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Migranti: intercettato un barcone in Libia, Msf ricorre contro il fermo della Geo Barents

Un'imbarcazione naufragata nel Mediterraneo
Un'imbarcazione naufragata nel Mediterraneo Diritti d'autore AP/Copyright 2018 The AP. All rights reserved.
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Di Andrea Barolini
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Sbarchi a Roccella Ionica, decine di persone intercettate dalla Guardia Costiera libica e riportate a riva, arresti in Italia. La questione dei migranti nel Mediterraneo non accenna a risolversi, e nel mare centinaia di persone continuano a morire: più di 22mila le vittime accertate in dieci anni

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La Guardia Costiera della Libia ha intercettato decine di migranti diretti in Europa a bordo di un'imbarcazione e li ha riportati a riva, secondo quanto indicato sabato dalle autorità del Paese nordafricano. L'imbarcazione trasportava 64 persone ed è stata intercettata venerdì al largo della città nord-occidentale di Sirte. La Guardia Costiera libica ha quindi bruciato il barcone sul quale erano salpati i migranti.

Mercoledì il naufragio di un barcone al largo di Tobruk, in Libia

Mercoledì scorso un altro natante, con a bordo 32 persone provenienti da Egitto e Siria si è rovesciato al largo della città di Tobruk: sono 22 i migranti dispersi, molto probabilmente ormai morti. Le autorità libiche hanno affermato di averne salvate nove, e di aver recuperato un cadavere. Ma da anni la Guardia Costiera della nazione nordafriacana è oggetto di aspre critiche, per i metodi utilizzati nei confronti dei migranti.

La Libia, d'altra parte, è sprofondata di un'era di caos dopo la rivolta del 2011, sostenuta dalla Nato, che aveva portato alla destituzione e all'uccisione di Moammar Gheddafi. Da allora, per i migranti il Paese è diventato un punto di transito, ma spesso chi arriva nella speranza di potersi imbarcare per l'Europa si trova rinchiuso in carcere, o costretto a sborsare cifre spropositate a scafisti senza scrupoli per tentare di attraversare il Mediterraneo.

Due importanti sbarchi di migranti si sono susseguiti intanto sulle coste italiane in meno di 24 ore. In entrambi i casi il punto di arrivo è stato la zona di Roccella Ionica, nel reggino: nel primo caso si è trattato di 72 persone di diversa nazionalità, compresi cinque minorenni non accompagnati. Nel secondo, avvenuto all'alba, di altre 71 persone, che hanno raggiunto l'Italia a bordo di una piccola imbarcazione, soccorsa dalla Guardia Costiera nelle acque dello Ionio, a circa 35 miglia di distanza dalla Calabria.

Arrestati tre presunti scafisti nel trapanese

La barca a vela era partita cinque giorni prima dalla Turchia. Le persone a bordo sono state sistemate provvisoriamente in una struttura all'interno del porto, gestita dalla Croce Rossa e dalla Protezione civile. Nel frattempo, nei giorni scorsi, la squadra mobile di Trapani ha arrestato tre presunti scafisti, di origine tunisina. Gli uomini sono sospettati di aver trasportato in Italia sette migranti, a bordo di un gommone che ha attraversato il Mediterraneo in pessime condizioni di navigazione.

In realtà, secondo quanto ricostruito, l'imbarcazione non era diretta sulle coste italiane bensì a Malta. Sono state tuttavia proprio le condizioni meteorologiche ad spingere la rotta dei migranti fino all'isola di Marettimo, alle Egadi. Qui il natante è stato immediatamente abbandonato, e le persone a bordo sono fuggite per evitare di essere identificate.

1.500 euro a testa pagati dai migranti pur di tentare la traversata

Il gommone è stato però notato dalla popolazione dell'isola, e di qui sono scattate le indagini, dalle quali è emerso che i migranti avrebbero pagato cinquemila dinari a testa - l'equivalente di circa 1.500 euro - a tre scafisti connazionali per effettuare la traversata. Così, sono stati caricati a bordo del gommone, sul quale i tre si sarebbero orientati unicamente con una bussola. I tre fermi arrivano dopo quello di un altro presunto scafista tunisino, rintracciato a bordo di un gommone nei giorni scorsi assieme ad alcuni connazionali.

Sempre mercoledì 4 settembre, la Guardia costiera italiana ha riferito di aver salvato sette uomini da un'imbarcazione proveniente dalla Libia che stava affondando. I sopravvissuti hanno raccontato ai soccorritori che la loro imbarcazione era partita il 1 settembre, che a bordo erano in ventotto, compresi tre minorenni. In ventuno sono però caduti in mare a causa delle condizioni meteorologiche avverse, ha indicato la Guardia Costiera.

Tutto ciò indica che il business degli scafisti resta florido. E le vittime sono proprio le tante persone, molte delle quali disperate, disposte a tutto pur di raggiungere l'Europa, che si affidano ai loro "servizi". Anche per questo, da parecchi anni ormai, le organizzazioni non governative sono presenti nel Mediterraneo, pattugliato con le loro navi con l'obiettivo di intercettare le imbarcazioni in difficoltà ed evitare la morte di migliaia di persone.

Nave Geo Barents, Medici Senza Frontiere ricorre contro il fermo

Le loro attività sono tuttavia oggetto di aspre polemiche politiche. Ultimo caso in ordine di tempo è quello che riguarda la nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere (MSF), sulla quale pende attualmente un fermo amministrativo. L'associazione umanitaria ha presentato un ricorso al tribunale di Salerno, spiegando di aver ritenere immotivato il provvedimento.

“Abbiamo fornito al tribunale prove solide che dimostrano come le équipe di MSF siano intervenute per salvare le vite di 37 persone in mare la notte del 23 agosto. Durante quella notte, abbiamo fornito alle autorità competenti informazioni accurate e tempestive sulle nostre operazioni. Siamo fiduciosi che il tribunale di Salerno revocherà il fermo della Geo Barents,” ha dichiarato Juan Matias Gil, capomissione della Ong per le attività di ricerca e soccorso.

L'accusa nei confronti del personale della nave è invece proprio di non aver fornito informazioni tempestive al Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiano. "Eravamo nel cuore della notte - ha commentato Riccardo Gatti, responsabile della ricerca e soccorso a bordo della Geo Barents - e abbiamo visto persone che saltavano da una barca in vetroresina, che cadevano o venivano spinte in acqua. Il team dei soccorritori non aveva altra scelta se non quella di recuperare dal mare le persone il più velocemente possibile. C’era un pericolo imminente che annegassero o si perdessero nel buio della notte”.

In dieci anni più di 22mila morti nel Mediterraneo

Secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, soltanto negli ultimi dieci anni sono più di 22mila le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo, tentando la traversata.

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