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Premierato e Autonomia, cosa sono: elezione del premier, iter costituzionale e poteri delle Regioni

Il governo di Giorgia Meloni porta avanti riforme strutturali per l'Italia: dall'aumento dei poteri del premier alla maggiore autonomia di alcune regioni
Il governo di Giorgia Meloni porta avanti riforme strutturali per l'Italia: dall'aumento dei poteri del premier alla maggiore autonomia di alcune regioni Diritti d'autore Geert Vanden Wijngaert/AP
Diritti d'autore Geert Vanden Wijngaert/AP
Di Gabriele Barbati
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il primo è una riforma costituzionale per cui servono altri tre o quattro passaggi dopo la prima approvazione in Senato. La seconda è già legge dopo l'ok della Camera: applica la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001

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Il Parlamento ha esaminato nel giro di poche ore, tra martedì e mercoledì, due riforme fortemente volute dal governo che potrebbero cambiare il futuro dell'Italia.

Si tratta di una modifica della Costituzione e di una legge che ne attua una già approvata, che la maggioranza di Giorgia Meloni ha portato avanti con due diversi disegni di legge (ddl).

ll primo prevede l'elezione diretta del presidente del Consiglio e una serie di modifiche dei poteri costituzionali passate alla cronaca di questi giorni come "Premierato".

La seconda prevede invece l'estensione dei poteri e delle prerogative di alcune Regioni, un pacchetto di decisioni note come ddl "Autonomia".

La premier Giorgia Meloni alla Camera dei Deputati con gli altri due leader della maggioranza: Matteo Salvini della Lega e Antonio Tajani di Forza Italia (25 ottobre 2022)
La premier Giorgia Meloni alla Camera dei Deputati con gli altri due leader della maggioranza: Matteo Salvini della Lega e Antonio Tajani di Forza Italia (25 ottobre 2022)Alessandra Tarantino/Copyright 2022 The AP. All rights reserved

I nodi della riforma del Premierato in Italia

Il testo approvato dal Senato italiano martedì (109 voti favorevoli, 77 contrari e un astenuto) dà agli elettori la possibilità di eleggere direttamente il premier.

I principali partiti di opposizione hanno reagito con una manifestazione di protesta nel centro di Roma, ma perchè la riforma diventi una realtà alle urne serve sciogliere una serie di nodi.

L'iter delle riforme costituzionali in Italia: tutti i passaggi

  • La riforma passa ora alla Camera dei Deputati, ma trattandosi di una riforma costituzionale, secondo l'articolo 138 della Costituzione il testo deve essere approvato per due volte da entrambe le Camere, a distanza di almeno tre mesi.
  • L'approvazione deve avvenire la seconda volta a maggioranza assoluta di deputati e senatori (50 per cento più uno). Può ancora esserci un passaggio però: il referendum popopolare.
  • Possono chiedere il referendum 500mila cittadini, cinque consigli regionali o un quinto dei membri di una Camera, ma non nel caso in cui i voti favorevoli in seconda lettura abbiano superato i due terzi dell'assemblea.

Per il Premierato serve la riforma della legge elettorale

  • L'elezione diretta del capo del governo richiede la modifica delle legge elettorale, che in Italia è tradizionalmente lo scoglio su cui si infrangono le maggioranze e anche quella attuale è divisa in merito.
  • Una nuova legge dovrebbe stabilire le modalità di questa elezione, a partire dalla soglia di voti necessaria per diventare premier e dal sistema, se a turno unico o doppio turno con il ballottaggio.
  • Il ddl introduce però un premio su base nazionale che assicuri una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio.

La norma anti-ribaltone e il ruolo dell'opposizione

  • La riforma nella versione appena approvata prevede che il premier eletto si presenti alle Camere per la fiducia alla sua squadra di governo: in caso non la riceva, è previsto un secondo tentativo con un'altra lista di ministri o un'altra maggioranza.
  • In caso di dimissioni del presidente del Consiglio, questi può chiedere al presidente della Repubblica di andare al voto anticipato, oppure un nuovo mandato per sè o per un altro parlamentare eletto nella sua coalizione.
  • Nei prossimi passaggi nelle commissioni parlamentari e in aula potrebbero essere presentati emendamenti per riconoscere uno status alla figura del leader dell'opposizione.

I maggiori poteri del capo del governo

  • La riforma è criticata per l'eccesso di poteri accumulati dal capo del governo: prevede infatti tra l'altro la possibilità di revocare su sua proposta, e non solo di nominare, i ministri da parte del capo dello Stato (a cui viene tolta la nomina di senatori a vita): attualmente i ministri di un governo devono essere sfiduciati dal Parlamento.
  • Se c’è una crisi politica il premier avrebbe anche la facoltà di chiedere e ottenere dal Presidente della Republica lo scioglimento anticipato delle Camere (oggi prerogativa del capo dello Stato).
  • La durata del mandato è di 5 anni, ma è rinnovabile (anche un terza volta se i precedenti mandati non hanno raggiunto nel complesso 7 anni e sei mesi)

I voti degli italiani residenti all'estero

  • La riforma dell'articolo 48 della Costituzione varata nel 2001 consente ai cittadini italiani di votare in una Circoscrizione Estero che attualmete è rappresentata da 8 deputati e 4 senatori, un contributo modesto.
  • Ma gli italiani all'estero sono 5 milioni e in caso di elezione diretta del premier potrebbero avere un peso decisivo.

Il lungo processo delle Autonomie: il federalismo all'italiana

ll ddl sull'autonomia "differenziata" delle Regioni a statuto ordinario è stato approvato invece in via definitiva mercoledì grazie ai 172 sì ricevuti alla Camera (contro 98 deputati e un astenuto) dopo il via libera del Senato.

Si tratta di una legge che attua la riforma costituzionale dell'articolo 116 della Costituzione passata nel 2001.

Quali sono le materie dell'autonomia differenziata per le Regioni

  • In base alla riforma, le Regioni a statuto ordinario possono chiedere maggiore autonomia in 23 settori tra cui: ambiente, commercio estero, cultura, energia, istruzione, salute, sport e trasporti.
  • Nell'ottenere maggiore autonomia decisionale, una data Regione dovrà garantire dei Livelli essenziali di prestazione (Lep) per assicurare un servizio pubblico minimo in tutto il territorio nazionale, che vanno ancora determinati così come il budget per finanziarli.

Quanto ci vorrà per realizzare l'autonomia differenziata regionale

  • Definiti e finanziati i servizi minimi, entro due anni dall'entrata in vigore della legge, Stato e Regioni avranno cinque mesi per trovare un'intesa che ha durata decennale ed è rinnovabile (o terminabile con un preavviso di un anno)
  • È prevista anche una clausola di salvaguardia che consente al governo di sostituirsi ai poteri di regioni, province, comuni e città metropolitane nel caso risulti che gli enti locali sono inadempienti sui Lep o su impegni comunitari e internazionali.

Il commento della Commissione europea

Sull'autonomia è intervenuta anche la Commissione Ue, nel suo 'Country Report 2024' pubblicato mercoledì. Il rapporto parla ancora di disegno di legge, perché stilato prima dell'approvazione della legge alla Camera, ma evidenzia alcuni rischi e preoccupazioni per l'aumento di disuguaglianze economiche e politiche a livello regionale.

"Il progetto di legge stabilisce anche il requisito di garantire la coesione territoriale sia in ambito economico che sociale. Tuttavia, se da un lato il disegno di legge assegna prerogative specifiche al governo nel processo di negoziazione, dall'altro non fornisce un quadro comune per valutare le richieste regionali di competenze aggiuntive", si legge nel report.

"Poiché i Lep garantiscono solo livelli minimi di servizi e non riguardano tutte le aree politiche, vi è ancora il rischio di aumentare le disuguaglianze regionali. La devoluzione di poteri aggiuntivi alle Regioni su base differenziata aumenterebbe anche la complessità istituzionale, con il rischio di maggiori costi sia per il settore pubblico che per quello privato", conclude il rapporto.

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