EventsEventiPodcasts
Loader
Seguiteci
PUBBLICITÀ

Una dieta sana nei primi anni di vita protegge il cervello in età avanzata

Alcuni degli alimenti sani e freschi disponibili al Lee's Food Mart di San Francisco, giovedì 24 gennaio 2013.
Alcuni degli alimenti sani e freschi disponibili al Lee's Food Mart di San Francisco, giovedì 24 gennaio 2013. Diritti d'autore Michael Macor/San Francisco Chronicle via AP
Diritti d'autore Michael Macor/San Francisco Chronicle via AP
Di Gabriela Galvin
Pubblicato il
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Una nuova ricerca indica che le persone che mangiano cibo sano per tutta la vita hanno maggiori probabilità di avere migliori capacità cognitive in seguito.

PUBBLICITÀ

Secondo uno studio condotto nel Regno Unito una dieta sana durante l'infanzia e la mezza età garantirebbe dei benefici alle capacità cognitive in età avanzata. La ricerca, condotta su un campione di 3mila britannici nell'arco di sette decenni, dai 4 ai 70 anni di età, ha evidenziato che le persone che hanno mangiato più verdura, frutta, legumi e cereali integrali, e meno sodio, zuccheri aggiunti e cereali raffinati, hanno migliori funzioni cognitive oggi che sono in età avanzata.

Tra le persone con capacità cognitive elevate l'8% ha seguito una dieta di bassa qualità nel corso della propria vita, mentre il 36% ha seguito una dieta di alta qualità. Il 58% delle persone con basse capacità cognitive ha seguito una dieta di bassa qualità, mentre il 7% ha seguito una dieta di alta qualità.

Le persone che hanno iniziato a mangiare sano prima, in particolare durante l'infanzia e prima dei 50 anni, sono quelle che hanno preservato meglio le proprie funzioni cognitive. "Questo suggerisce che l'assunzione di determinati alimenti nelle prime fasi di vita può influenzare le nostre decisioni alimentari più avanti nel tempo e che gli effetti cumulativi della dieta nel tempo sono legati alla progressione delle nostre capacità cognitive globali", ha dichiarato Kelly Cara, che ha lavorato allo studio come ricercatrice per la Tufts University, nel Massachusetts.

Cara ha presentato i primi risultati, non ancora pubblicati, alla conferenza annuale dell'American Society for Nutrition a Chicago. Non è chiaro se l'impatto sull'infanzia sia dovuto alla formazione precoce di abitudini sane che durano nel tempo, o se i bambini piccoli abbiano beneficiato di una spinta cognitiva stimolata dalla nutrizione che si è mantenuta con l'età.

Ricerche precedenti avevano dimostrato che i primi anni di vita dei bambini sono cruciali per lo sviluppo cognitivo e che l'alimentazione svolge un ruolo importante. I risultati sottolineano anche "l'influenza a lungo termine della dieta, dato che i cambiamenti cerebrali che portano al declino cognitivo e alla demenza possono iniziare anni o decenni prima che compaiano i segnali di allarme", ha dichiarato a Euronews Boushra Dalile, ricercatrice della KU Leuven, in Belgio, che studia il legame tra alimentazione, microbioma intestinale e stress.

Le capacità cognitive tendono a migliorare durante la mezza età, ma diminuiscono dopo i 65 anni circa. Insieme al declino cognitivo possono comparire problemi di salute più gravi, come la demenza. "La dieta deve essere modificata per un periodo di tempo prolungato per osservare eventuali effetti e forse per attenuare gli effetti legati all'invecchiamento", ha detto Dalile.

Gli autori della ricerca hanno osservato che, avendo studiato una popolazione prevalentemente bianca del Regno Unito, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere il legame tra alimentazione e salute del cervello tra gruppi diversi. Nel complesso Dalile ha detto che i risultati sottolineano il ruolo che una dieta sana nell'infanzia può avere sul benessere delle persone, ben oltre gli anni della formazione.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Ozempic e Wegovy sono legati a una patologia che potrebbe causare la cecità

Sanità: a Parigi un vertice per aumentare sovranità e innovazione vaccinale dell'Africa

Un esame del sangue che utilizza l'AI potrebbe prevedere il Parkison 7 anni prima dei sintomi