In Nuova Caledonia è stato dichiarato lo stato di emergenza per via delle violente proteste, arrivate giovedì al quarto giorno consecutivo, contro la riforma costituzionale varata dalla Francia. Barricate e scontri nella capitale Nouméa, cinque morti e centinaia di arresti
Non si placano le proteste in Nuova Caledonia, l'arcipelago francese nel sud del Pacifico, dove mercoledì è stato dichiarato lo stato di emergenza per via dei violenti scontri scoppiati lunedì per la riforma costituzionale di Parigi, contro cui si è schierato il movimento indipendentista del Paese Flnks.
Sono cinque i morti, tra cui due agenti delle forze dell'ordine. Uno di loro è morto dopo essere stato colpito da un "tiro accidentale" di un collega, lo ha fatto sapere il ministro dell'Interno Ge'rald Darmanin. Secondo quanto dichiarato dalle autorità francesi sono più di trecento i feriti e centinaia le persone arrestate. “Ci troviamo in una situazione insurrezionale”, ha commentato L'Alto commissario della Repubblica della Nuova Caledonia, Louis Le Franc.
Saccheggi e violenze nella capitale Nouméa
Il coprifuoco non è bastato ad arginare i disordini, concentrati soprattutto nella capitale Nouméa, dove da lunedì è rimasto chiuso temporaneamente anche l'aeroporto e molti residenti si sono barricati in casa per tenersi al riparo dai saccheggi e dalle violenze.
Nei quartieri residenziali è impossibile non incorrere nei "comitati di quartiere", sorti nelle prime ore della rivolta, che hanno istituito veri e propri posti di blocco, secondo quanto riporta il quotidiano francese Le Monde. Per far fronte alla situazione, il governo francese ha inviato i rinforzi sull'isola, che conta poco meno di 300mila abitanti. Il ministero dell'Interno ha dichiarato che 500 agenti aggiuntivi erano attesi nell'Arcipelago entro poche ore, per aiutare i 1.800 poliziotti e gendarmi già presenti.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato il secondo consiglio per la Difesa in due giorni.
Caldoches e Kanak, i referendum sull'indipendenza
La riforma di Parigi è volta ad allargare l'elettorato a chi è nato in Nuova Caledonia o vi risiede da almeno dieci anni. Una misura, secondo gli indipendentisti, che favorisce politicamente il gruppo etnico dei Caldoches ( circa il 30-35 per cento della popolazione, per lo più discendenti dei coloni francesi) a scapito dei nativi, i Kanak (il 45 per cento della popolazione circa). I Kanak in passato sono stati ampiamente discriminati e vittime di politiche di segregazione.
La Nuova Caledonia è stata colonizzata dalla Francia nel 1853 e divenne, nel decennio successivo, una colonia penale per circa quarant'anni. Nel 2018, nel 2020 e nel 2021, sono stati indetti dei referendum per l'indipendenza dalla Francia, ma in tutte le occasioni ha vinto il no, anche a causa dell'alto tasso di astensionismo.