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Guerra a Gaza: colloqui al Cairo per il cessate il fuoco, nuovi attacchi provocano almeno 6 morti

edifici distrutti a Gaza
edifici distrutti a Gaza Diritti d'autore Ismael Abu Dayyah/Copyright 2024 The AP All rights reserved
Diritti d'autore Ismael Abu Dayyah/Copyright 2024 The AP All rights reserved
Di Euronews
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Nuova giornata di colloqui al Cairo tra la delegazione di Hamas e Israele, ci sarebbero dei progressi ma entrambe le parti non confermano. Le forze israeliane proseguono gli attacchi nella Striscia di Gaza: almeno sei i morti

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Una delegazione del gruppo militante palestinese Hamas si è recata al Cairo sabato: i media statali egiziani hanno riferito di “notevoli progressi” nei colloqui in corso per il cessate il fuoco a Gaza con Israele, mentre un funzionario israeliano ha minimizzato le prospettive di una completa fine della guerra.

Non si fermano però gli attacchi israeliani. Sabato a Gaza sono morte almeno sei persone: Tre corpi sono stati recuperati dalle macerie di un edificio a Rafah e portati all'ospedale Yousef Al Najjar. Anche un attacco nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza, ha ucciso tre persone, secondo i funzionari dell'ospedale. 

Pressioni internazionali per il cessate il fuoco

Le pressioni per raggiungere un accordo sono aumentate, la crisi umanitaria di Gaza si sta drammaticamente aggravando mentre Israele insiste nel lanciare un'offensiva a Rafah,  dove hanno trovato rifugio oltre un milione di persone. I mediatori egiziani e americani hanno riferito di segnali di compromesso negli ultimi giorni, ma le possibilità di un accordo per il cessate il fuoco rimangono legate alla questione chiave se Israele accetterà la fine della guerra senza raggiungere l'obiettivo dichiarato di distruggere Hamas.

La proposta che i mediatori egiziani hanno presentato ad Hamas prevede un processo in tre fasi che porterebbe a un immediato cessate il fuoco di sei settimane e a un parziale rilascio degli ostaggi israeliani, e includerebbe una sorta di ritiro di Israele. La fase iniziale durerebbe 40 giorni. Hamas inizierebbe rilasciando ostaggi civili donne in cambio di prigionieri palestinesi detenuti da Israele.

Miglia a rischio morto imminente se Israele entra a Rafah

Le Nazioni Unite hanno avvertito che centinaia di migliaia di persone sarebbero "a rischio di morte imminente" se Israele avanzasse a Rafah, la città densamente popolata, che è anche un punto di ingresso critico per gli aiuti umanitari.

Il nord di Gaza sta vivendo una carestia “in piena regola”, secondo la direttrice del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (World Food Program, Wfp) Cindy McCain. “Ogni volta che si verificano conflitti come questo, e le emozioni sono alte, e le cose accadono in una guerra, si verificano carestie”, ha detto durante un'intervista che andrà in onda sulla Nbc domenica. McCain ha avvertito che la fame di massa si sta “spostando verso sud”, dove la maggior parte della popolazione di Gaza è fuggita dai combattimenti tra Israele e Hamas.

Israele ha riaperto questa settimana il valico di Erez nel nord di Gaza, ma mercoledì i coloni israeliani hanno bloccato il primo convoglio prima che entrasse nell'enclave assediata. Una volta entrato a Gaza, il convoglio è stato sequestrato dai militanti di Hamas, prima che i funzionari delle Nazioni Unite lo recuperassero.

Accuse a Israele per la carenza di aiuti nella Striscia

Israele è stato ripetutamente accusato di bloccare o ostacolare le consegne di aiuti nel nord di Gaza, anche se le organizzazioni umanitarie hanno affermato che il numero di camion lasciati entrare è aumentato da maggio. I convogli di aiuti che trasportano beni vitali sono stati colpiti dalle forze israeliane, mentre altri sono stati saccheggiati da folle disperate e bande criminali.

L'ong World Central Kitchen ha ripreso le operazioni lunedì dopo che sette dei suoi operatori umanitari erano stati uccisi da un attacco aereo israeliano ad aprile. Ha distribuito finora oltre 43 milioni di pasti a Gaza. Israele ha respinto le accuse e ha invece incolpato le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali per i problemi logistici e i ritardi.

Mercoledì, il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha esortato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a far entrare più aiuti a Gaza, mentre il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha dichiarato all'inizio della settimana che ci sono stati progressi incrementali per evitare “una carestia del tutto evitabile e causata dall'uomo” nel nord della Striscia di Gaza. Guterres ha poi esortato la comunità internazionale a “fare tutto il possibile” per evitare una crisi.

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