Il movimento pro indipendenza in Nuova Caledonia protesta contro la legge francese che vuole ampliare il corpo elettorale. Martedì sono stati imposti il coprifuoco notturno e il divieto di riunioni pubbliche. Chiusi scuole e aeroporto. Più di 130 arresti, centinaia i feriti, almeno quattro i morti
Nuova notte di violenti disordini in Nuova Caledonia, territorio d'oltremare francese nel sud del Pacifico dove da lunedì i cittadini protestano contro una riforma costituzionale al vaglio a Parigi. Sono proseguiti gli scontri a fuoco, gli incendi e i saccheggi nonostante martedì sia stato introdotto il coprifuoco notturno, il divieto di ogni incontro pubblico e la chiusura delle scuole e dell’aeroporto almeno fino a giovedì mattina.
Come confermato dall'Eliseo, ci sono almeno quattro morti: uno di loro è un gendarme colpito in uno scontro a fuoco deceduto in ospedale. Il ministro dell'Interno francese Gérald Darmanin ha dichiarato che i feriti sono "centinaia", tra cui un centinaio di agenti di polizia e gendarmi, e che decine di case, aziende e infrastrutture pubbliche sono state bruciate.
L'Alto commissario della Repubblica Louis Le Franc ha riferito ai media di diversi "scambi di colpi di arma da fuoco tra i manifestanti e i gruppi di protezione civile a Noumea e Paita" e di più di 130 arresti nella sola area urbana della capitale.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato il Consiglio di difesa e sicurezza nazionale a Parigi per discutere della crisi e ha chiesto di proclamare lo stato d'emergenza.
Riconoscere il diritto di voto ai francesi alla base della protesta in Nuova Caledonia
Ad avviare le proteste è stato il movimento pro indipendenza, che si oppone al disegno di legge adottato dall'Assemblea nazionale francese per ampliare il corpo elettorale per le elezioni provinciali del Paese. Secondo il fronte indipendentista, garantendo l'accesso al voto ai cittadini francesi che hanno vissuto sull'isola per più di dieci anni, verrebbe diminuito il peso politico della popolazione indigena Kanak.
Ma dopo la seconda notte di violenze il partito pro indipendenza Flnks ha chiesto di "placare gli animi". Ha fatto appello ai manifestanti affinché rimuovano "i blocchi stradali per consentire alla popolazione il libero accesso a prodotti, servizi e beni di prima necessità". Pur deplorando il voto dell'Assemblea nazionale sulla riforma costituzionale, il partito ritiene che "questa situazione non può giustificare la messa in pericolo della pace".
La riforma avrà ancora bisogno dei tre quinti dei voti dei parlamentari riuniti in congresso a Versailles per essere approvata in via definitiva, ma il presidente Emmanuel Macron ha promesso che non lo convocherà "prima della fine di giugno" per dare ai partiti locali, indipendentisti e lealisti, un'ultima possibilità di discutere la questione e accordarsi su un testo convidiso.
"Si tratterà, collettivamente e responsabilmente, di trovare un accordo che vada oltre il semplice disgelo e che tenga conto dei progressi compiuti e delle aspirazioni di tutti", ha scritto Macron in una lettera ai rappresentanti locali, in cui ha anche condannato la "natura oltraggiosa e inaccettabile" delle violenze e ha invitato tutte le parti a "calmarsi".