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Siria, la scommessa sul regime di Assad persa dall'Italia e dal governo Meloni

Un poster strappato mostra il presidente siriano spodestato Bashar Al-Assad a Damasco, in Siria, (14 dicembre 2024)
Un poster strappato mostra il presidente siriano spodestato Bashar Al-Assad a Damasco, in Siria, (14 dicembre 2024) Diritti d'autore  Hussein Malla/Copyright 2024 The AP. All right reserved
Diritti d'autore Hussein Malla/Copyright 2024 The AP. All right reserved
Di Gabriele Barbati
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il governo di Giorgia Meloni ha cercato di riposizionarsi in Medio Oriente, scommettendo sulla normalizzazione dei rapporti con Assad, in cambio della protezione dei cristiani e del rientro dei rifugiati. Una sortita naufragata con la caduta del regime lo scorso 8 dicembre

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La cautela dell'Unione europea sugli esiti a breve e a lungo termine del cambio di regime in Siria è condivisa da un attore che guarda con attenzione agli sviluppi della caduta di Assad: l'Italia.

Se la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si è recata in Turchia per capire i piani di Ankara per il futuro del vicino, e l'Onu ha mandato il suo inviato speciale a parlare con i nuovi leader di Damasco, il governo di Roma sembra avere già giocato senza successo le proprie carte diplomatiche.

Lo sottolinea il quotidiano francese Le Monde, che giovedì ha dedicato un articolo alla politica mediorientale del nostro Paese.

Come l'Italia ha provato a rilanciare i rapporti con la Siria di Assad

Per mesi il governo Meloni ha cercato di riposizionarsi in Medio Oriente puntando su Damasco, secondo il quotidiano francese che ricapitola questi sforzi definendoli una "scommessa persa", alla luce della conquista della capitale siriana da parte dei ribelli lo scorso 8 dicembre.

A luglio Roma aveva annunciato l'invio a Damasco di un ambasciatore, Stefano Ravagnan, che era stato temporaneamente spostato in Libano. L'Italia è stato il primo tra i Paesi dell'Ue e l'unico del G7 a tentare una normalizzazione diplomatica con il regime di Bashar Al-Assad dopo tredici anni di guerra civile.

Ravagnan non ha avuto occasione di presentare le sue credenziali al governo siriano (la residenza diplomatica ha invece subito un'irruzione il 7 dicembre da parte dei ribelli che avanzavano dentro Damasco). Ma la decisione di aprire una sede diplomatica è sembrata allontanare definitivamente l'Italia dalla posizione sulla Siria a lungo condivisa con Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti.

Tra i segnali di questo cambiamento, c'è stata anche la conversazione riportata nei giorni scorsi dalla versione araba del quotidiano britannico The Independent, avvenuta poco prima della caduta del regime siriano tra il capo dei servizi segreti siriani, Hassan Luqa, e il suo omologo italiano.

Luqa parlava del sostegno ricevuto da “Giovanni Caravelli, capo dei servizi segreti italiani (il quale) ha spiegato che l'appoggio della Russia alla Siria non poteva essere ignorato”, senza tuttavia specificare il tipo di sostegno promesso dall'Aise (l'Agenzia informazioni e sicurezza esterna, il servizio segreto italiano che il generale Caravelli dirige dal 2020 e di cui è stato vicedirettore dal 2014).

Una conversazione che faceva seguito a un incontro tra i due nei mesi precedenti, che avrebbe avuto al centro la possibilità di alleggerire le sanzioni internazionali alla Siria in cambio della creazione di una zona sicura interna al Paese dove potere fare rientrare i profughi siriani arrivati in Europa.

Le Monde scrive che la conversazione non è stata smentita dalla premier italiana interrogata in merito in Parlamento e ricorda come nel 2018 fosse stato ricevuto a Roma sempre dall'Aise Ali Mamlouk, capo della sicurezza nazionale siriana e già sotto sanzioni internazionali.

L'asse tra Roma e Damasco per le comunità cristiane e gli aiuti post sisma

Il governo Meloni ha ripreso i contatti con le autorità siriane dapprima su questioni umanitarie, come gli aiuti inviati via mare nel febbraio del 2023 a seguire il terremoto che colpì tra Siria e Turchia.

Si trattava di una prima volta per un Paese Ue dallo scoppio della rivoluzione siriana nel 2011 e comunque in anni in cui il regime di Assad, con il sostegno di Russia e Iran, continuava a bombardare le aree controllate dai ribelli e a commettere violazioni di diritti umani, come denunciato dalle organizzazioni di settore.

Inoltre, c'è stata un'attenzione costante alla minoranze cristiane del Paese, di pari passo con il Vaticano che si è spinto a questo fino anche a chiedere un'attenuazione delle sanzioni internazionali contro Damasco.

L'11 dicembre, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito che la protezione dei cristiani in Siria rimane una “priorità” della politica estera italiana: una dichiarazione interlocutoria rispetto ad altre che in Europa hanno applaudito alla caduta di Assad e aperto una linea di credito con Hayat Tahrir al-Sham (Hts) le altre fazioni islamiste salite al potere.

L'equilibrismo tra dichiarazioni di facciata e diplomazia dietro le quinte è una costante della politica internazionale e lo stesso mondo arabo ha progressivamente riammesso la Siria di Assad nei propri ranghi per contrastare l'influenza dell'Iran sulla regione.

L'Italia si è per ora allineata ad altri Paesi Ue (Austria, Germania, Svezia e Danimarca) nel sospendere la valutazione delle richieste d’asilo dei cittadini siriani.

Ma il quotidiano francese conclude come Roma stia ancora cercando di capire la propria posizione verso il governo provvisorio di Hts, rischiando però di “perdere un'altra scommessa".

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