La sconfitta di Sanna Marin è una débâcle per i socialisti europei

Il partito doscialdemocratico di Sanna Marin è arrivato terzo alle elezioni finlandesi
Il partito doscialdemocratico di Sanna Marin è arrivato terzo alle elezioni finlandesi Diritti d'autore European Union, 2023.
Diritti d'autore European Union, 2023.
Di Jorge LiboreiroVincenzo Genovese
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In generale si registra una tendenza favorevole per i partiti di centro-destra nei governi europei: la Finlandia è l'ultimo esempio

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Sebbene il suo partito sia riuscito a conquistare tre seggi in più rispetto alle elezioni del 2019, Sanna Marin non può essere soddisfatta del risultato delle elezioni in Finlandia

I socialdemocratici sono al terzo posto per numero di parlamentari (43), dietro al partito Coalizione Nazionale di centrodestra (48) e al Partito dei Finlandesi di destra radicale (46).

A ricevere l'incarico di formare il nuovo governo sarà dunque Petteri Orpo e la giovane ex premier in carica dal dicembre 2019 ha già annunciato che non si ricandiderà alla guida del suo partito. Ma la sua sconfitta è un nuovo campanello d'allarme anche per i Socialisti e democratici (S&D), che "perdono" un altro Stato e vedono la destra avanzare in tutto il continente.

Un trend negativo per i socialisti

All'inizio di marzo, il Partito socialdemocratico estone era arrivato quinto alle elezioni generali del Paese, con il 9,2% dei voti.

A settembre, la Svezia, una solida roccaforte socialista, ha cambiato rotta con la nomina a primo ministro di Ulf Kristersson, il leader liberal-conservatore del Partito Moderato.

Il 2022 non era stato migliore, con il Partito democratico italiano sonoramente sconfitto da Fratelli d'Italia e dalla coalizione di centrodestra alle ultime elezioni e l'imbarazzante performance elettorale di Anne Hidalgo, la candidata del Partito socialista francese che ha ottenuto solo l'1,75% di voti al primo turno delle elezioni presidenziali.

Al momento, fra i27 stati membri dell'Ue, i socialisti possono vantare solo cinque capi di governo: Olaf Scholz in Germania, Pedro Sánchez in Spagna, Mette Frederiksen in Danimarca, António Costa in Portogallo e Robert Abela a Malta. Tre di loro - Frederiksen, Costa e Abela - sono stati rieletti lo scorso anno, mentre Scholz dovrebbe restare in carica fino all'autunno 2025.

I liberali governano in Francia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Estonia e Slovenia, mentre coalizioni variamente composte da conservatori e partiti di centro-destra sono al potere negli altri Paesi, dai partiti popolari in Grecia, Austria, Svezia e Finlandia, ai rappresentanti dei Conservatori e riformisti Europei (Ecr)  in Italia, Polonia e Repubblica Ceca.

"La conseguenza sarà un Consiglio europeo più orientato verso destra nelle questioni economiche, sociali e ambientali, ma anche unito, ad esempio, sulla risposta alla guerra in Ucraina", dice a Euronews Nicolai von Ondarza del German Institute for International and Security Affairs.

"L'effetto sarà più graduale che rivoluzionario. La Finlandia non è enorme, dopotutto, ma è un altro tassello del puzzle che porta a un Consiglio europeo dominato maggiormente dal centrodestra".

Secondo l'esperto, le recenti elezioni mostrano che alcune importanti vittorie socialiste degli ultimi anni, come la successione di Olaf Scholz ad Angela Merkel in Germania, sono stati solo una breve parentesi. "I socialisti non sono più una forza dominante in quasi nessun paese europeo".

2024: l'anno cruciale

Il nuovo equilibrio di potere a Bruxelles alza drasticamente la posta in gioco in vista delle elezioni politiche spagnole, previste entro il 10 dicembre.

Pedro Sánchez e il suo partito socialista, il Psoe, rincorrono attualmente nei sondaggi l'opposizione conservatrice di Alberto Núñez Feijóo, che per diventare Presidente del governo dovrebbe però molto probabilmente allearsi con l'estrema destra di Vox, oggi terza nelle proiezioni.

In Polonia, l'altro grande paese dell'Unione che andrà alle urne nel 2023, i socialisti sono divisi in partiti di piccole dimensioni che non hanno praticamente alcuna possibilità di raggiungere il potere da soli.

La sfida è piuttosto tra l'estrema destra euroscettica del partito Diritto e giustizia (PiS), attualmente al governo, e Coalizione civica, un'alleanza di destra liberale guidata da Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo e membro di riferimento del Ppe.

Poche chances di competere anche in Grecia, dove si vota a fine maggio e i due partiti principali sono Nea Dimokratia di centro-destra e Syriza di sinistra radicale. I socialisti del Pasok viaggiano poco sopra il 10%.

Prospettive migliori arrivano dalla  Slovacchia, dove i socialisti sono ora all'opposizione, e dal Lussemburgo, dove fanno parte della coalizione di governo a guida liberale. Ma si tratta di Paesi piccoli, con un peso specifico relativo all'interno del Consiglio.

I risultati di tutte le consultazioni nazionali saranno l'anticipo della grande sfida a livello europeo: le elezioni per il rinnovo del Parlamento comunitario previste a maggio 2024. Oltre ai 705 eurodeputati, cambieranno infatti i presidenti di Commissione e Consiglio europeo.

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I socialisti hanno ottenuto il maggior numero di seggi all'interno dell'aula di Strasburgo per l'ultima volta  nel 1994, quando l'Unione era composta da 12 stati membri, compreso il Regno Unito. Da allora, il Ppe ha dominato ogni elezione, in una tendenza che gli analisti attribuiscono all'allargamento a Est dell'Europa.

L'ultima proiezione di Europe Elects, un aggregatore di sondaggi nei Paesi europei, vede il Ppe in testa con 163 seggi e S&D al secondo posto con 143: per entrambi sarebbe un risultato inferiore a quello ottenuto nel 2019.

In una dichiarazione a Euronews, Manfred Weber, il leader del gruppo di centrodestra, si è detto sicuro di replicare in in Polonia e Spagna le vittorie ottenute in Svezia e Finlandia.

"Con una guerra nel continente e i mezzi di sussistenza delle persone sono minacciati dai prezzi dell'energia e dall'inflazione, le persone scelgono una politica affidabile", afferma Weber. "Una cosa è chiara: l'Ue sarà più 'blu' nel 2024 di quanto molti si aspettano", dichiara in riferimento al colore proprio del suo gruppo politico.

Svolta a destra per l'Europa?

Ma Manuel Müller del Finnish Institute of International Affairs avverte che a "beneficiare" delle crisi degli ultimi anni, dalla pandemia di Covid19 alla la guerra della Russia in Ucraina, sarebbero soprattutto i partiti "anti-sistema" di estrema destra, piuttosto che lo stesso Ppe, che è considerato parte dell'establishment europeo.

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"Non direi che l'Europa si stia orientando verso il Partito popolare europeo. Direi che i successi alle elezioni sono stati principalmente dovuti alle diverse situazioni nazionali. La volatilità politica e l'incertezza stanno crescendo e questo rende più facile il compito alla destra populista".

Il risultato potrebbe essere allora un completo inedito per la politica europea: un'alleanza tra il Ppe e i conservatori di Ecr per formare una maggioranza all'Europarlamento e scegliere le figure di vertice della politica comunitaria.

Katarina Barley, eurodeputata socialista tedesca che ricopre il ruolo di vicepresidente del Parlamento, si è scagliata contro i popolari in vista di una simile ipotesi. 

"Per espandere il loro potere nel Consiglio europeo, i partiti membri del Ppe collaborano con i nemici dell'Europa". A suo giudizio, gli avversari tradizionali hanno una "responsabilità speciale" in questo frangente storico: "Chi si allea con i nemici dell'Europa seppellisce il progetto europeo. È importante ricordarlo, soprattutto durante la corsa alle elezioni del 2024".

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