La missione a guida italiana ha già funzionato da deterrente, secondo Josep Borrell
Settimana importante per le missioni dell'Unione europea. Passato il picco della crisi coronavirus, le potenze europee si siederanno attorno a un tavolo per parlare degli uomini e mezzi impiegati nelle varie missioni. Tra questa c'è Irini, l'operazione che pattuglia il Mediterraneo centrale con navi, aerei e satelliti a caccia dei trafficanti di armi verso la Libia. A dar man forte all'operazione ci ha pensato il Consiglio di Sicurezza Onu, che il 5 giugno ha esteso per un anno l'autorizzazione a ispezionare navi sospette di violare l'embargo di armi verso la Libia, dove da 14 mesi le forze di Haftar si contrappongono a quelle di al-Serraj. Una risoluzione molto importante per la missione Irini, che è considerata l'unica via per aprire la strada per il cessate il fuoco. Al momento la missione, operativa dal 4 maggio, può contare solo su una fregata greca e tre aerei lussemburghese, tedesco e polacco. Nonché sul supporto di SatCen, il centro satellitare dell'Unione europea.
Il ministro degli Esteri dell'Unione europea, Josep Borrell, ha fatto un plauso all'operazione, che avrebbe prodotto in un mese già qualche risultato in termini di informazioni condivise con il panel di esperti dell'Onu e per l'effetto di deterrenza, che ha avuto anche per il contrabbando di petrolio.
La missione, il cui mandato scade il 31 marzo 2021, è a guida italiana, con l'ammiraglio Fabio Agostini. Il suo vice è il francese Jean-Michel Martinet. Mentre nella carica di force commander (il comandante in mare, responsabile dei mezzi dispiegati nel Mediterraneo centrale) attualmente c'è l'italiano Ettore Socci, ma a ottobre sarà sostituito dal greco Theodoros Mikropoulos. Secondo l'accordo trovato a Bruxelles, infatti, in questa carica si alterneranno un comandante italiano e uno greco.