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Nuovo accordo sugli hub di rimpatrio per migranti tra i Paesi dell'Unione europea

Migranti aspettano di essere trasferiti dall'isola di Lampedusa, Italia, 15 settembre 2023.
Migranti aspettano di essere trasferiti dall'isola di Lampedusa, Italia, 15 settembre 2023. Diritti d'autore  AP Photo/Valeria Ferraro
Diritti d'autore AP Photo/Valeria Ferraro
Di Vincenzo Genovese & Eleonora Vasques
Pubblicato il
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Gli Stati membri dell'Ue potranno stipulare accordi bilaterali con Paesi terzi per facilitare l'espulsione dei richiedenti asilo respinti

I Paesi europei hanno approvato lunedì l'introduzione di hub di rimpatrio per i migranti in una bozza di legge, mentre il blocco cerca di accelerare le deportazioni.

Secondo la proposta, gli Stati membri dell'Ue potrebbero rimpatriare i migranti irregolari in Paesi terzi non collegati alla loro origine, a condizione che abbiano accordi bilaterali in vigore. Gli hub possono essere sia luoghi di transito sia luoghi in cui si prevede che una persona rimanga.

La spinta dell'Ue per accelerare i rimpatri

Rimandando in un Paese terzo i migranti illegali che non hanno diritto di rimanere nell'Ue, gli Stati membri potrebbero accelerare i rimpatri, ma potrebbero anche mettere in pericolo la vita delle persone, che verrebbero rimandate in Paesi con cui non hanno alcun legame.

Questa disposizione fa parte di una nuova legge chiamata "regolamento sui rimpatri", progettata per far valere la validità legale degli ordini di rimpatrio in tutti gli Stati membri e che, secondo la Commissione europea, consentirà un'esecuzione più rapida delle espulsioni dall'Unione europea,

La legge, che deve essere approvata dal Parlamento europeo prima di entrare in vigore, fa parte di uno sforzo complessivo per rendere più difficile l'ingresso in Europa dei migranti irregolari, ma anche per accelerarne l'uscita, dato che l'opinione pubblica e le nuove maggioranze politiche spingono per una linea più dura.

Gli hub di rimpatrio come destinazione temporanea o finale per i migranti

La natura di ogni hub di rimpatrio dipenderà dagli accordi bilaterali stipulati dai singoli Stati membri dell'Ue con i Paesi terzi. Gli hub possono essere un luogo di transito, una tappa prima del rimpatrio nel Paese d'origine, o diventare un luogo permanente per coloro che non hanno diritto di rimanere nell'Ue.

Gli individui potrebbero essere rimpatriati nei loro Paesi d'origine o anche in Paesi terzi, a condizione che rispettino gli standard internazionali dei diritti umani e i principi del diritto internazionale.

"Il criterio del collegamento è stato ora eliminato. Ciò consente agli Stati membri di creare hub di rimpatrio sia come centri di transito, dove i migranti irregolari vengono trattati prima di essere inviati nei loro Paesi d'origine, sia come strutture dove una persona può essere trattenuta per un periodo più lungo", ha dichiarato lunedì ai giornalisti il ministro danese per l'Immigrazione e l'Integrazione Rasmus Stoklund.

Le organizzazioni della società civile hanno criticato l'introduzione degli hub di rimpatrio come una pratica disumana che aumenterà gli abusi e le violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti.

In una dichiarazione congiunta rilasciata lo scorso luglio, mentre l'Ue esaminava la legislazione presentata oggi, più di cento organizzazioni - tra cui Amnesty International, ActionAid, Caritas Europa e Human Rights Watch - hanno avvertito che la proposta rischiava di allontanare l'Ue dal diritto internazionale e poteva portare a rimpatri illegali e detenzioni arbitrarie.

Conseguenze più severe per i migranti rimpatriati che non collaborano

Secondo i dati della Commissione europea, solo il venti per cento degli ordini di rimpatrio viene eseguito.

La nuova legislazione mira ad aumentare il numero di espulsioni, prevedendo conseguenze legali più severe se un rimpatriato non collabora con le autorità, ritirando i permessi di lavoro e imponendo persino sanzioni penali, tra cui la reclusione.

Lo stesso approccio si applicherebbe ai Paesi terzi che rifiutano di riammettere i propri cittadini, con possibili ripercussioni sulle relazioni bilaterali. Quest'anno, ad esempio, sono aumentate le tensioni tra Francia e Algeria a causa di quello che Parigi sosteneva essere un numero insolitamente basso di rimpatri.

La legislazione odierna prevede anche il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio tra gli Stati membri. Secondo l'attuale sistema giuridico, una decisione di rimpatrio è vincolante solo nel Paese che la emette. Una volta approvata la nuova legge, sarà valida per tutta l'Ue.

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