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Guerra e radiazioni: Il pericolo cresce con gli attacchi di Israele ai centri nucleari iraniani

Questa immagine satellitare fornita da Maxar Technologies mostra l'impianto di arricchimento di Isfahan in Iran dopo essere stato colpito dagli attacchi aerei israeliani, il 14 giugno 2025.
Questa immagine satellitare fornita da Maxar Technologies mostra l'impianto di arricchimento di Isfahan in Iran dopo essere stato colpito dagli attacchi aerei israeliani, il 14 giugno 2025. Diritti d'autore  Maxar Technologies via AP Photo
Diritti d'autore Maxar Technologies via AP Photo
Di Gabriela Galvin
Pubblicato il
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Conflitto tra Israele e Iran: gli attacchi ai siti nucleari iraniani sollevano preoccupazioni sulla salute pubblica e sull’ambiente nella regione. L’Aiea monitora la situazione, ma i rischi restano elevati in caso di escalation

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Con il peggiorare del conflitto tra Israele e Iran, gli attacchi aerei ai siti nucleari iraniani hanno acceso l’allarme per possibili conseguenze sulla salute pubblica nell’intera regione mediorientale. Al momento, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), l’organo di controllo nucleare dell’Onu, non ha rilevato fughe di radiazioni dopo i raid israeliani iniziati venerdì scorso, che hanno provocato centinaia di vittime in Iran. Tuttavia, la situazione rimane fluida e potrebbe cambiare rapidamente con il proseguire degli attacchi.

Le preoccupazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha espresso forte preoccupazione per i potenziali impatti immediati e a lungo termine degli attacchi ai siti nucleari sull’ambiente e sulla salute della popolazione iraniana e dei Paesi limitrofi.

L’attenzione si concentra sull’eventualità di una contaminazione radioattiva che potrebbe mettere a rischio milioni di persone, aggravando ulteriormente una crisi umanitaria già complessa.

Tipologie di rischio e differenze tra i siti colpiti

Non tutti gli impianti nucleari iraniani sono uguali dal punto di vista del rischio. Un attacco a un reattore nucleare attivo rappresenterebbe lo scenario più devastante, con la possibilità di liberare materiali radioattivi nell’atmosfera e nei terreni circostanti, mettendo a pericolo la salute umana a centinaia di chilometri di distanza. Fortunatamente, l’unica centrale nucleare commerciale di Bushehr non è stata colpita finora.

Israele ha invece preso di mira tre impianti chiave per l’arricchimento dell’uranio: Natanz, Isfahan e Fordo. Gli attacchi hanno distrutto o danneggiato gravemente infrastrutture essenziali per il programma nucleare iraniano, con potenziali contaminazioni interne agli impianti.

Il caso di Natanz: contaminazione interna

Il sito di Natanz ha subito i danni più significativi. Secondo il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, al suo interno è stata rilevata una contaminazione radiologica e chimica. Pur non essendoci al momento un aumento dei livelli di radioattività nell’ambiente esterno, la presenza di isotopi di uranio potrebbe rappresentare un rischio sanitario importante, soprattutto se inalati o ingeriti. Tuttavia, con adeguate misure di sicurezza e protezione individuale, questo rischio può essere gestito.

Gli altri siti: monitorati Isfahan e Fordo

Isfahan, dove un impianto di conversione dell’uranio è stato danneggiato, non ha mostrato aumenti di radiazioni. Fordo, sito sotterraneo e fortificato, è considerato strategico per le capacità di arricchimento e potenzialmente legato allo sviluppo di armi nucleari. La sua posizione profonda riduce nel breve termine il rischio di contaminazioni ambientali, ma gli isotopi radioattivi potrebbero diffondersi lentamente nelle falde acquifere nel tempo.

Le sfide future e la necessità di controllo internazionale

L’evoluzione del conflitto e il possibile aumento degli attacchi ai siti nucleari sollevano interrogativi sulla capacità dell’Iran di collaborare con l’Aiea per monitorare e contenere eventuali fughe radioattive. L’esperienza di gestione dei siti contaminati come Chernobyl potrebbe essere un modello utile, ma la situazione geopolitica e la mancanza di fiducia complicano ogni ipotesi di intervento esterno.

Contesto geopolitico e il ruolo delle tecnologie nucleari

Il conflitto tra Israele e Iran va ben oltre le singole azioni militari, inserendosi in un più ampio quadro di rivalità regionale e globale. Israele considera il programma nucleare iraniano una minaccia esistenziale, temendo che Teheran possa sviluppare armi nucleari che cambierebbero radicalmente gli equilibri di potere in Medio Oriente. Dall’altra parte, l’Iran sostiene che il suo programma nucleare sia esclusivamente civile, destinato alla produzione di energia. Gli impianti di arricchimento come Natanz e Fordo sono infatti fondamentali sia per la produzione di combustibile per centrali nucleari civili, sia potenzialmente per la creazione di materiale fissile per armi atomiche, a seconda dei livelli di arricchimento dell’uranio.

La tecnologia nucleare utilizzata in questi siti prevede sofisticate centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, un processo delicato e altamente controllato. La proliferazione di questa tecnologia e la sua possibile deviazione verso scopi militari rappresentano un nodo cruciale nelle relazioni internazionali, con il coinvolgimento diretto di attori globali come Stati Uniti, Unione europea e organismi internazionali quali l’Aiea. La gestione della crisi nucleare iraniana ha quindi implicazioni strategiche che vanno oltre il Medio Oriente, influenzando dinamiche di sicurezza e politica globale.

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