Sudan, due giorni di disobbedienza civile. Proteste e manifestazioni contro il colpo di stato

Sudan, due giorni di disobbedienza civile. Proteste e manifestazioni contro il colpo di stato
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Di Debora Gandini Agenzie:  ANSA
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Due giorni di disobbedienza civile in Sudan, Nel paese proseguono le proteste degli attivisti contro il colpo di stato militare. Stallo nei negoziati con la comunità internazionale

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Negozi e uffici pubblici chiusi, blocchi stradali e vie deserte. Si presenta così Khartoum, la capitale del Sudan dove sono iniziati, come in tutto il Paese, due giorni di disobbedienza civile. Un segno di protesta contro il colpo di stato del mese scorso.  

Le forze di sicurezza sudanesi hanno usato i gas lacrimogeni per disperdere una seconda manifestazione anti-golpe nel turbolento quartiere Bourri. Gli attivisti hanno annunciato un programma di proteste con manifestazioni di massa il 13 novembre sotto lo slogan "Nessun negoziato, nessun partenariato, nessun compromesso".

Il golpe guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, di fatto ha interrotto quell’accordo di condivisione del potere tra militari e civili che era stato concordato dopo il rovesciamento di Omar al-Bashir nel 2019. Un’intesa che avrebbe dovuto portare alle elezioni democratiche entro la fine del 2023.

Con il colpo di stato il Sudan è precipitato nuovamente nel caos più totale. Dopo lo scioglimento il 25 ottobre da parte del generale Abdel Fattah al-Burhan di tutte le istituzioni del Paese e l'arresto di quasi tutti i civili con cui condivideva il potere, nel Paese si sono svolte numerose manifestazioni. Negli scontri con le forze di sicurezza intervenute per disperdere la folla nella capitale ci sono stati decine di morti e oltre 300 feriti.

Gli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite per il rilascio delle persone arrestate e il ritorno alla calma sono serviti a poco, secondo quanto riferito da funzionari del deposto governo. Intanto gli arresti degli attivisti pro-democrazia proseguono in un Sudan in mano ai militari.

Un Paese sull'orlo della catastrofe

Alcune delegazioni hanno espresso grande preoccupazione su ciò che sta accadendo in Sudan, ha dichiarato Ammar Mahmoud della Missione Permanente del Paese presso le Nazioni Unite. "Pur comprendendo tale stato d’animo ribadiamo la necessità che la comunità internazionale, e soprattutto il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, continuino a fornire il proprio sostegno al popolo sudanese in un momento così delicato."

Dopo il colpo di Stato, la Banca Mondiale ha deciso di sospendere gli aiuti economici al Sudan, facendo pressione sui militari affinché restituiscano il potere ai civili. Il congelamento degli aiuti potrebbe avere conseguenze disastrose per un paese che da tempo si trova in una gravissima situazione economica.

Il Sudan aveva iniziato a ricevere fondi lo scorso marzo, dopo trent’anni: finora sono arrivati circa 3 miliardi di dollari, destinati alla ripresa economica e sociale. Senza dimenticare la questione del Sud Sudan.

Una fragile democrazia

Il golpe è arrivato dopo mesi di tensione tra gruppi militari e civili, chiamati a condividere il potere dopo la destituzione da parte delle Forze di Libertà e Cambiamento nel l’aprile 2019 dell’ex leader Omar al-Bashir. La comunità internazionale, con a capo gli Stati Uniti, aveva sostenuto un governo di transizione composto da politici e alcuni deputati delle milizie locali. 

Due anni di discussioni e manifestazioni finiti il 21 settembre scorso, quando un tentativo di golpe per mano di alcuni miliziani aveva riportato la tensione tra le strade delle città. Da una parte i sostenitori di al-Bashir davanti al Parlamento chiedevano la destituzione di tutti i ministri di transizione. Il premier Abdallah Hamdok per sedare la tensione aveva annunciato per il 17 novembre 2021 elezioni libere e democratiche come richieste dal popolo. 

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