Sudan, l'Onu si prepara all'esodo di 800mila persone. Si combatte nonostante l'ombra dei negoziati

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Di Michela Morsa
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Già più di 70mila civili hanno lasciato il Paese rifugiandosi oltre confine. Le parti rivali avrebbero accettato di inviare i loro rappresentanti per dei possibili negoziati in Arabia Saudita

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Lunedì si sono intensificati i combattimenti nella capitale del Sudan, nonostante solo il giorno prima le parti si fossero accordate per rinnovare il cessate il fuoco per altre 72 ore. Dopo più di 15 giorni di violenti scontri tra l'esercito regolare e le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf), Khartoum è una città semi distrutta, sull'orlo del disastro umanitario. 

Un inviato dell'Onu riferisce che i due generali rivali hanno accettato di inviare dei rappresentanti per i negoziati, potenzialmente in Arabia Saudita, ma intanto risuonano gli attacchi aerei e l'artiglieria, e un denso fumo nero aleggia sulla capitale e sulle città vicine. 

Ed entrambe le parti vantano progressi sul campo. L'esercito sudanese ha dichiarato di aver dimezzato l'efficacia di combattimento delle Rsf e di aver impedito ai paramilitari di cercare di rafforzare le loro posizioni nella capitale. Le Rsf hanno affermato di controllare ancora le principali località di Khartoum e di star respingendo i rinforzi dell'esercito.

La situazione umanitaria si aggrava di giorno in giorno e spinge migliaia di sudanesi a fuggire dal Paese. Secondo le Nazioni unite, sono almeno 70mila le persone che hanno già lasciato il Sudan rifugiandosi nei Paesi vicini, principalmente Egitto, Ciad, Repubblica Centrafricana, Etiopia e Sud Sudan. Altre sono riuscite a imbarcarsi sulle navi di evacuazione, attraversando il Mar Rosso e raggiungendo l'Arabia Saudita.

L'Onu ha dichiarato che la sua agenzia per i rifugiati si sta preparando a un esodo di massa. In un Paese che conta 46 milioni di abitanti, il conflitto potrebbe costringere più di 800mila persone a fuggire.

Intanto, le persone intrappolate dai combattimenti sono a corto di cibo e di acqua potabile, scarseggia il carburante e la fornitura di energia elettrica, la maggior parte delle cliniche e degli ospedali del Paese sono fuori servizio e l'aumento dei costi di trasporto rende sempre più difficile partire. 

Domenica è arrivato il primo carico da otto tonnellate di aiuti umanitari della Croce rossa, mentre il Programma alimentare mondiale ha annunciato che ricomincerà a distribuire cibo nelle località in cui è garantito l'accesso umanitario, revocando la sospensione temporanea delle operazioni seguita all'uccisione di un operatore della missione. 

Martedì arriverà in Sudan anche il sottosegretario agli Affari umanitari dell'Onu, Martin Griffiths, inviato a coordinare gli sforzi di soccorso. "La portata e la velocità di ciò che sta accadendo in Sudan è senza precedenti", ha dichiarato Griffiths. 

Secondo il ministero della Sanità, sono state uccise almeno 530 persone e 4.599 ferite. Le Nazioni Unite hanno riportato un numero simile di vittime, ma ritengono che il bilancio reale sia molto più alto.

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