Sebbene l'ombra di Trump continui a incombere sui candidati repubblicani e a mettere in secondo piano i loro programmi elettorali, i Repubblicani restano legati all'ex presidente, i cui voti possono permettere di vincere le primarie di partito
Nel 2016 si scatenò un "uragano mediatico" che ha cambiato il panorama politico americano.
Sette anni dopo, nel 2023, Donald Trump (ora 77 anni) è di nuovo sotto i riflettori.
Questa volta non solo per il suo discusso mandato di presidente (2016-2020), ma anche per i processi penali e civili in corso e per la sua discussa intenzione di tornare a candidarsi alle elezioni presidenziali del 2024.
L'ex presidente rimane una calamita mediatica e un punto focale della dialettica politica all'interno del Partito Repubblicano americano.
In un'intervista a distanza, Scott Lucas, docente di Politica americana all'Università di Birmingham, tira in ballo la memorabile dichiarazione di Trump durante la campagna elettorale del 2016.
Il professor Lucas sottolinea che, in realtà, ci sono tanti americani che sosterrebbero l'ex presidente a prescindere dalle circostanze.
L'insistenza di Trump sulla sua innocenza e le sue denunce, sostenendo di essere vittima di una caccia alle streghe da parte dei media (e di connivenza tra Casa Bianca a giudici), è in perfetta sintonia con i suoi sostenitori.
Invece di abbandonarlo, sono diventati ancora più impegnati nella causa dell'ex inquilino della Casa Bianca.
Guai a chi critica Trump, tra i Repubblicani...
Ma Greg Swenson, presidente dell'organizzazione "Republicans Abroad in the UK", avverte che mentre i trumpisti rimangono allineati al progetto MAGA (Make America Great Again), l'eventualità di una condanna penale o di ulteriori incriminazioni non giocherebbe a favore di Trump.
"Nelle primarie questa situazione sta chiaramente aiutando Trump, ma i processi e le incriminazioni probabilmente lo danneggeranno più che aiutarlo, nelle elezioni per la Casa Bianca. Inoltre, così facendo Trump sta distogliendo l'attenzione dagli altri candidati", sottolinea Swenson. "E per lui è sicuramente un vantaggio".
Al dibattito di mercoledì sera in Wisconsin, sei candidati repubblicani su otto hanno detto: "Anche se viene condannato, sono comunque favorevole alla sua presidenza".
E questo perché il calcolo politico per quasi tutti i candidati è il seguente: chi critica Trump dicendo che non dovrebbe essere in corsa per nessuna carica, perde ogni possibilità di ottenere voti trumpisti.
E questo è stato il "fenomeno" nel Partito Repubblicano da quando Trump è diventato presidente nel 2016", afferma il professor Lucas, che sottolinea il ruolo dei media nel "consolidare" il dominio del personaggio-Trump rispetto ad una sincera e costruttiva discussione politica.
Trump e il suo dominio mediatico da "direttore del circo"
Lucas sostiene che la costante attenzione dei media nei confronti di Trump "crea un circuito di feedback".
"Quello che succede è che i media stanno regalando tutta l'attenzione a Trump. Se i media livellassero la sfida in termini di copertura dei candidati e delle questioni politiche, invece di trattare il tutto come un circo, con Donald Trump come direttore del circo, allora si potrebbe avere un vero processo politico democratico, piuttosto che una quotidianità in cui i media favoriscono il tentativo di Trump di consacrarsi come unico candidato repubblicano", osserva Lucas.
Né Trump né Biden per il 2024
Nonostante la continua influenza di Trump nelle primarie repubblicane, nel Paese sta crescendo la sensazione che sia giunto il momento di andare avanti e guardare oltre.
L'ombra di Trump, pur allungandosi a dismisura, non impedisce a un gran numero di cittadini statunitensi di sognare un drastico cambiamento di rotta.
Swenson osserva che tre-quarti degli elettori americani vogliono evitare che si ripeta il confronto Trump-Biden per la Casa Bianca 2024.
Questa cifra comprende sia i Repubblicani che i Democratici, il che suggerisce una richiesta ormai totale di nuovi volti e nuove prospettive in politica.
Anche un sondaggio di Associated Press e Chicago University punisce i due big della politica americana: Biden viene definito "old" e Trump "corrupt"...
Arrivederci al 2028...
Swenson ipotizza che anche all'interno del Partito Repubblicano, se il Presidente Biden non si candiderà, molti potrebbero ritenere che sia giunto il momento di voltare pagina. E lasciar perdere Trump...
La prospettiva di correre contro un democratico più giovane e fresco potrebbe influenzare la dinamica politica repubblicana.
Ciò riflette uno spostamento dell'opinione pubblica nazionale verso la ricerca di nuove alternative politiche e il desiderio di allontanarsi dalla polarizzazione che ha caratterizzato l'era-Trump.
Ma Biden e Trump non mollano: per un volto nuovo, probabilmente, bisognerà attendere il 2028...