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Venezuela, l'Ue non riconosce Maduro come presidente, ma nemmeno González

La leader dell'opposizione venezuelana Maria Corina Machado con ilcandidato alle presidenziali Edmundo González
La leader dell'opposizione venezuelana Maria Corina Machado con ilcandidato alle presidenziali Edmundo González Diritti d'autore AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Vincenzo Genovese
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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L’Unione europea non riconosce la legittimità democratica di Nicolás Maduro come presidente, ha dichiarato a nome dei 27 Paesi l'Alto rappresentante per gli Affari esteri Josep Borrell

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La delicata situazione del Paese sudamericano è stata discussa durante l'ultimo Consiglio Affari esteri a Bruxelles il 29 agosto. "Maduro rimarrà presidente de facto, ma gli neghiamo il riconoscimento basandoci sul fatto che i risultati elettorali non possono essere verificati", le parole di Borrell.

Il presidente in carica è stato dichiarato vincitore dal Consiglio elettorale nazionale con il 51,9% dei voti. Ma l’opposizione guidata da Maria Corina Machado, che ha candidato Edmundo González, denuncia irregolarità nello spoglio e nel voto, definito poco trasparente anche dal team degli osservatori dell’Onu inviato nel Paese e dal Carter Center.

"L'Unione europea non riconosce la legittimità democratica di Maduro come presidente del Venezuela"
Josep Borrell
Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri

Le mosse dell'Ue

L'Unione aveva chiesto ufficialmente alle autorità venezuelane l’esibizione delle “actas”, le schede elettorali che dovrebbero certificare l'esito delle elezioni presidenziali del 28 luglio.

Ma come ha fatto capire Borrell nella conferenza stampa successiva all'incontro, è ormai chiaro che le schede elettorali non saranno disponibili Concorda il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares: "Dobbiamo arrenderci all'evidenza che questi documenti non verranno presentati, non c'è la volontà di presentarli e quindi di verificarli".

A suo giudizio, "una volta constatato da parte dell'Ue che non esiste la volontà di consegnare queste schede, bisogna pensare a cosa possiamo fare affinché la volontà dei venezuelani sia rispettata".

In concreto, è stata discussa dai minsitri l’ipotesi di sanzionare altri membri del governo venezuelano e dell’assemblea nazionale, oltre ai 55 già presenti nella lista, ma senza raggiungere un'intesa. "Gli Stati membri hanno preferito aspettare", ha spiegato l'Alto rappresentante Borrell, sottolineando come l'elenco attuale includa già quasi tutte le figure di spicco dell'esecutivo venezuelano (ma non Maduro).

Alla riunione di Bruxelles è intervenuto in videocollegamento anche il candidato dell’opposizione, Edmundo González, che gli Stati Uniti riconoscono come reale vincitore delle elezioni.

Ma l’Unione europea non si spinge fino a questo punto, che nell'incontro dei 27 ministri non è stato nemmeno affrontato nello specifico. Il comunicato ufficiale dell'Alto rappresentante per gli Affari esteri di qualche giorno prima si limita ad affermare: "Secondo le copie pubblicamente disponibili delle schede elettorali, Edmundo González sembrerebbe il vincitore delle elezioni presidenziali con una maggioranza significativa".

Sanzioni: uno strumento insufficiente

Lo strumento delle sanzioni da solo, non sarebbe comunque sufficiente, secondo Nelson Dordelly Rosales, consigliere per gli Affari europei di Plataforma Unitaria Democrática, la coalizione di opposizione a Maduro.

"Le sanzioni possono essere estese: 55 individui non sono abbastanza. Ma allo stesso tempo, l'Unione europea dovrebbe essere più creativa e utilizzare altri strumenti di azione internazionale diplomatica".

Un’ idea, ad esempio, sarebbe la creazione di un inviato speciale dell’Ue per il Venezuela, come è stato fatto per altre regioni turbolente del mondo.**

Dordelly Rosales vive a Bruxelles e segue quotidianamente la strategia delle istituzioni dell'Ue sul Venezuela. A suo parere, l'obiettivo principale è rompere il legame tra il governo di Maduro e l'esercito venezuelano, che gli ha permesso di restare al potere per più di un decennio, distribuendo cariche e rendite a generali e alti ufficiali.

"Un altro potenziale incentivo sarebbe un pacchetto di aiuti collegato alla transizione democratica del Venezuela. Una volta che la transizione venezuelana sarà avviata o si muoverà nella direzione giusta, questo pacchetto finanziario sarebbe disponibile per la ricostruzione del sistema democratico nel Paese. Tali incentivi potrebbero essere forniti per sbloccare questa situazione, in cui c'è un’autorità de facto che fa affidamento sul supporto militare per restare al potere".

Alcuni Paesi dell'Ue, spiega Nelson Dordelly Rosales, hanno una posizione più critica nei confronti del governo di Maduro; altri, come Spagna e Portogallo, sono più inclini al dialogo.

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