La chiusura arriva nel contesto di crescenti tensioni nelle relazioni tra Kosovo e Serbia, nonostante i 13 anni di normalizzazione dei colloqui facilitati dall'Unione Europea che non sono riusciti a fare progressi.
Le autorità del Kosovo hanno chiuso cinque istituzioni parallele che lavorano con la minoranza etnica serba, una mossa che potrebbe aumentare ulteriormente le tensioni con la vicina Serbia.
Elbert Krasniqi, ministro dell'amministrazione locale del Kosovo, ha confermato venerdì la chiusura di cinque cosiddette istituzioni parallele nel nord - dove vive la maggior parte della minoranza etnica serba - scrivendo in un messaggio su Facebook che esse "violano la costituzione e le leggi della Repubblica del Kosovo".
Secondo la polizia kosovara, l'operazione è stata condotta sulla base della richiesta del ministero dell'Amministrazione e del Governo locale di fermare le "attività illegali".
Gli Stati Uniti hanno immediatamente criticato l'accaduto in una dichiarazione in cui affermano la "preoccupazione e la delusione di Washington per le continue azioni non coordinate" intraprese da Pristina.
L'ambasciata statunitense in Kosovo ha ribadito che l'azione "continuerà ad avere un effetto diretto e negativo sui membri della comunità etnica serba e su altre comunità minoritarie in Kosovo".
Relazioni tese tra Kosovo e Serbia
Le relazioni tra Kosovo e Serbia rimangono tese, nonostante i 13 anni di colloqui di normalizzazione facilitati dall'Unione europea, che non hanno fatto progressi, soprattutto dopo la sparatoria dello scorso settembre tra uomini armati serbi mascherati e la polizia kosovara, che ha causato quattro morti.
L'Unione europea e gli Stati Uniti hanno fatto pressione su entrambe le parti affinché attuassero gli accordi raggiunti dal presidente serbo Aleksandar Vučić e dal primo ministro kosovaro Albin Kurti nel febbraio e marzo dello scorso anno.
All'inizio del mese, Pristina ha dichiarato che avrebbe aperto il ponte sul fiume Ibar, che divide Mitrovica in un nord dominato dai serbi e un sud di etnia albanese.
Il ponte è stato chiuso al traffico di veicoli passeggeri per più di un decennio, con la minoranza etnica serba che ha eretto barricate dal 2011, sostenendo che sarebbe stata condotta una "pulizia etnica" contro di loro se gli albanesi avessero potuto attraversare liberamente il ponte nella loro parte della città.
Le autorità serbe hanno condannato la proposta di aprire il ponte, affermando che si tratta di un tentativo del Kosovo "di provocare un conflitto".
Il governo del primo ministro kosovaro Albin Kurti ha informato i diplomatici occidentali dei suoi piani, ai quali i Paesi membri della Nato si sono opposti. Il principale partito sostenuto dai serbi in Kosovo, la Lista Serba, ha chiesto l'intervento di un rappresentante dell'Unione Europea per evitare un'escalation.
Kurti è stato anche in contrasto con le potenze occidentali per la chiusura unilaterale da parte del Kosovo di sei filiali di una banca con licenza serba nel nord del Kosovo all'inizio di quest'anno.
I disordini nel nord di Mitrovica sono aumentati dall'anno scorso, quando la forza internazionale di pace guidata dalla Nato in Kosovo, nota come KFOR, ha aumentato il numero e l'equipaggiamento lungo il confine tra Kosovo e Serbia, compreso il ponte di Mitrovica. Il piccolo Paese balcanico terrà le elezioni parlamentari il 9 febbraio, un voto che si prevede sarà un banco di prova per Kurti, il cui partito di governo ha vinto con una valanga di voti nel 2021.