Iran, prima condanna a morte per le rivolte: la comunità internazionale è chiamata ad intervenire

La bandiera di un tormentato Paese: l'Iran.
La bandiera di un tormentato Paese: l'Iran. Diritti d'autore Vahid Salemi/Copyright 2020 The AP. All rights reserved
Di Euronews - Ansa - Associated Press
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Un tribunale di Teheran ha condannato a morte una persona - di cui non è stata fornita alcuna generalità - accusata di aver partecipato ai tumulti seguiti alla tragica vicenda di Mahsa Amini, la ragazza curda di 22 anni morta dopo essere stata arrestata per non aver indossato correttamente il velo

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L'annuncio della prima condanna a morte decisa dalla Repubblica islamica in Iran, in relazione ai "disordini" degli ultimi due mesi, scuote il mondo.

Già nei giorni scorsi il Cancelliere tedesco Olaf Scholz si era domandato "che razza di governo fosse quello che spara ai propri cittadini" e il presidente francese Emmanuel Macron ha incontrato alcuni attivisti iraniani, elogiando "la rivoluzione" - ha usato proprio questo termine - "che stanno conducendo", provocando in entrambi i casi la reazione stizzita di Teheran.

 Condanna a morte

Ma ora tutta la comunità internazionale è chiamata ad intervenire. 
Anche con nuove sanzioni. 

Domenica, un tribunale della capitale iraniana ha condannato a morte una persona - di cui non è stata fornita alcuna generalità - accusata di aver partecipato ai tumulti seguiti alla tragica vicenda di Mahsa Amini, la ragazza curda di 22 anni morta in seguito ai maltrattamenti della polizia "morale", dopo essere stata arrestata per non aver indossato correttamento il velo (le spuntava una ciocca di capelli).

Secondo il verdetto del tribunale, l'imputato è stata giudicato colpevole di "aver appiccato il fuoco a un edificio governativo, di aver disturbato l'ordine pubblico, di essersi riunito e di aver cospirato per commettere un crimine contro la sicurezza nazionale e di essere un nemico di Allah", come rende noto l'agenzia Mizan.

La condanna non è definitiva: l'imputato potrà, quindi, ricorrere in appello.

Un altro tribunale della capitale ha condannato cinque persone a pene comprese tra i 5 e i 10 anni di carcere per "assembramento e cospirazione per commettere reati contro la sicurezza nazionale e disturbo dell'ordine pubblico".

Dati shock

Dall'inizio delle proteste, 58 giorni fa (praticamente due mesi), sono state incriminate più di 2.000 persone, la metà delle quali a Teheran, secondo i dati forniti dalla magistratura iraniana. 

Quasi 800 persone sono state incriminate per la loro partecipazione ai recenti disordini nelle province di Hormozgan, Isfahan e Markazi.

Le proteste in corso da metà settembre hanno causato la morte di 340 persone.

Le organizzazioni per i diritti umani attive all'estero hanno riferito di 15.000 arresti. 
Secondo Amnesty International, tra l'inizio di gennaio e la fine di giugno di quest'anno sono state giustiziate in Iran 251 persone. 
Nel 2021, secondo lo stesso rapporto, saranno state eseguite 314 condanne a morte in tutto il Paese.

Il caso di Hossein Ronaghi

Hossein Ronaghi Maleki, attivista iraniano di 37 anni più volte finito in carcere per le sue proteste contro il regime di Teheran, è in "un ospedale" in buone condizioni di salute e sarà presto dimesso. Lo ha riferito la magistratura iraniana in una dichiarazione. 

Secondo le autorità giudiziarie, "le affermazioni dei nemici sulle condizioni critiche di Ronaghi sono state fatte per creare crisi".

Ronaghi è stato arrestato il 24 settembre - portato nel famigerato carcere di Evin - per il suo sostegno alle proteste contro la morte di Mahsa Amini, ed è in sciopero della fame da oltre 50 giorni.

La dichiarazione - che non cita il nome dell'ospedale in cui Ronaghi è ricoverato - giunge dopo che i familiari hanno espresso grave preoccupazione sui social per la sua salute, per aver scoperto che l'attivista non era stato trasferito nell'ospedale che era stato loro comunicato. La scorsa notte, centinaia di persone si sono radunate davanti al centro sanitario, gridando slogan, ma sono stati dispersi dalla polizia con i lacrimogeni. 

Morto un paramilitare iraniano

Un paramilitare iraniano, colpito da un proiettile un mese fa nella città nordorientale di Mashhad, è deceduto lunedì a causa delle ferite riportate, ha dichiarato un alto funzionario della Fondazione dei Martiri.

Hassan Barati, membro del Bassij, una milizia paramilitare legata alle Guardie Rivoluzionarie, l'esercito ideologico della Repubblica Islamica, è stato colpito "da rivoltosi e controrivoluzionari mentre controllava dei documenti" il 14 ottobre, ha dichiarato Mehdi Hassanzadeh-Namghi, direttore regionale della Fondazione dei Martiri, un'organizzazione parastatale iraniana.

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"È morto per le ferite riportate", ha aggiunto.

Secondo i funzionari di sicurezza della provincia di Khorassan-e Razavi, la cui capitale è Mashhad, gli aggressori sono stati identificati e uccisi il giorno successivo all'attacco.

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Proteste e scontri a Teheran. (27.10.2022)AP/Copyright 2022 The AP. All rights reserved.
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