Ucraina e fertilizzanti: boom dei prezzi e urgenza “bio”

Guerra in Ucraina e crisi energetica si abbattono anche sui fertilizzanti, con allarmanti ricadute sulla produzione agricola mondiale. Quando i loro prezzi aumentano, mettono in guardia gli esperti, il loro uso diminuisce, trascinando al ribasso anche la quantità dei raccolti.
Boom dei prezzi dei fertilizzanti: +116% in un anno
Dalla seconda metà del 2021, secondo i più recenti dati di Eurostat, i prezzi di beni e servizi legati all’agricoltura sono aumentati di oltre un terzo e quelli dei fertilizzanti addirittura del 116%. "La produzione di fertilizzanti minerali a base di azoto richiede una considerevole quantità di gas naturale – spiega Edward Someus, ex coordinatore del progetto Nutriman e direttore della 3R-BioPhosphate Ltd. -. Si tratta di un processo particolarmente energivoro. Se manca il gas naturale, mancheranno i fertilizzanti a base di azoto. E se il prezzo del gas aumenta di cinque volte, aumenteranno di cinque volte anche i prezzi dei fertilizzanti".
La Primavera araba insegna: se i prezzi dei fertilizzanti crescono, la produzione agricola diminuisce
L’incremento del prezzo dei fertilizzanti è poi legato a filo doppio anche con la produzione agricola. "La Primavera araba ci ha insegnato la stretta relazione che esiste fra questi due elementi – spiega Chris Thornton, coordinatore dell’associazione non-profit The European Sustainable Phosphorus Platform -. Quando i prezzi dei fertilizzanti aumentano, gli agricoltori ne fanno un minore ricorso. E di conseguenza i raccolti diminuiscono".
Il fosfato: materia prima di rilevanza critica e importazione quasi integralmente russa
Al pari dell’azoto, altro nutriente alla base della maggior parte dei fertilizzanti minerali è il fosfato. Inserito dall’Unione Europea tra le "materie prime di rilevanza critica" è però oggi quasi integralmente importato dalla Russia. "L’Europa non dispone di risorse proprie di fosfati minerali – spiega ancora Someus -. La roccia di fosfato viene per esempio importata per l’84%. Su tutto il territorio del continente europeo, c’è una sola miniera che la produce e si trova in Finlandia".
Meno dipendenza economica, prezzi più bassi e benefici per il Pianeta. Il recupero dei nutrienti dagli scarti agricoli
Insieme a B-Ferst, Walnut è uno dei progetti europei che stanno testando soluzioni per il recupero di azoto, fosfato e altri nutrienti da scarti agricoli e acque reflue. "Il processo è molto tecnico – dice il responsabile del progetto, Francisco Corona Encinas -. Possiamo però dire che per recuperare questi nutrienti ci affidiamo a processi microbiologici, chimici e fisici". Una dozzina le diverse tecnologie in corso di sperimentazione prima in laboratorio e poi in vaso. Tra circa un anno, le 5 più promettenti saranno poi selezionate per le simulazioni "reali", in altrettanti impianti pilota in Spagna, Belgio, Ungheria e Grecia.
Verso l’esaurimento delle risorse naturali: "Cambiare paradigma, subito"
Obiettivo finale del progetto è promuovere una transizione dai fertilizzanti minerali non rinnovabili a una nuova generazione di prodotti a base biologica. "Le risorse naturali del nostro pianeta sono limitate e in via di esaurimento – dice ancora Someus -. Ecco perché un tale approccio circolare è fondamentale per garantire la sostenibilità delle nostre società. Non sto parlando di un processo a lungo termine. È qualcosa che abbiamo già sotto gli occhi".
L’imperativo di sfamare un Pianeta in crescita
Il riuso di nutrienti per lo sviluppo di fertilizzanti a base biologica non solo permetterebbe all’Europa di emanciparsi dalle importazioni dalla Russia, ma consentirebbe anche di rispondere ai fabbisogni agricoli di una popolazione mondiale che, secondo stime ONU, nel 2050 sfiorerà i 10 miliardi di persone.
Questo servizio è stato realizzato in collaborazione con Icons Innovation Strategies