Clima: Germania abbandonerà il carbone entro il 2038

Clima: Germania abbandonerà il carbone entro il 2038
Di Giulia Garofalo
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La Germania, Paese con il piu' alto numero di centrali, uscirà dal carbone entro il 2038, smantellando tutti gli impianti e preparando il graduale passaggio a fonti rinnovabili. Lo ha annunciato la Commissione di esperti incaricati dal Governo di Berlino che ha raggiunto l'accordo internazionale.

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La Germania smetterà di bruciare carbone per generare elettricità entro il 2038, un'azione che contribuisce agli sforzi internazionali finalizzati a contenere gli effetti del cambiamento climatico.

Berlino avrà 20 anni di tempo per assicurarsi che le centrali a carbone vengano completamente dismesse, cercando parallelamente di arginare le ricadute economiche negative del settore.

Lo ha annunciato una Commissione (la 'Coal Commission', Commissione per il Carbone) nominata dal Governo che, tra gli altri provvedimenti, mette a disposizione almeno 40 miliardi di euro di aiuti alle regioni in phase-out (fase di transizione, verso l'uscita dal carbone) che pianificano il graduale smantellamento degli impianti, per limitare le alte perdite stimate per l'abbandono di questa fonte tradizionale di produzione di energia elettrica.

A capo della 'Coal Commission', il manager e politico tedesco Ronald Pofalla (appartenente all'Unione cristiano-democratica - CDU) ha commentato questa mossa pioneristica della Germania, Paese con il maggior numero di impianti a carbone in Europa.

"Ce l'abbiamo fatta! Il 96% dei membri della Commissione ha approvato il progetto, che è stato ampiamente discusso e finalizzato durante la notte." - cosi ha affermato Pofalla - "Se riusciremo a implementarlo - perchè crediamo in questo importante traguardo - saremo tra quei pochi Paesi che, entro il 2038, raggiungeranno gli obiettivi prefissati nell'ambizioso accordo internazionale".

I piani elaborati della Commissione di tecnici e specialisti del dossier 'Carbone' sono al centro della strategia che la Germania ha studiato e messo a punto per il passaggio dai combustibili fossili alle rinnovabili, le nuove fonti di energia 'amiche dell'ambiente' che hanno totalizzato oltre il 40% del mix energetico del 2018, surclassando per la prima volta il carbone.

Oltre la metà delle 619 centrali a carbone europee vive attualmente una fase di declino ed è in perdita anche a causa della normativa più rigida in materia di qualità dell'aria. Tuttavia, resta ancora poco concreto l'impegno di molti Stati membri dell'Unione europea verso la sostituzione dell'energia fossile con fonti alternative. Si prevede che, nel 2030, le centrali a carbone dell'Unione Europea andranno tutte 'in rosso'. Chiuderle eviterebbe pesanti perdite per ben 22 miliardi di euro, secondo una ricerca del think tank britannico Carbon Tracker.

Si stima che nei prossimi 10 anni, i costi di gestione delle centrali a carbone potrebbero diventare più alti di quelli dell'eolico su terraferma e del solare fotovoltaico.

Cosi si spiega l'azione di 80 economisti internazionali riunistisi in Germania per lanciare l'appello teso a 'soccorere' il pianeta. L'incontro si è concluso con la firma di una Dichiarazione che richiede uno 'stop' urgente agli investimenti nella produzione di energie fossili e l'adozione di politiche efficaci per potenziare le rinnovabili.

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