Nel suo discorso la candidata alle elezioni presidenziali ha fatto appello all'unità nazionale e al patriottismo. Ha poi difeso con forza l'Ucraina e la Nato e ha detto di star lavorando per porre fine alla guerra a Gaza. Tema chiave la protezione federale dei diritti riproduttivi
Kamala Harris ha ufficialmente accettato la candidatura democratica alle elezioni presidenziali del 5 novembre e ha promesso una "nuova strada" per gli Stati Uniti.
Con il suo discorso, pronunciato a chiusura dell'ultimo giorno della Convention nazionale democratica di Chicago, Harris ha definito questa elezione una battaglia collettiva, facendo appello all'unità nazionale e al patriottismo e promettendo di essere la "presidente di tutti gli americani" e di creare "un'economia delle opportunità".
"Amo il nostro Paese con tutto il cuore. Ovunque vada e chiunque incontri, vedo una Nazione pronta ad andare avanti, pronta per il prossimo passo e per l'incredibile viaggio che è l'America", ha detto. "Non torneremo indietro", è lo slogan.
La vicepresidente uscente si è presentata come una leader forte che proteggerà le libertà degli statunitensi e che incarna i valori della Nazione. Con la stessa finalità sono saliti sul palco gli speaker che l'hanno preceduta durante la giornata, incentrata appunto sul tema della sicurezza del Paese e delle persone.
Harris ha quindi abbracciato la sua carriera da procuratrice, che alle primarie di quattro anni fa aveva messo molto in secondo piano nel timore di perdere consensi a sinistra. E questo l’ha portata a criticare il suo avversario repubblicano, con uno dei passaggi più incisivi del discorso: "Donald Trump non è una persona seria. Ma le conseguenze di rimettere Donald Trump alla Casa Bianca sono estremamente serie".
"Potete star certi che metterò sempre il Paese davanti al partito e a me stessa. Che mi aggrapperò ai più sacri e fondamentali principi del nostro Paese. [...] Sarò una presidente che unisce le persone attorno alle loro più alte aspirazioni. Che guida e che ascolta. Che è realistica. Pratica. Che ha buon senso", ha detto Harris.
Immigrazione e diritti riproduttivi
La difesa della libertà delle persone è proprio il tema centrale della campagna elettorale di Harris, soprattutto ma non solo dei diritti riproduttivi e dell'accesso all'aborto.
Ha attaccato Trump per aver nominato un giudice conservatore alla Corte Suprema, che ha poi annullato la sentenza Roe v Wade, che aveva protetto il diritto federale all'aborto per decenni. "Ora se ne vanta", ha detto. "In poche parole, sono fuori di testa".
L'aborto è un tema su cui molti democratici hanno voluto vedere Harris capitalizzare ed è un argomento che ha galvanizzato gli elettori democratici alle urne.
Harris ha anche parlato della sua politica sull'immigrazione, affermando che il fallimento della proposta di legge bipartisan sulla sicurezza delle frontiere, quest'anno al Congresso, è da imputare a Donald Trump, che "ritiene che un accordo sui confini avrebbe danneggiato la sua campagna elettorale, così ha ordinato ai suoi alleati al Congresso di uccidere l'accordo".
La vicepresidente uscente ha detto che intende riportare nelle Aule il disegno di legge e firmarlo: "Mi rifiuto di fare politica con la nostra sicurezza". Durante l'amministrazione Biden sono stati trattenuti al confine meridionale numeri record di migranti e il numero di attraversamenti illegali è diminuito per cinque mesi consecutivi.
La posizione sulla guerra in Ucraina e a Gaza
Passando alla politica estera, la vicepresidente uscente ha ribadito il suo sostegno all'Ucraina, che da oltre due anni combatte una guerra contro la Russia. "Come presidente, sosterrò con forza l'Ucraina e i nostri alleati della Nato", ha dichiarato Harris.
A tal proposito ha criticato i commenti del candidato repubblicano Donald Trump sulla guerra e ha detto che cinque giorni prima dell'invasione russa del febbraio 2022 aveva "avvertito il presidente Zelensky".
Non c'è stato alcun cambiamento di posizione rispetto all'amministrazione Biden su Israele, con la Harris che ha dichiarato che difenderà sempre l'alleato chiave degli Stati Uniti nel Medio Oriente. Ma ha anche detto che è giunto il momento di porre fine alla guerra di oltre dieci mesi in corso a Gaza e di star lavorando "giorno e notte" in tal senso: "Ora è il momento di concludere un accordo sugli ostaggi e sul cessate il fuoco", ha dichiarato.
Harris ha criticato la violenza "indicibile" che ha avuto luogo durante l'incursione di Hamas in Israele il 7 ottobre, ma ha anche detto che "ciò che è accaduto a Gaza negli ultimi dieci mesi è devastante". "Così tante vittime innocenti. Persone disperate, affamate, costantemente in fuga. La dimensione della sofferenza è lancinante. Vogliamo che questa guerra finisca. [...] Che il popolo palestinese realizzi il suo diritto alla libertà, alla sicurezza e all’autodeterminazione", ha detto.
Parole che hanno suscitato gli applausi del pubblico, ma che non sono arrivate ai manifestanti pro Palestina che hanno protestato come ogni giorno della Convention fuori dal palazzetto di Chicago, contrariati dal continuo sostegno militare degli Stati Uniti all'operazione israeliana nella Striscia.