Riappropriarsi dell’energia per moltiplicare le rinnovabili. La “democrazia energetica” e il modello delle cooperative: “Dell’energia abbiamo bisogno come di acqua e cibo. Ciascuno deve poter dire la sua”
“Dell’energia c’è bisogno per vivere. Come l’acqua e il cibo. Per questo ciascuno dovrebbe poter dire la sua”. E’ uno dei principi fondamentali della cosiddetta “Democrazia energetica”: un concetto basato sull’inclusione della cittadinanza e nella definizione di nuovi modelli di gestione. Scopo: diluire i processi decisionali, facendovi partecipare la collettività.
La centrale idroelettrica di proprietà dei cittadini: la spagnola Energética
“Noi teniamo due assemblee generali all’anno. E’ in queste occasioni, per esempio, che abbiamo deciso l’acquisizione di una mini-centrale idroelettrica e votato per stabilire l’ammontare dell’investimento, il tasso di remunerazione per i soci investitori”. María è una dei circa 1.800 membri della cooperativa di consumatori spagnola Energética. Collettivamente, possiedono la piccola centrale idroelettrica di Valtéina, che produce parte dell’elettricità fornita ai residenti della regione della Castiglia e León.
I-ENER: energia rinnovabile e ricadute economiche per il Paese basco
Accrescere la partecipazione dei cittadini e decentralizzare la produzione dell’energia sono tra i principi chiave anche di I-ENER. Principale obiettivo di questa compagnia collettiva e solidale francese è far partecipare i cittadini del Paese basco a progetti sulle energie rinnovabili, con ricadute positive per la collettività locale. “Nel Paese basco c’è una forte identità culturale e un forte attaccamento al territorio. Chi investe in I-ENER sa che, così facendo, contribuisce a sviluppare dei progetti fortemente ancorati su base locale – dice Ibán Lacoste, sviluppatore fotovoltaico di I-ENER -. Il nostro obiettivo è produrre azioni che contribuiscano allo sviluppo del Paese basco”.
“Coinvolgere i cittadini facilita l’accettazione”. Il contributo delle cooperative alla moltiplicazione delle energie rinnovabili
Professore di Economia al Trinity College di Dublino, Eleanor Denny collabora, con le sue ricerche a SocialRES, un progetto europeo volto a promuovere lo sviluppo di nuove forme di collaborazione tra le cooperative energetiche. Dalle sue ricerche è tra l’altro emerso l’effetto virtuoso che simili modelli di gestione possono produrre sull’accettazione, e quindi sulla moltiplicazione, delle energie rinnovabili. “I progetti delle compagnie private incontrano talvolta della resistenza perché non rispondono a veri bisogni locali e perché vengono identificati con la semplice volontà di ottenere dei profitti – ci spiega -. Se la collettività è invece coinvolta e parte in causa, se individua cioè dei vantaggi nello sviluppo del progetto in questione, questo può allora facilitare considerevolmente lo sviluppo delle energie rinnovabili. Quanto si produce è cioè una sorta di fenomeno di adesione collettiva che facilita l’accettazione del progetto”.
Le cooperative energetiche nella UE. Sud ed est stentano. La Germania vittima del suo successo
Circa 3400 le cooperative energetiche oggi presenti nella UE. In molti paesi del sud e dell’est Europa sono ancora un concetto piuttosto nuovo e faticano ad affermarsi. Circa la metà si trovano invece in Germania, paese pioniere nella sperimentazione di questi modelli di gestione partecipativa. “Da noi i movimenti per la transizione energetica hanno cominciato a prendere corpo oltre 25 anni fa da movimenti autorganizzati di base – dice Volker Kromrey, vice-direttore della ONG, Fondazione Lago di Costanza -. Si è trattato con ogni probabilità della culla della transizione energetica in Europa”. Se le cooperative energetiche fanno quindi ormai parte a pieno titolo della realtà tedesca, ci spiega ancora, oggi sono quasi “vittime del loro successo”. “L’efficacia del loro modello ha portato sempre più compagnie tradizionali di piccola e media taglia ad orientarsi verso energie rinnovabili e modelli gestionali simili – dice Kromrey -. Da un lato, le cooperative faticano quindi a smarcarsi da questi grandi attori sul piano della comunicazione. E dall’altro, il loro impatto sulla transizione energetica ne risulta diminuito”.
Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con Icons Innovation Strategies, nel quadro di una programmazione speciale che in questo mese di giugno il servizio italiano di Euronews dedica al REPower EU Plan, il piano approvato dalla Commissione Europea, per ridurre la dipendenza dell'Europa dalle energie fossili russe e contrastare il cambiamento climatico.