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Uber, multa da 290 milioni di euro nei Paesi Bassi per violazione sui dati dei conducenti europei

L'app di ride-sharing Uber ha sedi a San Francisco e Amsterdam: lunedì è stata multata nei Paesi Bassi per violazione della privacy dei conducenti
L'app di ride-sharing Uber ha sedi a San Francisco e Amsterdam: lunedì è stata multata nei Paesi Bassi per violazione della privacy dei conducenti Diritti d'autore AP Photo/Jeff Chiu, File
Diritti d'autore AP Photo/Jeff Chiu, File
Di Anna Desmarais
Pubblicato il
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

La app californiana ha la sua sede europea ad Amsterdam ed è stata dunque sanzionata dall'agenzia olandese per la protezione dei dati personali per 290 milioni di euro: Uber ha trasferito dati Ue su server negli Stati Uniti senza le protezioni adeguate

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L'agenzia olandese per la protezione dei dati personali (Autoriteit Persoonsgegevens, in in inglese Dutch Data Protection Authority, o Dpa) ha accusato Uber di avere raccolto "informazioni sensibili" sui suoi autisti europei - come licenze di taxi, dati sulla posizione e persino dati medici - e di averli immagazzinati in server negli Stati Uniti.

Inoltre, secondo l'agenzia, l'app californiana (ma con sede europea ad Amsterdam) non ha provveduto a "proteggere adeguatamente i dati in questione in tali trasferimenti", commettendo una "grave violazione" del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr), che ha giustificato dunque la super multa da 290 milioni di euro.

Il regolamento, in vigore nell'Unione Europea dal 2018, prevede che "le aziende e i governi trattino i dati personali con la dovuta attenzione", ha dichiarato Aleid Wolsen, presidente della Dpa, in una dichiarazione sul suo sito web.

"Ma purtroppo questo non è evidente al di fuori dell'Europa. Si pensi ai governi che possono attingere ai dati su larga scala" ha proseguito Wolsen.

La reazione di Uber: multa retroattiva "completamente ingiustificata"

"Questa decisione errata e la multa straordinaria completamente ingiustificata", ha dichiarato un portavoce di Uber a Euronews Next in una e-mail.

Uber sostiene di aver rispettato il Gdpr in tre anni di "immensa incertezza" tra Stati Uniti e Unione Europea sulle modalità di applicazione delle norme.

Secondo Uber il problema risale al 2020, quando la Corte di giustizia dell'Ue ha stabilito che l'attuale quadro di trasferimento dei dati tra Ue e Usa non era conforme al Gdpr.

Le aziende europee e americane sono così rimaste "senza linee guida chiare per i flussi di dati transatlantici", secondo una dichiarazione a sostegno di Uber della Computer & Communications Industry Association (Ccia Europe).

La Commissione europea è intervenuta su questa vicenda nel luglio 2023, rilasciando una dichiarazione in cui affermava che gli Stati Uniti offrono una protezione sufficiente per i dati europei.

Uber ha dichiarato di non avere dovuto apportare alcuna modifica alle modalità di archiviazione delle informazioni negli Stati Uniti dopo che è stata emessa la sentenza della Corte di giustizia.

"Qualsiasi multa retroattiva da parte delle autorità di protezione dei dati è particolarmente preoccupante, dato che questi stessi organi di controllo della privacy non sono riusciti a fornire indicazioni utili durante questo periodo di significativa incertezza giuridica, in assenza di un quadro normativo chiaro", ha dichiarato Alexandre Roure, responsabile delle politiche della Ccia Europa, in una dichiarazione inviata via e-mail.

Per la Ccia, le multe retroattive comportano l'incertezza giuridica per tutto ciò che è avvenuto online tra il 2020 e il 2023, dalle videoconferenze all'elaborazione dei pagamenti online.

Uber ha dichiarato che farà ricorso contro la multa e "rimane fiduciosa che il buon senso prevarrà". Il ricorso significa che la multa è sospesa fino alla decisione finale.

Terza multa per Uber nei Paesi Bassi e caso aperto in Francia

La Dpa ha avviato le indagini all'inizio di quest'anno dopo che 170 autisti francesi avevano presentato una denuncia alla ong francese Ligue des droits de l'Homme (Lega dei diritti dell'uomo) nel 2021.

La sede centrale di Uber per l'Europa, il Medio Oriente e l'Africa è nei Paesi Bassi, quindi la Dpa ha preso in carico il caso. Le autorità olandesi aveano già multato Uber per 10 milioni di euro lo scorso dicembre e per 600mila euro nel 2018.

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Nella sua indagine del dicembre 2023, la Dpa ha riscontrato inoltre che Uber non ha risposto alle richieste di dati da parte dei suoi autisti con sufficiente rapidità.

Secondo l'autorità francese per la protezione della privacy, che ha collaborato con gli quella olandese, Uber ha anche fornito informazioni "incomplete" nella sua dichiarazione sulla privacy sulle modalità di trasferimento dei dati negli Stati Uniti.

"Questa decisione riafferma l'importanza di richiedere informazioni trasparenti e la necessità di garantire il rispetto dei diritti degli interessati", ha dichiarato l'autorità francese per i dati personali in un comunicato.

Jerome Giusti, avvocato della Lega francese per i diritti umani, ha dichiarato invece lo scorso febbraio di ritenere che la denuncia di dicembre sia stata "la prima azione su larga scala dei lavoratori in Europa basata sul Gdpr".

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"Gli autisti che rappresento stanno valutando la possibilità di avviare un'azione di gruppo per ottenere un risarcimento, a seguito di questa prima sentenza di condanna presso i tribunali francesi".

Euronews Next ha contattato la ong francese per avere aggiornamenti su una possibile azione legale, ma non ha ottenuto una risposta immediata.

Sul caso del 2023 Uber sostiene che la Dpa ha affermato che la piattaforma di ride-sharing ha rispettato i suoi obblighi di fornire i dati in modo tempestivo ai suoi autisti e ha ricordato che l'appello è ancora pendente.

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