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I Paesi Bassi chiedono l' opt-out dalle norme Ue in materia di asilo: il no della Commissione

Il primo ministro olandese Dick Schoof
Il primo ministro olandese Dick Schoof Diritti d'autore Peter Dejong/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Peter Dejong/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
Di Jorge Liboreiro
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

La coalizione di quattro partiti nei Paesi Bassi, guidata dal primo ministro Dick Schoof, ha promesso di creare il "regime di asilo più severo di sempre" ma la Commissione Ue ha risposto che non sono in programma modifiche del trattato

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Il nuovo governo olandese ha mantenuto la sua promessa e ha presentato alla Commissione europea una richiesta per ottenere una clausola di opt-out dal sistema di migrazione e asilo dell'Ue. In ambito europeo le opt-out clauses sono le clausole prestabilite di esenzione che garantiscono ad alcuni Stati membri la possibilità di aderire o meno a una determinata decisione approvata dall'Unione Europea e accettata dagli altri Stati membri, riguardo ad alcune politiche dell'Unione.

"Ho appena informato la Commissione europea che voglio che i Paesi Bassi abbiano una clausola di non partecipazione all'immigrazione all'interno dell'Europa", ha dichiarato martedì mattina Marjolein Faber, ministro olandese per l'asilo e la migrazione. "Dobbiamo tornare ad essere responsabili della nostra politica di asilo", ha aggiunto.

Faber appartiene al Partito per la Libertà (Pvv), il partito di estrema destra e ultranazionalista guidato da Geert Wilders, la forza principale della nuova coalizione di governo.

Nel pomeriggio è arrivata la risposta della Commissione Ue. La richiesta può essere accolta solo apportando modifiche al trattato ma in programma non c'è nessun cambiamento per il momento. "Non è prevista alcuna modifica del trattato. Pertanto, questa è la situazione attuale. Abbiamo anche preso e accolto con favore l'atto che la ministra ha detto che continuerà a privilegiare l'attuazione del Patto, che è chiaramente una priorità per la Commissione", ha dichiarato Arianna Podesta, portavoce della Commissione.

Cosa prevede la richiesta dei Paesi Bassi

Il piano di opt-out, presentato in anteprima a luglio e confermato la scorsa settimana, è considerato inverosimile e simbolico, con scarse possibilità di successo in quanto richiederebbe la riformulazione di una legislazione altamente sensibile e potrebbe aprire le porte a richieste simili.

Nella sua lettera a Ylva Johansson, Commissario europeo per gli Affari interni, Faber ammette che l'opt-out potrebbe essere ottenuto solo "in caso di modifica del Trattato", piuttosto che nel breve termine.

È improbabile che altre capitali siano disposte a seguire L'Aia: l'esclusione dei Paesi Bassi dal sistema migratorio del blocco provocherebbe inevitabilmente un'ondata di richiedenti asilo verso i Paesi vicini, creando situazione di crisi.

La richiesta arriva dopo la decisione della Germania di ristabilire i controlli di frontiera su tutti i suoi nove confini terrestri, mettendo in dubbio il funzionamento dell'Area Schengen senza passaporti.

Il governo olandese ha dichiarato che "fino a quando" questa clausola di opt-out non sarà concessa, il Paese si concentrerà sull'attuazione del Nuovo Patto sulla Migrazione e l'Asilo, la vasta riforma che l'Ue ha completato a maggio dopo quasi quattro anni di negoziati.

La principale novità del Patto è un sistema di "solidarietà obbligatoria" che darà ai Paesi tre opzioni per gestire i richiedenti asilo: ricollocare un certo numero di richiedenti, pagare 20mila euro per ogni richiedente respinto o finanziare un sostegno operativo. I Paesi Bassi sceglieranno il sostegno finanziario piuttosto che l'accoglienza.

Venerdì scorso, in previsione del programma del governo, la Commissione ha chiarito che tutti gli Stati membri sono vincolati dalle norme esistenti e che qualsiasi deroga al loro rispetto deve essere negoziata prima la loro approvazione.

A maggio, i Paesi Bassi hanno votato a favore di tutte le leggi che compongono il Nuovo Patto.

La revisione richiederà due anni per entrare in vigore. Gli Stati membri devono presentare entro la fine dell'anno dei piani di attuazione che descrivano nel dettaglio le misure amministrative, operative e legali che intendono adottare per trasformare le leggi in realtà.

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