles.

Perciò il fatto che Apostolos Tzitzikostas, il commissario scelto dalla Grecia, lo abbia definito "dannoso ed estremamente pericoloso" per gli interessi nazionali, è destinato a sollevare dubbi in vista della sua audizione di conferma.

In qualità di governatore della Macedonia centrale, carica che ricopre dal 2013, Tzitzikostas è stato in prima linea nella campagna per far deragliare la ratifica dell'accordo, che include il riconoscimento della lingua e della cittadinanza macedone, sostenendo che il testo violi la storia e l'identità dell'omonima regione greca.

Ha chiesto al governo di indire un referendum sul testo proposto (che non ha mai avuto luogo) e si è rifiutato di cambiare la segnaletica stradale da "Skopje" a "Macedonia del Nord".

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Inoltre, Tzitzikostas potrebbe dover affrontare domande scomode sulla sua posizione su varie questioni sociali, come i diritti LGBTQ+ e sulla controversa decisione nel 2013 di invitare funzionari del partito di estrema destra Alba Dorata a partecipare alle commemorazioni annuali della resistenza antinazista della Grecia.

Tuttavia, la sua candidatura è fortemente sostenuta dal primo ministro Kyriakos Mitsotakis, uno dei membri più importanti del Partito Popolare Europeo (Ppe) e stretto alleato di Ursula von der Leyen.

Gli altri commissari in forse da Thierry Breton a Kaja Kallas

Thierry Breton, canditato francese alla nuova Commissione e commissario uscente, e  Kaja Kallas, ex premier estone nominata Alta rappresentante Ue per la politlica estera
Thierry Breton, canditato francese alla nuova Commissione e commissario uscente, e Kaja Kallas, ex premier estone nominata Alta rappresentante Ue per la politlica esteraEuropean Union, 2024.

È inevitabile che emergano altri scandali, gaffe, faide e momenti discutibili.

Thierry Breton sarà probabilmente torchiato per la sua inaspettata sfuriata contro il Ppe e la campagna per la rielezione di von der Leyen, che ha sollevato questioni etiche, e per la sua lettera critica in vista dell'intervista di Elon Musk a Donald Trump, che secondo i detrattori avrebbe violato la libertà di parola. I conservatori potrebbero facilmente cogliere l'occasione per opporsi.

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I liberali potrebbero a loro volta vendicarsi chiedendo all'olandese Wopke Hoekstra di spiegare (di nuovo) la sua passata associazione con Shell, una multinazionale che è diventata sinonimo di inquinamento.

Maria Luís Albuquerque potrebbe invece essere contestata per il suo ruolo nelle politiche di austerità del Portogallo e nella privatizzazione della Tap, una compagnia aerea nazionale, durante il suo mandato di ministro delle Finanze. L'operazione Tap è sotto esame per possibili irregolarità.

L'estone Kaja Kallas, candidata a diventare il massimo diplomatico dell'Ue, sarà probabilmente interrogata sulla partecipazione del marito in una società di logistica che ha continuato le consegne alla Russia dopo l'inizio della guerra in Ucraina.

L'irlandese Michael McGrath potrebbe essere contestato per la sua passata opposizione al referendum del 2018 che ha legalizzato l'aborto e sul controverso regime fiscale del suo Paese.

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E il maltese Glenn Micallef potrebbe avere un momento difficile nell'emiciclo a causa della sua evidente mancanza di esperienza politica. La massima posizione che il 35enne ha ricoperto è quella di capo dello staff del Primo Ministro Robert Abela, ben lontana dalla "competenza esecutiva" richiesta da Ursula von der Leyen.

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