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Politica UE. Dopo Spagna e Irlanda la maggioranza dell'Ue è destinata a riconoscere la Palestina?

Majdi Mohammed/AP
Majdi Mohammed/AP Diritti d'autore Majdi Mohammed/AP
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Di Marta PachecoCynthia Kroet, Isabel Marques da Silva
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

I Paesi dell'UE appaiono attualmente divisi sul riconoscimento dello Stato palestinese. Ma alcuni esperti ritengono che i passi compiuti da Madrid e Dublino possano provocare un effetto a catena

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La decisione di Irlanda e Spagna di riconoscere ufficialmente lo Stato palestinese, insieme alla Norvegia, potrebbe innescare un effetto-domino tale da portare la maggior parte dei Paesi dell'Unione europea a dichiararsi favorevoli. È quanto ipotizzano degli esperti raggiunti da Euronews. Tuttavia, la Germania continua a mantenere una posizione prudente, e la Commissione europea ha preferito smarcarsi, dichiarando di non avere un ruolo in tale questione. 

La vice prima ministra belga: "Dobbiamo seguire l'esempio di Irlanda e Spagna"

È probabile che i Paesi che riconosceranno formalmente la Palestina lo faranno sulla base dei confini stabiliti nel 1967. Le prime decisioni ufficiali arriveranno il 28 maggio, sette mesi dopo lo scoppio della guerra nella Striscia di Gaza, nel corso della quale hanno perso la vita almeno 35.500 palestinesi e 1.470 israeliani.

James Moran, ricercatore del think tank Centre for European Policy Studies (CEPS), con sede a Bruxelles, ritiene sia ormai probabile che Belgio, Malta e Slovenia seguano i passi di Irlanda e Spagna. La vice prima ministra belga Petra De Sutter, che ha condannato le azioni di Israele a Gaza, ha spiegato su X che il Belgio deve seguire l'esempio di Irlanda e Spagna. "Se altri cinque Paesi riconoscessero la Palestina come Stato - osserva - la maggioranza dei 27 Paesi dell'UE risulterebbe favorevole".

Un primo passo per la soluzione a due Stati?

Secondo Moran, l'Alto rappresentante dell'UE per gli Affari esteri, Josep Borrell, potrebbe inoltre affermare che, sebbene non ci sia ancora una posizione comune tra gli Stati membri, le decisioni di Dublino e Madrid rappresentano "un segnale di movimento verso un orizzonte politico più chiaro per i palestinesi". E una base per una "seria iniziativa futura su colloqui finalizzati a una soluzione a due Stati".

Tuttavia, un portavoce del dipartimento Affari Esteri dell'UE ha insistito sul fatto che "il riconoscimento della Palestina non è una competenza dell'UE: è una decisione assunta da due Stati membri e non spetta a noi commentarla". 

Ciò nonostante, secondo Moran il passo compiuto da Irlanda e Spagna potrà contribuire a risollevare "parte della credibilità dell'UE" agli occhi del mondo arabo. Ciò dopo mesi nel corso dei quali in molti hanno avuto la sensazione di una politica fatta "di due pesi e due misure", confrontando la posizione dell'Unione su Gaza e sull'Ucraina.

All'interno dell'UE, Bulgaria, Cipro, Cechia, Ungheria, Malta, Romania, Polonia, Slovacchia e Svezia hanno già fatto passi avanti verso il riconoscimento dello Stato palestinese. Tali iniziative sono osteggiate da Tel Aviv, secondo il cui governo così verrà "alimentata l'instabilità" e si ostacolerà qualsiasi prospettiva di pace in Medio Oriente.

"Un segnale concreto per entrambe le parti in causa"

Edouard Rodier, direttore generale del Consiglio norvegese per i rifugiati, ha definito l'annuncio di oggi una "mossa simbolica" attesa da tempo. "È anche un segnale concreto per la parte più forte, Israele, e per i palestinesi - ha osservato - rispetto al fatto che la situazione attuale non può continuare così. L'uguaglianza di status tra le due parti è un passo avanti verso una soluzione pacifica, a cui aneliamo in quanto operatori umanitari che devono rimettere assieme i cocci dopo ogni nuova guerra".

Anche il parlamentare europeo irlandese Barry Andrews (PPE) ritiene quello di oggi un giorno "storico" per l'Irlanda e pensa che l'UE debba ora seguire l'esempio di Dublino "per concedere una possibilità di pace e di soluzione dei due Stati. Il riconoscimento da parte dell'Irlanda da solo non risolverà immediatamente il conflitto, ma è un passo in un lungo processo verso la ricostituzione di un percorso politico verso la pace".

In Germania dibattito acceso sulla questione palestinese

Anche altri Paesi dell'UE sono favorevoli alla soluzione dei due Stati, anche se hanno opinioni diverse sul modo migliore di affrontarla; alcuni, come la Germania e i Paesi Bassi, ritengono che debba essere raggiunta attraverso colloqui diretti tra Palestina e Israele. Il legislatore tedesco Moritz Körner (Renew), presidente del partito liberale tedesco Free Democratic Party (FPD) al Parlamento europeo, ha criticato le posizioni dei socialdemocratici tedeschi (SPD) che chiedono il riconoscimento dello Stato palestinese: "Dopo che Hamas ha brutalmente assassinato, stuprato e rapito centinaia di persone, la risposta degli esponenti dell'SPD passa per riconoscerne la sovranità". 

Mantenendo una posizione più diplomatica, il ministero degli Esteri tedesco ha dichiarato oggi in una conferenza stampa che "ogni Paese prende la propria posizione" sulla questione. "Uno Stato indipendente per la Palestina rimane l'obiettivo della politica estera tedesca, una soluzione a due Stati darebbe a palestinesi e israeliani una vita in pace, fianco a fianco", ha aggiunto un portavoce del governo di Berlino.

In Portogallo, il nuovo primo ministro Luis Montenegro ha dichiarato che il Paese "non andrà fino in fondo" come ha fatto la Spagna se non ci sarà un approccio concertato da parte dell'UE, dopo una visita del suo omologo Pedro Sanchez a Lisbona, il cui obiettivo era proprio quello di strappare l'appoggio del governo lusitano.

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