I conservatori di Sns avrebbero ottenuto il 63,4% dei voti
Il Partito del progresso serbo (Sns), guidato dal presidente Aleksandar Vucic, avrebbe stravinto le elezioni parlamentari e amministrative, nel primo voto nazionale d'Europa, da quando sono state allentate le restrizioni per la pandemia di Covid-19. Secondo la tv pubblica serba, che ha diffuso i primi dati parziali della consultazione, i conservatori di Sns - al potere dal 2012 - avrebbero ottenuto il 63,4% dei voti. Una vittoria schiacciante, insomma. 6 milioni e 600mila elettori erano chiamati alle urne, per quel voto che era inizialmente previsto ad aprile, ma che è stato rinviato a causa della crisi sanitaria.
Dopo aver votato in un seggio di Belgrado, il Capo di Stato si era detto contento di assistere a delle elezioni senza irregolarità, che si stavano svolgendo in un clima democratico: "Sono molto contento di vedere che fino a mezzogiorno non ci siano state gravi irregolarità, che le elezioni si stanno svolgendo in un clima democratico e che ci sono meno incidenti che mai, nell'era della nostra democrazia parlamentare", aveva dichiarato alla stampa il Capo di Stato.
Opposizione frammentata
Il successo dei conservatori era quasi scontato alla vigilia, a causa della frammentazione dell'opposizione, con il principale gruppo "Alleanza per la Serbia" che aveva deciso di boicottare, in segno di protesta contro la politica ritenuta "autoritaria" del presidente, in particolare sui media e sulle istituzioni statali. La Freedom House, con sede negli Stati Uniti, ha recentemente bollato il Paese come "regime ibrido", invece che come democrazia. "Mi aspetto che il signor Vucic, come leader del più grande partito politico, inizi un processo per spostare il potere dalle mani degli individui alle istituzioni del sistema", dice un elettore. "Credo che questa sia la cosa più importante da fare".
Vucic, che in precedenza era stato due volte primo ministro, sta cavalcando una nuova ondata di popolarità, per aver tenuto sotto controllo l'epidemia di Covid-19in Serbia, con circa 261 morti in un Paese da oltre 8 milioni di abitanti.