Washington non invierà nessun rappresentante governativo in Cina, in segno di protesta contro il genocidio degli uiguri e altre violazioni dei diritti umani
Alle Olimpiadi Invernali di Pechino non ci saranno rappresentanti del governo statunitense. Lo ha confermato la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, spiegando che questo boicottaggio "diplomatico" è dovuto al fatto che il governo cinese stia portando avanti un genocidio contro la minoranza uigura e che continui a commettere violazioni dei diritti umani.
Questo non significa che gli atleti statunitensi boicotteranno la rassegna a cinque cerchi, come ha precisato in conferenza stampa Psaki: "Gli atleti del Team USA hanno il nostro pieno sostegno. Saremo con loro al 100%, tiferemo per loro da casa ma non contribuiremo alla fanfara dei Giochi. La rappresentanza diplomatica degli Stati Uniti tratterebbe questi Giochi come ordinaria amministrazione di fronte alle gravi violazioni dei diritti umani e alle atrocità della Repubblica Popolare Cinese nello Xinjiang e noi semplicemente non possiamo farlo".
Il boicottaggio "vero" del 1980
Nel 1980 gli Stati Uniti boicottarono in toto le Olimpiadi di Mosca, impedendo ai propri atleti di gareggiare, in segno di protesta contro l'invasione sovietica dell'Afghanistan, inziata il 25 dicembre 1979. 65 Paesi seguirono l'esempio di Washington e non partirono per la Russia. Altri 15 paesi, tra i quali l’Italia, decisero di partecipare ma sotto la bandiera olimpica. Quattro anni dopo, a Los Angeles l'Unione sovietica e altri 13 Paesi non presero a parte ai Giochi.