Newsletter Newsletters Events Eventi Podcasts Video Africanews
Loader
Seguiteci
Pubblicità

Milano vieta le key box dal 2026: stop alle cassette porta chiavi per affitti brevi

Skyline di Milano
Skyline di Milano Diritti d'autore  Luca Bruno/AP
Diritti d'autore Luca Bruno/AP
Di Stefania De Michele & Euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
Condividi Commenti
Condividi Close Button

A partire dal 2026, Milano vieta le key box su suolo pubblico. Le cassette portachiavi per affitti brevi sono al centro di sanzioni, rimozioni e misure di sicurezza per decoro urbano e tracciabilità degli ospiti

Anche Milano entra ufficialmente nella lista delle città italiane che vietano le key box, le cassette porta chiavi utilizzate per gli affitti brevi e ormai diffuse per le strade della città.

A partire da gennaio 2026, queste cassette non potranno più essere utilizzate, come stabilito dal Consiglio comunale che ha approvato una delibera specifica. Il divieto riguarda in particolare l’installazione delle key box su elementi dell’arredo urbano, segnaletica stradale, recinzioni, cancellate, pali della luce o altre strutture collocate su suolo pubblico.

Chi non rispetterà le nuove regole rischia una sanzione da cento a quattrocento euro, oltre a dover sostenere le spese di rimozione. Le key box vengono impiegate per facilitare il check-in autonomo degli ospiti, ma, sottolinea il Comune, senza autorizzazione all'occupazione di suolo pubblico e senza pagamento di un corrispettivo economico, rappresentano un uso improprio dello spazio pubblico a vantaggio di privati.

Decoro urbano e sicurezza pubblica

Oltre al decoro urbano, la delibera richiama anche ragioni di sicurezza. Le cassette portachiavi possono essere utilizzate per attività illecite, tra cui lo spaccio di stupefacenti, come evidenziato in recenti indagini giudiziarie.

I proprietari di appartamenti hanno trenta giorni di tempo per adeguarsi e rimuovere le cassette; in caso contrario, dovranno pagare la multa e coprire le spese di rimozione da parte del Comune.

Altre città italiane già vietano le cassette porta chiavi

Milano non è la prima città a prendere misure di questo tipo. Con l’aumento degli affitti brevi, città turistiche come Firenze, Bologna, Roma e Venezia hanno già messo al bando le cassette porta chiavi per tutelare il decoro urbano e garantire la sicurezza pubblica.

A Firenze, ad esempio, una delibera approvata lo scorso febbraio vieta l’installazione di key box su beni pubblici, prevedendo la rimozione entro 10 giorni e l’applicazione di sanzioni amministrative.

Dal Tar al Consiglio di Stato

Anche Roma ha avviato un’operazione per rimuovere le key box presenti nelle strade, ma non senza qualche intoppo. Il sostituto procuratore Alessandro Di Cicco aveva dichiarato illegittimo il sequestro delle cassette effettuato dalla polizia locale, perché avviato "senza che venisse accertato, in via preliminare, a quali strutture ricettive esse fossero ricollegabili e se, ancor prima, il gestore o titolare di queste strutture avesse o meno proceduto a identificare personalmente gli ospiti".

Il ministero dell’Interno, nel frattempo, aveva stabilito l’obbligo per le strutture ricettive di effettuare il check-in di persona, motivando la misura con ragioni di ordine pubblico e sicurezza, per prevenire rischi legati all'alloggio di persone non identificate o potenzialmente pericolose.

In altre parole, il self check-in tramite key box rendeva difficile tracciare gli ospiti, creando un vuoto di responsabilità. Le operazioni comunali di rimozione si erano quindi appoggiate a questa direttiva. Il ministero aveva inoltre collegato il provvedimento all'aumento degli affitti brevi, intensificato dagli eventi pubblici e turistici di rilievo, come il Giubileo 2025, che avrebbero potuto incrementare il flusso di visitatori e l’uso improprio delle strutture.

A maggio 2025 il Tar del Lazio aveva annullato la circolare del Viminale che imponeva l’identificazione in presenza e vietava le key box, ritenendola sproporzionata e mal motivata rispetto agli obiettivi di sicurezza. Tuttavia, a novembre 2025 il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tribunale amministrativo, confermando che il riconoscimento degli ospiti “de visu” resta obbligatorio e che il self check-in tramite key box non è ammesso, salvo strumenti validi di verifica visiva.

Alla luce di questo quadro normativo, il Comune di Roma continua a considerare illecita l’installazione delle key box, con particolare riferimento a spazi pubblici o parti di edifici visibili da spazi pubblici, per motivi di decoro urbano, tutela del patrimonio e regolamenti di polizia locale.

Proteste dei cittadini contro la proliferazione delle key box

Il fenomeno delle key box ha suscitato anche forti reazioni dal basso nelle città italiane, dove residenti e comitati locali denunciano l’impatto degli affitti brevi sul tessuto urbano e sociale. A Trastevere, quartiere storico di Roma, alcune cassette sono state sabotate, coperte con adesivi o segnalate sui social network, come simbolo di protesta contro la proliferazione degli affitti turistici e dell’overtourism.

Gli interventi dei cittadini vogliono richiamare l’attenzione sul fatto che le key box contribuiscono alla gentrificazione, con un aumento dei prezzi degli affitti e la progressiva sparizione di abitazioni disponibili per residenti storici e attività commerciali tradizionali.

Anche in quartieri centrali di Firenze, Venezia e Milano, gruppi di cittadini hanno segnalato e rimosso autonomamente cassette sospette, promosso petizioni online e organizzato campagne di sensibilizzazione per chiedere un maggiore controllo da parte dei Comuni.

Vai alle scorciatoie di accessibilità
Condividi Commenti

Notizie correlate

Aumento cedolare secca, Airbnb:”13% di case vuote, solo 1,3% usate per affitti brevi"

Giubileo, meno pellegrini e tariffe in calo: il boom di affitti e di turisti a Roma non si concretizza

Bruxelles contro gli affitti a breve termine illegali: chiuso edificio con appartamenti e uffici