Ecco perché il Regno Unito sta surclassando l'Europa nella corsa ai vaccini

Il segretario britannico alla salute Matt Hancock visita il centro vaccini nei terreni dell'ippodromo di Epsom nel Surrey, Inghilterra, lunedì 11 gennaio 2021
Il segretario britannico alla salute Matt Hancock visita il centro vaccini nei terreni dell'ippodromo di Epsom nel Surrey, Inghilterra, lunedì 11 gennaio 2021 Diritti d'autore Dominic Lipinski/AP
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Di Euronews Agenzie:  AP
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Accordi presi più tempestivamente con le case farmaceutiche e una procedura d'approvazione meno cauta: così, la Gran Bretagna ha superato i vicini di casa nella corsa all'immunizzazione

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L'inviato speciale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sul COVID-19 ha invitato il Regno Unito a cedere dosi di vaccini anche ad altri paesi una volta che i gruppi prioritari saranno stati vaccinati.

"Penso che dovremmo", ha detto domenica il dottor David Nabarro, cittadino britannico, interrogato su ciò che dovrebbe accadere dopo che le persone più a rischio e gli over 50 saranno stati vaccinati.

"È davvero una questione che riguarda ciò che ha senso per l'economia o per la società e come vogliamo essere ricordati tra 10 o 20 anni", ha detto a Sky News.

Le cifre del governo aggiornate sabato hanno mostrato che più di 11,4 milioni di persone nel Regno Unito hanno ricevuto una prima dose di vaccinazione, mentre più di mezzo milione ha già potuto sottoporsi anche al secondo richiamo. 

Il ministro per i vaccini Nadhim Zahawi ha detto sabato che gli operatori sanitari stavano somministrando i vaccini a un ritmo di quasi 1.000 al minuto.

Il Regno Unito mira a dare a tutti gli over 70 e agli operatori sanitari di prima linea la loro prima dose entro il 15 febbraio.

Gli stati UE ricevono le prime dosi di AstraZeneca

Mentre il Regno Unito riflette su un possibile surplus di vaccino, molti cittadini europei restano in attesa di ricevere la prima dose.

Domenica, la Spagna è diventata l'ultimo paese a confermare di aver ricevuto le prime dosi del vaccino COVID-19 di AstraZeneca-Oxford University, che dovrebbe distribuire a partire da oggi (lunedì 8 febbraio). 

Anche i cittadini bulgari hanno iniziato a ricevere le prime dosi dopo che il paese ha ottenuto 28.800 dosi nel weekend appena trascorso. Il paese balcanico, che conta sette milioni di cittadini, ha puntato molto sul vaccino di AstraZeneca, che è relativamente economico e facile da conservare e usare.

Diversi altri stati dell'UE - come Francia, Italia, Austria, Ungheria e Repubblica Ceca - hanno a loro  volta ricevuto le loro prime spedizioni questo sabato.

Ciò dà alla Francia un terzo vaccino - dopo quelli di Pfizer-BionTech e Moderna - e aiuta a sostenere la promessa del presidente Macron che si è impegnato a far vaccinare tutti i francesi che lo desiderano entro la fine dell'estate. Finora, circa 1,8 milioni di persone sono state vaccinate.

Anche in Germania, dove 2,1 milioni di persone hanno ricevuto finora almeno la prima dose, i primi lotti del nuovo vaccino autorizzato da AstraZeneca sono stati consegnati  venerdì.

Il ministro della salute Jens Spahn ha detto che l'aggiunta di un terzo vaccino "farà una vera differenza" nella campagna di immunizzazione del paese, che come altrove in Europa è stata finora lenta rispetto agli Stati Uniti o alla Gran Bretagna.

Come ha fatto il Regno Unito a balzare in avanti...

Il Regno Unito è riuscito a evitare alcuni dei problemi di approvvigionamento di vaccini che l'UE ha dovuto invece affrontare, il più famoso dei quali relativo al dietro front compiuto proprio dalla inglese AstraZeneca, che ha accampato un "problema di produzione" come giustificazione per il ritardo nella fornitura.

Mentre il governo britannico ha investito aggressivamente e presto nelle vaccinazioni contro il coronavirus, l'UE ha adottato un approccio più lento e cauto.

Sia per il vaccino Oxford-AstraZeneca che per quello prodotto da Pfizer-BionTech, il Regno Unito ha annunciato accordi di approvvigionamento più di tre mesi prima che l'UE si decidesse a fare altrettanto. Anche per altri vaccini, gli ordini dall'UE sono arrivati dopo quelli del Regno Unito e in alcuni casi Bruxelles è ancora nel mezzo delle trattative.

Quando il contenzioso tra l'Unione europea e AstraZeneca è esploso il mese scorso per via di un enorme deficit nelle forniture previste, il CEO della società farmaceutica Pascal Soriot ha sottolineato che "il contratto del Regno Unito è stato firmato tre mesi prima dell'accordo con l'Europa. Quindi con il Regno Unito abbiamo avuto tre mesi in più per risolvere tutti i problemi".

Il Regno Unito si è anche mosso a settembre per ordinare milioni di dosi di un altro candidato vaccino, dalla società farmaceutica francese Valneva. Ha seguito un altro ordine questo mese.

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Nonostante i colloqui esplorativi, nessun contratto con l'UE è stato firmato finora. Il presidente di Valneva, Franck Grimaud, ha detto all'AP che la Gran Bretagna riceverà le dosi di vaccino prima perché ha firmato per prima.

...e l'Unione europea a rimanere indietro

La Commissione europea, che si è fatta carico dell'approvvigionamento per i 27 stati membri ha ottenuto prezzi competitivi, ma ci è voluto tempo - e la differenza di pochi mesi è costata cara.

L'UE è stata anche più lenta ad approvare i vaccini, optando per un processo più lungo con un controllo più completo da parte dell'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), rispetto all'autorizzazione di emergenza adottata dal Regno Unito, per garantire una maggiore fiducia del pubblico, una decisione che ancora difende.

Di conseguenza, la Gran Bretagna ha iniziato a distribuire vaccini l'8 dicembre, mentre l'UE non ha iniziato fino al 27 dello stesso mese. Da allora, lo stacco non è più stato recuperato.

L'approccio deliberato dell'UE, tuttavia, potrebbe aver evitato altri problemi. Senza una strategia comune, le nazioni più piccole e più povere dell'UE avrebbero potuto lottare per assicurarsi e pagare i vaccini. Con le frontiere aperte, approcci nazionali divergenti avrebbero potuto portare al caos.

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Nonostante la partenza lenta, l'impegno del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen - di far vaccinare il 70% degli adulti del blocco entro la fine dell'estate - è ancora valido.

L'UE ancora cauta su AstraZeneca

Francia, Germania e Svezia hanno deciso che per ora, somministreranno il vaccino AstraZeneca solo alle persone di età compresa tra i 18 e i 64 anni, a causa della mancanza di dati sui gruppi di età più avanzata. Il Belgio è andato anche oltre, limitando l'uso a chi ha meno di 55 anni, anche se ciò dovesse comportare variazioni sui piani di vaccinazione attentamente pianificati

Queste cautele si sommano alla prudenza già mostrata dall'EMA, che nel territorio comunitario ha approvato il vaccino di AstraZeneca per tutti gli adulti.

David Nabarro dell'OMS ha anche lodato il "coraggio" mostrato dal Regno Unito nel prolungare gli intervalli tra le dosi di vaccino; una circostanza che, secondo il funzionario, "sembra essere associata a una protezione ancora maggiore".

Secondo uno studio citato la scorsa settimana dal responsabile della sanità britannica, una singola dose del vaccino AstraZeneca offrirebbe una forte protezione della durata di ben 12 settimane: ciò andrebbe a corroborare la strategia governativa, finora molto discussa, di ritardare il secondo richiamo.

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Alcuni paesi europei hanno invece optato per una redistribuzione delle dosi, in modo da essere assolutamente sicuri che ogni persona potesse ottenere una seconda iniezione entro il periodo di tempo più breve originariamente raccomandato, negando così una prima iniezione a molti cittadini.

Secondo altri indicatori nello studio dell'andamento pandemico, il Regno Unito si classifica male: il paese, con una popolazione di 67 milioni di abitanti, ha subito 112.000 morti per coronavirus, il numero più alto in Europa.

I funzionari sanitari in Gran Bretagna stanno cercando di contenere la diffusione della variante identificata per la prima volta in Sudafrica, sulla scorta di preoccupazioni circa il fatto che sia più contagiosa o resistente ai vaccini esistenti.

L'OMS mette in guardia sul "nazionalismo dei vaccini"

L'inviato speciale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sul COVID-19 ha anche detto domenica che il mondo ha bisogno di avere uguale accesso ai vaccini contro il coronavirus, e ha esortato i paesi più ricchi a lasciarsi alle spalle il nazionalismo dei vaccini.

Il dottor David Nabarro ha detto a Sky News che la priorità è quella di vaccinare prima chi è vulnerabile al virus, soprattutto gli operatori sanitari e gli anziani di tutto il mondo, invece di puntare a raggiungere record nazionali

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"Il mondo dovrebbe accedere a questi vaccini in modo uguale", ha detto David Nabarro dell'OMS, aggiungendo che questo è l'unico modo per affrontare una pandemia globale.

"Sono davvero speranzoso che i leader mondiali nelle prossime settimane si renderanno conto che avere pochi paesi che vaccinano un sacco di persone, e poi i paesi più poveri che hanno vaccini molto limitati, non è davvero il modo di andare avanti - economicamente, socialmente, ambientalmente, e anche moralmente".

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