Tunisia: allarme internazionale, si moltiplicano gli appelli al presidente Saied

Tunisia: allarme internazionale, si moltiplicano gli appelli al presidente Saied
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Evitare la violenza e rispettare la Costituzione: allarme internazionale per la situazione in Tunisia

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"Evitare la violenza". "Rispettare la Costituzione", "Tornare alla normalità istituzionale": da Bruxelles a Washington, passando dalla vicina Algeria e da numerose cancellerie occidentali, si moltiplicano gli appelli al presidente tunisino Kaies Saied, dopo la cacciata del premier Mechichi e la sospensione della attività del Parlamento, con cui domenica ha di fatto assunto la guida del Paese.

Preoccupazione anche dalle Nazioni Unite: "Stiamo seguendo la situazione molto da vicino - la posizione del segretario generale, Antonio Guterres, espressa dal portavoce Farhan Haq-. Invitiamo le parti in causa alla moderazione, ad astenersi dalla violenza e a garantire la calma. Ogni divergenza venga risolta con confronto e dialogo".

L'appello UE: "No alla violenza, si rispettino Costituzione, Stato di diritto"

Mentre la Lega Araba ha assicurato pieno sostegno al popolo tunisino e il principale partito islamista algerino ha denunciato un "colpo di Stato" contro "Costituzione e volontà dei nostri fratelli tunisini", l'Unione europea ha invitato al rispetto della Costituzione, delle istituzioni, dello Stato di diritto e ad evitare il ricorso alla violenza. 

 Prima per bocca del Segretario di Stato Anthony Blinken - che ha telefonato al presidene Saied -, poi della portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, gli Stati Uniti hanno espresso "preoccupazione" e "invitato al rispetto dei principi democratici. 

"Siamo allarmati dagli sviluppi della situazione in Tunisia - ha detto -, proprio nel momento in cui poi le autorità stanno provando a stabilizzare l'economia del Paese, a far fronte a una ripresa della pandemia di Covid e a migliorare gli standard di vita della popolazione".

Il colpo di mano di Saied autorizzato dalla Costituzione

La mossa di Saied, avvenuta nell'esercizio di prerogative che gli riconosce l'art. 80 della Costituzione tunisina in caso di "pericolo imminente per la nazione, la sicurezza o l'indipendenza del Paese", segue forti mobilitazioni di piazza contro il governo e divergenze che da sempre lo separavano dal premier Mechichi. 

In carica appena dal settembre dello scorso anno, Mechichi era già il terzo capo di governo in un anno. 

Il suo costante disaccordo con il Parlamento e il presidente Saied aveva però da allora paralizzato dinamiche istituzionali e gestione del Paese, portando a una situazione di stallo.

Colpo di stato o sblocco dello stallo? Tunisia divisa sulla mossa del Presidente

Ad esasperare la popolazione, in un delicato momento di incertezze economiche e protratta instabilità politica, è stata poi la gestione della pandemia, che ha portato gli ospedali del Paese a mancare di ossigeno per i pazienti. 

Con circa 18.000 decessi su una popolazione di 12 milioni di abitanti, la Tunisia registra uno dei più elevati tassi di mortalità su scala mondiale. 

È in questo contesto, che nelle ore precedenti al colpo di mano del presidente Saied, la popolazione era scesa in strada in diverse città, per manifestare contro il governo e protestare per la gestione della pandemia. 

Accolti con favore da parte dei tunisini, congelamento del parlamento per 30 giorni e cacciata di Mechichi sono stati fortemente criticato da Ennahdha, il principale partito islamista. Il suo leader e presidente del Parlamento, Rached Ghannouchi, ha parlato di "colpo di Stato", cui "militanti del partito e popolo tunisino sapranno opporsi".

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