In Israele lo stop alla riforma della giustizia non ferma le protese

A Tel Aviv bloccato il tratto dell'autostrada Ayalan durante le proteste per la riforma della giustizia
A Tel Aviv bloccato il tratto dell'autostrada Ayalan durante le proteste per la riforma della giustizia Diritti d'autore JACK GUEZ/AFP or licensors
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Di Gianluca Martucci
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A Tel Aviv bloccata un'autostrada, a Gerusalemme in migliaia davanti alla residenza del presidente Isaac Herzog che conduce le trattative

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Con la sospensione del progetto di riforma della giustizia annunciata lunedì 27 marzo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato di voler "evitare una guerra civile". Giunte alla loro tredicesima settimana consecutive le proteste contro l'iniziativa del governo non accennano ad attenuarsi. 

Mentre il testo è ora oggetto di negoziati tra la coalizione di governo, quella più a destra nella storia del Paese, e i partiti di opposizione, la gente scende in strada per chiederne il ritiro immediato. In una nuova notte di scontri i manifestanti hanno bloccato un tratto dell'autostrada Ayalon a Tel Aviv. A Gerusalemme invece i manifestanti hanno protestato davanti alla residenza del presidente Isaac Herzog, dove sono ospitati i colloqui tra le parti

La crisi politica nella quale il Paese è piombato (la peggiore degli ultimi decenni), si concentra intorno alla figura del primo ministro, accusato anche di conflitto di interessi in quanto imputato penale.

I nodi principali della riforma

Secondo quanto prevede il testo proposto da Netanyahu, il Parlamento avrebbe il potere di annullare con la maggioranza dei componenti le decisioni della Corte Suprema e di limitare la capacità di quest'ultima di rivedere le leggi.

La riforma dà anche maggiore discrezionalità ai politici nella nomina dei giudici. Il governo in particolare potrebbe incidere maggiormente nella commissione che nomina i giudici delll'alta corte. I ministri non sarebbero tenuti a seguire i pareri dei loro consulenti legali, guidati dal procuratore generale, come invece devono fare al momento per legge.

Secondo molti, a rischio è il sistema di pesi e contrappesi della democrazia israeliana, visto il ruolo che la Corte suprema svolge in un sistema caratterizzato dalla mancanza di una costituzione scritta e di un capo dello Stato che abbia la facoltà di poter rimandare le leggi in Parlamento. Chi sostiene la riforma afferma che sia necessario ridurre i poteri di una Corte "eccessivamente interventista". Per altri invece è in atto un vero e proprio colpo di stato.

In molti sono scettici sulla reale efficacia della mediazione del presidente Isaac Herzog. La coalizione di governo è unita nel riportare il progetto in Parlamento anche si i colloqui dovessero naufragare.

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