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Quali Paesi hanno riconosciuto finora lo Stato palestinese, quando e perché

Lavoratori palestinesi sono visti attraverso una bandiera palestinese nella città cisgiordana di Ramallah, 30 maggio 2006
Lavoratori palestinesi sono visti attraverso una bandiera palestinese nella città cisgiordana di Ramallah, 30 maggio 2006 Diritti d'autore AP Photo/Muhammed Muheisen
Diritti d'autore AP Photo/Muhammed Muheisen
Di Aleksandar Brezar
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Dopo che tre Paesi europei hanno dichiarato di voler riconoscere lo Stato della Palestina, Euronews ha analizzato i motivi per cui la questione risulta così polarizzante. Ecco chi ha riconosciuto la nazione finora e in quali circostanze

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L'attenzione mediatica continua ad essere altissima sul Medio Oriente e, in particolare, sui 5,4 milioni di palestinesi che vivono tra Cisgiordania, Gerusalemme e Striscia di Gaza (14 milioni contando la diaspora, secondo l'Ufficio centrale palestinese di statistica), ossia i Territori palestinesi occupati.  

Questa mattina, Spagna, Irlanda e Norvegiahanno annunciato in modo coordinato la volontà di riconoscere la Palestina come Stato. Tuttavia, la strada rimane in salita e punteggiata da grandi ostacoli, prima che i palestinesi possano ad esempio partecipare a pieno titolo ai lavori di una serie di organizzazioni internazionali. 

In generale, nel corso della storia, ogni vittoria diplomatica è arrivata al prezzo di un aumento delle tensioni, di significative resistenze, se non di veri e propri conflitti sul campo. 

Dopo Dublino, Madrid e Oslo, si prevede che Slovenia, Malta e Belgio seguiranno la stessa strada. Ma Israele non dà segni di voler arrestare la campagna militare a Gaza, che dura ormai da mesi, a seguito dell'attacco di Hamas del 7 ottobre. Secondo le Nazioni Unite, i bombardamenti e il dispiegamento di militari di terra nella Striscia ha già provocato la morte di più di 35mila morti palestinesi. La maggior parte delle vittime sono donne e bambini.

Ma perché il riconoscimento dello Stato palestinese è una questione così divisiva? Quali sono i Paesi che lo hanno fatto finora, e in quali circostanze?

Il mandato estero si inasprisce

Le Nazioni Unite e l'organizzazione che le precedette, la Società delle Nazioni, hanno giocato un ruolo centrale. Nel 1922 la Palestina fu consegnata alla Gran Bretagna come ex territorio ottomano. Londra rifiutò ripetutamente le richieste di indipendenza, fino ad arrivare a una ribellione nel 1937. Non riuscendo a trovare una soluzione, il Regno Unito rimise il mandato internazionalerestituìalle Nazioni Unite il territorio (con tutti i suoi problemi irrisolti) un decennio dopo, nel 1947.

L'Onu decise a quel punto di eliminare del tutto il Mandato britannico e propose di dividere il territorio in due Stati, uno palestinese e uno israeliano.

Due soldati delle Forze d'emergenza delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza, il 15 novembre1957
Due soldati delle Forze d'emergenza delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza, il 15 novembre1957AP Photo

Tuttavia, due guerre - la guerra di Palestina del 1948 e la conseguente guerra arabo-israeliana - portarono Israele a controllare non solo il territorio destinato dall'Onu, ma anche circa due terzi di quello che avrebbe dovuto costituire lo Stato palestinese, con il risultato che più della metà dei palestinesi fuggì o fu espulsa.

Le nuove ostilità del 1967 e del 1973 hanno poi visto i territori palestinesi ridursi ulteriormente. Sebbene l'Onu e la sua Assemblea Generale abbiano riconosciuto il diritto dei palestinesi alla sovranità e all'indipendenza, solo nel 1988 l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) ha dichiarato ufficialmente l'esistenza dello Stato di Palestina, entro i confini riconosciuti da 78 nazioni. Ovvero Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est. Ma i problemi legati al riconoscimento si sono manifestati subito.

Decenni di conflitti e accordi di pace

Pur ottenendo risposte positive da Paesi comunisti e non allineati, tra cui l'Unione Sovietica, la Cina, l'India, la Grecia e la Jugoslavia, i governi occidentali rimasero fermamente contrari all'ipotesi di uno Stato palestinese. In particolare, gli Stati Uniti si fecero promotori di una campagna volta a scoraggiare gli altri Paesi dal riconoscere la Palestina. Segno che la partita andava ben al di là di quanto stabilito con gli accordi di Camp David del 1977, mediati dall'Egitto, che concedevano ai palestinesi il diritto di autogovernarsi nei loro territori.

Per Washington, all'epoca, il riconoscimento restava una questione spinosa. La partecipazione dell'Olp al conflitto in Libano, gli atti di aperta violenza contro i civili israeliani e le relazioni amichevoli di Arafat con l'iracheno Saddam Hussein e il regime di Teheran aggravavano ulteriormente la questione.

L'allora leader dell'OLP Yasser Arafat in una foto del 1995
L'allora leader dell'OLP Yasser Arafat in una foto del 1995AP Photo

Una precedente promessa dell'ex segretario di Stato americano Henry Kissinger a Israele di non riconoscere la Palestina fino a quando l'organizzazione guidata da Yasser Arafat non avesse accettato l'esistenza dello Stato di Israele ha impedito qualsiasi sforzo diplomatico che avrebbe comportato un ammorbidimento della posizione di Tel Aviv.

Ulteriori violenze negli anni Ottanta da parte delle fazioni più oltranziste dell'OLP e la crescente spietatezza dei coloni israeliani nei confronti dei palestinesi hanno alimentato la convinzione che la pace in Medio Oriente fosse irraggiungibile e che uno Stato palestinese indipendente avrebbe solo peggiorato la situazione. Gli Stati Uniti finirono per indicare l'OLP come gruppo terroristico nel 1987, inviando agli alleati un allarme che rese impossibile un dibattito sul riconoscimento della Palestina.

Sebbene numerosi Stati della Lega Araba e Paesi in via di sviluppo dell'Asia e dell'Africa si siano impegnati a sostenere la nazione palestinese, nel febbraio 1989 solo 94 Paesi l'avevano riconosciuta ufficialmente come Stato indipendente.

Tuttavia, il disgelo delle relazioni con Arafat e l'Olp e gli accordi di Oslo guidati dagli Stati Uniti negli anni Novanta fecero sperare che una soluzione a due Stati potesse finalmente vedere la Palestina ottenere una piena sovranità. Il processo di pace fu però bruscamente interrotto con l'assassinio del premier israeliano Yitzhak Rabin nel 1995 e la morte di Arafat quasi un decennio dopo. Successivamente Israele ha inasprito la sua posizione e l'autorità politica dell'OLP si è via via indebolita.

Paesi europei divisi

Negli anni successivi, il numero di Stati che hanno riconosciuto ufficialmente la Palestina è cresciuto lentamente ma costantemente, ma a causa dell'ambiguità di alcuni governi sulla questione, il totale è spesso riportato come compreso tra 122 e 146

Alcuni Paesi hanno stabilito relazioni diplomatiche con l'Autorità Palestinese guidata da Fatah, considerata da molti come il governo de facto dello Stato palestinese. Tuttavia, oggi la stessa Autorità gode unicamente del controllo amministrativo della Cisgiordania, mentre è Hamas a governare Gaza dalle elezioni del 2006. Allo stesso tempo, le Nazioni Unite riconoscono ancora l'OLP come unico rappresentante dei rappresentanti del popolo palestinese.

Per quanto riguarda i Paesi dell'Ue, essi rimangono divisi sulla questione. E alcuni hanno cambiato radicalmente la loro posizione nel corso degli anni. L'Irlanda, uno degli Stati leader nella rinnovata spinta al riconoscimento della Palestina, fu il primo tra i Paesi membri dell'Ue a sostenerne l'istituzione, nel 1980. La Svezia ha riconosciuto la Palestina nel 2014, ma da allora i suoi dirigenti si sono rimangiati l'impegno, con l'ex ministro degli Esteri Tobias Billström che l'ha definita una scelta "infelice e prematura" nel 2022.

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La Romania ha mantenuto strette relazioni diplomatiche con l'Olp ed è stata uno dei primi Paesi a riconoscere l'Autorità Palestinese nel 1988. Anche l'Ungheria ha riconosciuto la Palestina come Stato sovrano nello stesso anno, quando entrambi i Paesi europei facevano ancora parte del blocco sovietico.All'inizio di questo mese, però, il governo di Budapest è stato uno dei nove che hanno votato contro l'adesione della Palestina alle Nazioni Unite. E molti considerano oggi il Paese dell'Europa centrale uno dei più stretti alleati di Israele in Europa.

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