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La nuova Commissione europea non rispetterà parità di genere e inclusività?

La prima Commissione guidata da Ursula von der Leyen
La prima Commissione guidata da Ursula von der Leyen Diritti d'autore EU Commission/Claudio Centonze
Diritti d'autore EU Commission/Claudio Centonze
Di Cynthia Kroet
Pubblicato il
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Poche donne e una sola commissaria con origini etniche extracomunitarie: la nuova Commissione europea rischia di non rispettare gli obiettivi che essa stessa si prefigge di centrare in termini di uguaglianza di genere e rispetto delle minoranze

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Nonostante le politiche perseguite della Commissione europea nel tentativo di mantenere gli impegni assunti in tema di inclusione e superamento delle disuguaglianze di genere, la composizione del nuovo organismo esecutivo dell'Ue appare lontanissimo non solo da un equilibrio tra uomini e donne, ma anche in termini di diversità etnica. Di conseguenza, distante appare anche l'obiettivo di "dare l'esempio", rispetto al Piano d'azione 2023-2024.

Soltanto nove candidate donne su un totale di ventisette membri

"Nella sua nuova strategia per le risorse umane, l'Ue mira ad incrementare la diversità nel suo personale per riflettere meglio qu-ella della popolazione europea", si legge nel piano dell'Ue. Eppure, dei 27 candidati a far pare della nuova Commissione - proposti dai rispettivi governi nazionali e che dovranno superare le audizioni prima di entrare in carica entro la fine dell'anno - solo una persona risponde a tali criteri. Si tratta di Hadja Labib, di origine belga, con genitori algerini. Di fatto, se confermata sarà la prima commissaria europea con un background extracomunitario, ma non il primo membro a rappresentare una minoranza.

Nella Commissione guidata da José Manuel Barroso, la Romania aveva indicato Leonard Orban dopo l'adesione del Paese all'Ue, nel 2007. Orban, che è stato commissario nel periodo 2007-2010, è nato da padre ungherese e madre rumena.

La Rete europea contro il razzismo (Enar) ha spiegato a Euronews di accogliere con favore la nomina di Labib: "Ma una rappresentante da sola non è sufficiente - ha detto una portavoce dell'organizzazione non governativa -. Esortiamo perciò la Commissione a intensificare gli sforzi, in particolare implementando meccanismi di partecipazione più forti per le comunità, assicurando che il loro contributo sia centrale nel processo di elaborazione delle politiche e affrontando il deficit democratico nel rispetto dei principi di uguaglianza e antirazzismo".

Il sondaggio tra i dipendenti dell'Unione europea

Tra gli obiettivi del Piano d'azione europeo c'è quello di "attrarre, sostenere e includere maggiormente le minoranze etniche, in modo che la nostra forza lavoro rifletta meglio le società che serviamo". I dati dell'Enar indicano che le minoranze rappresentano in effetti almeno il 10 per cento della popolazione dell'Unione europea.

Nel 2021, la Commissione ha condotto un'indagine - che ha analizzato i dipendenti con disabilità, appartenenti alla comunità Lgbtqi+ e di diverse religioni - al fine di comprendere meglio la percezione della diversità e dell'inclusione tra i propri lavoratori, comprese le agenzie esecutive e il Servizio europeo per l'azione esterna.

Circa il 7,3 per cento dei diecimila partecipanti al sondaggio ha dichiarato di provenire da una minoranza etnica. Dal questionario è emerso che il 70 percento degli intervistati si sente valorizzato e rispettato; l'80 per cento raccomanderebbe il proprio datore di lavoro per quanto riguarda diversità e inclusione. Ma gli intervistati con disabilità e quelli provenienti da minoranze etniche tendevano a essere meno soddisfatti.

"Per andare oltre la diversità di facciata, abbiamo bisogno di un cambiamento sistemico che affronti la sotto-rappresentazione e garantisca che le voci delle comunità etniche non solo siano ascoltate, ma abbiano anche un posto al tavolo delle decisioni", ha dichiarato l'Enar.

Euronews ha riferitoil mese scorso che il rispetto delle diversità tra i membri del Parlamento europeo è bassa. Circa 37 dei 720 eurodeputati appena eletti hanno un background eterogeneo, una cifra simile a quella del 2019, quando si sono tenute le precedenti elezioni europee.

In una lettera inviata alla Commissione entrante, più di 130 organizzazioni della società civile - tra cui Amnesty International e Human Rights Watch - hanno chiesto che le battaglie per l'uguaglianza e la non discriminazione siano incluse tra le priorità centrali del lavoro per i prossimi cinque anni. Hanno proposto inoltre la nomina di un Commissario per l'uguaglianza e i diritti fondamentali, con l'obiettivo di garantire che il prossimo mandato abbia il potere di rinnovare l'agenda dell'Unione su tali temi.

La questione irrisolta dell'equilibrio di genere nella Commissione

Un'altra questione urgente tra i commissari è l'equilibrio di genere. La presidente Ursula von der Leyen ha chiesto ai governi nazionali di proporre sia candidati uomini che donne. Ad oggi però queste ultime sono soltanto nove, su un totale di 27 candidati a far parte dell'organismo. Soltanto la Bulgaria ha proposto i nomi di una donna e un uomo, come chiesto. Occorrerà verificare quale sarà la reazione del Parlamento ai singoli nomi, che potrebbero essere respinti dall'assemblea legislativa.

Una delle priorità politiche del mandato della Commissione (2019-2024) è il raggiungimento della parità di genere a tutti i livelli dirigenziali. Entro la metà del 2024, la quota di donne in tali funzioni è aumentata complessivamente di quasi 10 punti percentuali, arrivando al 48,8 per cento. La Commissione dichiara di essere tra le pochissime amministrazioni pubbliche al mondo con una così alta percentuale di donne in posizioni apicali.

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