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Kosovo, Commissione Ue: il raid contro gli uffici postali serbi viola gli accordi sul dialogo

Il capo della politica estera dell'Unione Europea Josep Borrell, a sinistra, posa per i media con il primo ministro del Kosovo Albin Kurti prima dei colloqui a Bruxelles, il 26 giugno 2024.
Il capo della politica estera dell'Unione Europea Josep Borrell, a sinistra, posa per i media con il primo ministro del Kosovo Albin Kurti prima dei colloqui a Bruxelles, il 26 giugno 2024. Diritti d'autore AP Photo/Virginia Mayo
Diritti d'autore AP Photo/Virginia Mayo
Di Euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Bruxelles ha avvertito sia Belgrado che Pristina che il rifiuto di un compromesso mette a rischio le possibilità della Serbia e del Kosovo di entrare nell'Unione europea

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La Commissione europea ha avvertito il Kosovo che la chiusura da parte della polizia di diverse filiali delle Poste della Serbia nel Nord del Paese non solo potrebbe avere "conseguenze molto negative" per la popolazione locale, ma "viola anche gli accordi raggiunti nell’ambito del dialogo facilitato dall’Ue“.

Lunedì almeno nove filiali delle Poste della Serbia sono state perquisite dalla polizia nel Kosovo settentrionale, abitato soprattutto dalla minoranza serba del Paese, in quello che l'Ue ha descritto in una dichiarazione come un "passo unilaterale e non coordinato".

"L'Ue ha detto molto chiaramente cosa si aspetta dall'amministrazione del primo ministro del Kosovo Albin Kurti", ha detto martedì un portavoce della Commissione europea. "Ci aspettiamo che riconsideri la questione e che la affronti nell'ambito del dialogo facilitato dall'Ue e che presenti una proposta che affronti i possibili impatti negativi di questa decisione sulla popolazione del nord del Kosovo", ha aggiunto.

L'escalation dell'ultimo anno

Le tensioni tra la Serbia e il Kosovo - la cui indipendenza, avvenuta nel 2008, non è riconosciuta da Belgrado - si sono acuite l'anno scorso a seguito di unadisputa sulla validità delle elezioni locali nella parte settentrionale del Kosovo, che ha scatenato violenti disordini.

L'Unione europea ha adottato misure temporanee contro il Kosovo a causa delle violenze, tra cui la sospensione dei contatti ad alto livello e della cooperazione finanziaria.

Da allora, Pristina ha anche decretato che l'euro, la sua moneta ufficiale dal 2002, sarà l'unica valuta legale in Kosovo, vietando di fatto l'uso del dinaro serbo. La valuta è ampiamente utilizzata dalla minoranza serba in Kosovo, che dipende dal sostegno finanziario di Belgrado e che accede ai fondi attraverso le istituzioni serbe, tra cui le banche e le Poste di Serbia.

A rischio le possibilità di adesione all'Ue

Belgrado ha definito le chiusure di lunedì come "l'ennesimo esempio di aperta dimostrazione di forza e di azioni illegali da parte delle istituzioni temporanee di autogoverno di Pristina".

Alla domanda se l'ultima mossa di Pristina possa avere conseguenze a livello europeo, il portavoce della Commissione ha aggiunto: "Le misure contro il Kosovo introdotte dall'Ue l'anno scorso sono la risposta ai passi che hanno portato all'escalation".

"Ora vediamo altri passi unilaterali, altre azioni non coordinate. Non si tratta di una de-escalation, ma di un'ulteriore escalation. Penso che questo dovrebbe essere compreso molto chiaramente da coloro che prendono le decisioni a Pristina", ha continuato.

Bruxelles ha avvertito sia Belgrado che Pristina che il rifiuto di un compromesso mette a rischio le possibilità della Serbia e del Kosovo di entrare nel blocco.

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