La minoranza serba del Kosovo del Nord non vuole che il ponte che taglia in due la cittadina di Mitrovica, separandoli dalla maggioranza albanese, venga riaperto al traffico dopo 13 anni. Il premier Kurti respinge le accuse: Vogliamo favorire l'interazione pacifica
Centinaia di serbi del Kosovo del Nord sono tornati a protestare contro l'apertura del ponte sul fiume Ibar che taglia in due la cittadina di Mitrovica, dividendo l'area a nord abitata dalla minoranza serba da quella a sud, a maggioranza albanese e quindi kosovara.
Il ponte è chiuso ai veicoli dal 2011, quando la popolazione di etnia serba ha iniziato a erigere barricate per impedire l'attraversamento da parte della popolazione albanese. Si può ancora attraversare a piedi, ma è raro vedere qualcuno farlo.
L'anno scorso l'assemblea cittadina di Mitrovica ha deciso di riaprire il ponte al traffico, passando poi la palla al governo kosovaro. Ora Pristina sta incontrando la forte opposizione della minoranza serba, che sostiene che il ponte li protegge dalla pulizia etnica.
Nikola Kabasic, un ex giudice che si è dimesso nel novembre 2022 insieme ad altri funzionari di etnia serba, ha dichiarato che la sicurezza dei serbi del Kosovo del Nord è "in pericolo" e ha invitato la comunità internazionale a proteggere la popolazione.
"La chiusura di questo ponte ha salvato la coesistenza in Kosovo e il concetto politico (di convivenza tra serbi e albanesi) per il quale la Serbia è stata bombardata per 78 giorni. Questo ponte sul fiume Ibar ha fermato la pulizia etnica del 1999 e del 2000", ha detto Kabasic dalla piazza della protesta.
Malumori da Bruxelles e da Belgrado
Il piano di riaprire il ponte, come previsto da tempo, ha scatenato una nuova polemica tra il governo kosovaro e i suoi alleati occidentali, che vogliono che la questione sia risolta nell'ambito del dialogo Belgrado-Pristina mediato dall'Ue piuttosto che con una mossa unilaterale dell'esecutivo di Albin Kurti. Tra l'altro il ponte è stato uno dei temi del dialogo tra Kosovo e Serbia nel 2015. Un accordo raggiunto nel 2016 prevedeva che il ponte fosse riaperto "a tutto il traffico" il 20 gennaio 2017.
Le autorità serbe hanno condannato l'ultima iniziativa del Kosovo come un tentativo di "provocare un conflitto". Il premier kosovaro Kurti ha risposto all'accusa su X, affermando che "con le false accuse che gli albanesi stanno marciando sul ponte, il presidente serbo Aleksandar Vucic mira a creare un'atmosfera di paura e a provocare una reazione da parte della Kfor a Mitrovica, minacciando che se non rispondono, lo farà la Serbia".
"Nessun albanese sta marciando sul ponte, come lui [Vucic] sostiene falsamente. Tutti i piani per l'apertura del ponte sono stati concepiti per favorire l'interazione pacifica tra le due comunità", ha aggiunto Kurti.
La Kfor pronta a intervenire
La forza di pace della Nato, la Kfor, ha dichiarato che manterrà una presenza fissa sul ponte e "continuerà a condurre pattugliamenti regolari nelle aree circostanti per garantire stabilità e sicurezza, a beneficio di tutte le comunità locali". "Non esiteremo ad affrontare qualsiasi sviluppo che possa influire sull'ambiente di sicurezza e sulla stabilità regionale, nel pieno rispetto del nostro mandato Onu", ha aggiunto.
Il capo della missione Osce in Kosovo, Michael Davenport, ha dichiarato che i recenti eventi sottolineano "l'urgenza di tornare al dialogo" mediato dall'Ue. "Ma questo dialogo deve essere incentrato ancora una volta sul miglioramento della vita della gente comune in Kosovo e sul miglioramento delle prospettive per i giovani di tutte le comunità di vivere, lavorare e crescere le loro famiglie qui", ha scritto Davenport su X.