Terremoto in Turchia e Siria, tre mesi dopo è ancora emergenza aiuti

Aiuti umanitari
Aiuti umanitari Diritti d'autore Omar Albam/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
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Di Debora Gandini
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In Turchia oltre 100.000 edifici sono crollati. Molti attribuiscono la colpa al governo che ha consesso troppi condoni edilizi

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A tre mesi dal devastante sisma, in molte zone della Turchia e in Siria è sempre emergenza. Mancano case, aiuti, medicine. Sono migliaia gli sfollati. Intanto la terra continua a tremare, piccole scosse in confronto a quelle del 6 febbraio che fecero almeno 50 mila morti solo nel sud della Turchia e 7000 in Siria, un paese già devastato dalla guerra civile in corso.

Il sisma ha colpito oltre 9 milioni di persone in Turchia, di cui 4 milioni di bambini. Quasi 5 milioni sono coloro che hanno dovuto abbandonare le proprie case e oltre 1.6 quelli che vivono in insediamenti informali.

Jennifer Higgins, Coordinatrice della comunicazione presso l’International Rescue Committee ci fa notare che "la Siria è un'area che è in guerra da più di un decennio ormai. Quello che è davvero fondamentale da ricordare è che è quasi impossibile separare i bisogni che esistevano nel nord-ovest della Siria prima del terremoto da quelli successivi al sisma. Anche prima del terremoto, almeno 4,1 milioni di persone nel nord-ovest della Siria, che rappresentano circa il 90% della popolazione, dipendevano dagli aiuti umanitari per cercare di sopravvivere. Questa è una zona che ha un'enorme popolazione di sfollati interni, molti dei quali vivono con cicatrici fisiche e mentali inflitte da oltre un decennio di conflitto e che sono stati sfollati più volte anche prima di questo terremoto."

In Turchia oltre 100.000 edifici sono crollati. Molti attribuiscono la colpa al governo che ha consesso troppi condoni edilizi e appalti per case ed edifici costruiti aggirando i regolamenti e le norme. Intanto secondo un rapporto delle Nazioni Unite sono circa 3 milioni i turchi che sono stati portati in zone più sicure. Il 20% di questi ora sta tornano nelle zone colpite.

Regina De Dominicis, rappresentante Unicef in Turchia: "Vediamo molte zone sfollate nel nord del paese intorno a Izmir, Ankara, Istanbul Konya. Possiamo monitorarli come Unicef in modo molto preciso, soprattutto perché seguiamo l'iscrizione dei bambini nelle scuole. Speriamo si possano creare nuovi posti di lavoro anche durante il processo di ricostruzione".

In un paese alle prese con una lenta ricostruzione, con una grave crisi economica, il 14 maggio si terranno le elezioni presidenziali. La sfida è tra il presidente Recep Tayipp Erdogan e il candidato dell'opposizione Kemal Kılıçdaroğlu.

Erodogan è salito al potere vent'anni fa tra le polemiche e l'indignazione pubblica per la gestione da parte del governo di un precedente terremoto. Ora la situazione sembra essersi capovolta e il suo futuro politico è in gioco. Si stima che i soli costi di ricostruzione si aggirano sui 90 miliardi di euro.

Intanto le Ong lanciano appelli per rifornire le zone colpite di Turchia e Siria di cibo e servizi igienico-sanitari. Dimenticare le ferite di quanto accaduto, specie per i più piccoli, sarà tuttavia molto complicato.

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