Roma, Ankara e la Libia. Come l'Italia cerca di ritagliarsi un ruolo nel ginepraio di Tripoli

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Di Alberto De Filippis
Roma, Ankara e la Libia. Come l'Italia cerca di ritagliarsi un ruolo nel ginepraio di Tripoli
Diritti d'autore  AFP

Il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, ha invitato in Turchia l’omologo italiano, Luigi Di Maio, per un incontro bilateraleFra i temi sul tappeto il processo di adesione di Ankara all’Unione, un'opinione sull’evoluzione della pandemia – circostanza che la Turchia ha sfruttato per rilanciare il proprio status internazionale, provvedendo a fornire assistenza a tanti Paesi ma soprattutto il dossier Libia.

La Turchia dopo un accordo di novembre 2019 – ha schierato soldati e mezzi a sostegno del governo onusiano di Tripoli. Un aiuto che ha permesso alle forze del premier al Serraj di sconfiggere l’offensiva lanciata 14 mesi fa dal signore della guerra dell’Est, Khalifa Haftar, nel tentativo di conquistare la capitale e diventare il nuovo rais.

Ankara pianifica una presenza militare fissa in Tripolitania, e per questo Cavusoglu ha già incontraro Sarraj. ma vuole anche giocare la partita degli idrocarburi nell’offshore libico e imporsi come potenza predominante nel bacino. In questo coacervo di interessi l’integrazione europea della Turchia potrebbe essere un approccio per arrivare a una specie di cessate-il-fuoco in Libia. Se tacessero le armi, paradossalmente, la cosa potrebbe togliere peso alla presenza turca e russa in Cirenaica e ai piani di spartizione fra Mosca ed Ankara. Una sorta di bilanciamento che potrebbe permettere a Roma di tornare a giocare un ruolo importante in Africa.