La Nato ha criticato duramente l'approvazione della "legge russa" in Georgia. Il Paese ha fatto "un passo nella direzione sbagliata", ha detto la portavoce. Anche l'Unione europea e gli Stati Uniti hanno messo in guardia il Paese sulle possibili implicazioni
La "legge russa" approvata in Georgia è "un passo nella direzione sbagliata", ha dichiarato mercoledì una portavoce della Nato.
La legge è stata approvata dal Parlamento in via definitiva in terza lettura martedì ma è aspramente criticata sia dentro sia fuori il Paese.
Secondo Farah Dakhlallah la nuova legge sulle interferenze estere rallenta il processo di adesione del Paese all'Unione europea e allontana la Georgia dall'integrazione europea ed euro-atlantica.
Da settimane le strade e le piazze del Paese si sono riempite di manifestanti che si oppongono alla legge. Dopo l'approvazione della legge decine di dimostranti si sono scontrati con la Polizia in tenuta antisommossa che ha sparato cannoni ad acqua sulla folla. Alcune persone hanno provato a sfondare alcune barriere metalliche poste all'ingresso del palazzo del Parlamento nellacapitale Tbilisi.
L'Alto rappresentante per gli Affari esteri dell'Ue Josep Borrell ha rotto il silenzio mercoledì e ha condannato l'approvazione della nuova norma.
In una dichiarazione co-firmata con la Commissione europea, Borrell afferma che la legislazione è contraria alle ambizioni di adesione della Georgia all'Ue e dovrebbe essere eliminata nella sua interezza.
Anche dalla Casa Bianca sono arrivate dure critiche, con la portavoce Karine Jean-Pierre che ha dichiarato che la legge "va contro i valori democratici e allontana la Georgia dall'Unione Europea".
"Vediamo quello che farà il parlamento dopo il voto del presidente. Nel caso in cui passasse saremmo costretti a rivedere profondamente i nostri rapporti".
Nel corso di una conferenza stampa a Tbilisi il sottosegretario di Stato Usa per gli affari europei ed eurasiatici, Jim O'Brien ha sottolineato come nonostante gli Stati Uniti siano un partner forte della Georgia da oltre trent'anni il Paese "dovrebbe essere in linea con ciò che esiste nell'Unione europea e nella comunità transatlantica"