Fox news sborsa quasi 800 milioni di dollari. Quanto costa coprire disinformazione e bugie

Manifestazione di giornalisti davanti alla sede di Dominion Voting Systems
Manifestazione di giornalisti davanti alla sede di Dominion Voting Systems Diritti d'autore Copyright Julio Cortez/Copyright 2023 The AP
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Di Katy Dartford
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Il caso aveva messo in imbarazzo Fox News per diversi mesi sollevando anche la possibilità che il fondatore della rete, Rupert Murdoch, e star come Tucker Carlson e Sean Hannity avrebbero dovuto testimoniare pubblicamente

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E’ già stato definito uno dei più grandi accordi finanziari di sempre in un caso di diffamazione. E’ quello che riguarda Fox, che pagherà 787 milioni di dollari (729 milioni di euro) per patteggiare con Dominion Voting Systems, dopo l'accusa per le teorie sulle elezioni rubate nel 2020. 

Il caso aveva messo in imbarazzo Fox News per diversi mesi, sollevando anche la possibilità che il fondatore della rete, Rupert Murdoche star come Tucker Carlson e Sean Hannity avrebbero dovuto testimoniare pubblicamente.

L’intesa multimilionaria pone fine anche a un processo che avrebbe potuto gettare ulteriore luce sui presunti brogli elettorali dell'ex presidente Donald Trump e rivelare maggiori dettagli sui repubblicani o perfino ridefinire la legge sulla diffamazione negli Stati Uniti.

Nessuna scusa

Al di fuori dei milioni promessi alla società Dominion Voting Systems, con sede in Colorado, non era chiaro quali altre conseguenze avrebbe dovuto affrontare il colosso Fox che ha riconosciuto a malincuore in una dichiarazione "le sentenze della Corte”, ammettendo in pratica di aver detto falsità su Dominion", ma senza scusarsi.

"Speriamo che la nostra decisione di risolvere amichevolmente questa controversia con Dominion, invece di andare a un processo, consenta al paese di guardare oltre questi problemi", ha affermato Fox. No comment anche dai padroni di casa Tucker Carlson e Sean Hannity, che avrebbero dovuto testimoniare.

Nel frattempo, Fox ha pensato bene si prendere il giro il pubblico della CNN dopo le osservazioni del conduttore Jake Tapper, che ha riso leggendo la dichiarazione di Fox News sull'accordo. "Mi dispiace. Questo sarà difficile da dire con una faccia seria ", ha detto Tapper durante il suo programma "The Lead ", definendo l'accordo uno dei "momenti più imbarazzanti" nella storia del giornalismo.

In una dichiarazione a The Hill, Fox ha dichiarato: "Non possiamo guardare le terribili valutazioni della CNN senza ridere e siamo sicuri che gli azionisti della Warner Bros, Discovery la pensino allo stesso modo". 

Il processo non ha avuto alcun effetto apparente nemmeno sul pubblico di Fox News; rimane infatti la rete via cavo più apprezzata.

E pare che il caso non abbia cambiato di molto la direzione editoriale di Fox sempre vicina a Donald Trump, specie nelle ultime settimane, dopo l'accusa all'ex presidente da parte di un gran giurì di Manhattan.

Julio Cortez/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
Stephen Shackelford, Davida Brook e Justin Nelson, avvocati di Dominion Voting SystemsJulio Cortez/Copyright 2023 The AP. All rights reserved

Nessuna responsabilità pubblica

Quello che bisogna sottolineare è che ci sono state crescenti critiche sul fatto che l'accordo consenta a chi ha soldi di sfuggire alla responsabilità pubblica.

Brian Stelter, un reporter che ha scritto molto su Fox, ha twittato queste parole dopo l'accordo: "Si potrebbe sostenere che Dominion vince ma il pubblico perde".

Un deterrente alla diffusione di disinformazione?

Insieme ad altre cause legali in cantiere, l'accordo mostra che esiste un rischio finanziario reale per i media conservatori sulle teorie del complotto.

Fox deve ancora affrontare una causa per diffamazione da parte di un'altra società che si occupa di tecnologie di sicurezza informatica applicate alle elezioni, la Smartmatic. Il suo avvocato, Erik Connolly, ha dichiarato che “il contenzioso di Dominion ha rivelato parte della cattiva condotta e dei danni causati dalla campagna di disinformazione della Fox”.

Anche se il caso Dominion già stava suscitando clamore, Tucker Carlson di Fox ha trasmesso le sue teorie alternative su ciò che è accaduto durante l'insurrezione del 6 gennaio 2021.

Non è chiaro se qualcuno dovrà affrontare le conseguenze per aver rilasciato false dichiarazioni. Dopo l'accordo, Chris Stirewalt, un ex caporedattore del settore politico di Fox News che è stato licenziato dopo le elezioni presidenziali del 2020, dopo aver difeso la decisione della rete di dichiarare la vittoria di Joe Biden nello Stato dell'Arizona.

Il reporter ha detto a Semafor: “La parte che mi interessa vedere è: come saranno le scuse? Chi verrà licenziato? Quali saranno e conseguenze all'interno dell'azienda?”

Leggi sulla diffamazione intatte

Se il caso fosse andato in tribunale, avrebbe anche presentato uno dei test più severi per uno standard di diffamazione che ha protetto le organizzazioni dei media per più di mezzo secolo.

In sua difesa, Fox si è basata su un dettaglio della legge sulla diffamazione che è in vigore da una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1964.

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Questa dottrina ha sempre reso difficile per alcuni ricorrenti provare la diffamazione da parte delle agenzie di stampa. I personaggi pubblici (incluso Dominion in questo caso) devono dimostrare non solo che le informazioni riportate erano errate, ma che il media ha agito con "spericolato disprezzo" sul fatto che fossero vere o meno.

Alcuni sostenitori del Primo Emendamento hanno suggerito che la società di tecnologie di sicurezza informatica applicate alle elezioni avesse una forte argomentazione. Tuttavia temevano che una battaglia legale prolungata avrebbe dato alla Corte Suprema la possibilità di modificare le leggi sulla diffamazione e che avrebbero indebolito la protezione di tutti i media.

Lo standard legale è stato anche attaccato, negli ultimi anni, da alcuni conservatori come Donald Trump e il governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis. "La maggiore importanza dell'accordo ... è che l'alto livello di protezione per i media in un caso di diffamazione rimane intatto per ora", ha affermato Doreen Weisenhaus, docente di diritto dei media presso la Northwestern University.

Risorse addizionali per questo articolo • AP

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