Cosa c'è dietro una t-shirt pagata 8 euro?

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Di Cristina Giner
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Il prezzo da pagare per la fast fashion va ben oltre quelllo riportato sullo scontrino #GreenWeek

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L'impatto della fast fashion sul nostro pianeta è immenso.

Il settore della moda ha raddoppiato la sua produzione negli ultimi 15 anni. Negli ultimi tempi, però, sta crescendo l'interesse per un modello di produzione più circolare.

Camilla Corsini, designer dell'Associazione Moda Sostenibile di Barcellona ci ha spiegato come Infinit Denim, un marchio "up-cycling" di Barcellona, abbia già riutilizzato 30.000 kg di tessuto Denim proveniente da donazioni.

 "Danno nuova vita al denim, sia convertendolo in altri prodotti come borse, borsette o utilizzando i residui,  ri-filandoli, creando un nuovo tessuto e da lì disegnando la loro collezione di moda".

Le fibre naturali, come il cotone Denim, sono molto più facili da riciclare rispetto a quelle sintetiche o miste. Solo in Spagna ogni anno vengono scartati 23 kg di vestiti a persona e solo il 12% di questi  viene riciclato.

Riciclare non basta

Riciclare prodotti come questo, tuttavia, è solo uno dei passi da compiere. È importante anche ridurre il consumo di risorse e l'inquinamento nel processo di produzione dei tessuti.

Josep Moré è l'Amministratore Delegato di un'industria di finitura e tintura tessile, una delle più inquinanti del settore. La sua fabbrica ha ottenuto una riduzione del consumo di risorse grazie alla digitalizzazione dei macchinari che controllano il consumo di acqua e le emissioni di carbonio.

"Qui abbiamo un impianto di trattamento delle acque, abbiamo anche un impianto di filtrazione dei gas di emissione. L'impianto di trattamento ha 37 anni e il filtro per i gas ha 20 anni. In questi 20 anni abbiamo raccolto 59.000 litri di olio che sarebbero finiti nell'atmosfera, oli che sono incorporati nei tessuti".".

Josep Moré sta anche lavorando ad un sistema di tintura "ecologico", ma l'industria della moda, lamenta, non è disposta a pagare di più per un modello tessile lento e circolare.

Verso un acquisto coscenzioso

 "La maggior parte dei consumatori di abbigliamento si trova in Occidente, ma l'80% della produzione proviene dall'Asia e anche il modo in cui produciamo è molto diseguale- spiega Mar Isla, Cattedra di Economia Circolare e Sostenibilità dell'Università Pompeu-Fabra-.Dobbiamo cambiare il nostro modo di consumare. Non possiamo buttare via i prodotti. Dobbiamo pensare quando acquistiamo. Cosa succede quando una maglietta vale 8 euro? Cosa c'è dietro quel prezzo?".

Dobbiamo cambiare il nostro modo di consumare. Non possiamo buttare via i prodotti. Dobbiamo pensare quando acquistiamo. Cosa succede quando una maglietta vale 8 euro? Cosa c'è dietro quel prezzo?".
Mar Isla
Cattedra di Economia Circolare e Sostenibilità dell'Università Pompeu-Fabra-.

Anche i consumatori sono il pezzo chiave del puzzle per ridurre l'abbigliamento "low cost", ma anche l'industria della moda, sostengono tutti, dovrebbe passare più rapidamente a un "modello più verde e circolare".

Journalist • Ludovica Longo

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