Nel 1974 i turchi invasero l'isola per reagire a un colpo di stato da parte dei greci. In questo conflitto, e negli scontri intercomunitari del '63-64, scomparvero 2002 persone. I cui familiari pretendono delle risposte
“Stiamo cercando i nostri dispersi. Non importa se siano ciprioti greci o turchi. "Tutti appartengono a Cipro”. A parlare è l'archeologo Ceren Ceraloglu, impegnato nella ricerca dei corpi delle persone disperse 50 anni dopo l'invasione turca dell'isola del 1974 e i disordini intercomunitari del 1963 - 1964.
Nel corso di questi conflitti, 2002 persone, 492 turchi ciprioti e 1.510 greci ciprioti, sono scomparse, secondo le statistiche del Comitato per le persone scomparse a Cipro. Dall'inizio delle ricerche, nel 2006, sono già stati identificati 1.047 corpi.
Lo scorso maggio, il presidente cipriota Nikos Christodoulides ha partecipato a un funerale a Nicosia per onorare la memoria di 15 soldati greci, prima che le loro spoglie fossero deposte in bare avvolte da una bandiera greca.
Christodoulides ha detto che era il minimo che lo Stato potesse fare per onorare e rispettare la memoria dei morti.
Secondo l'European broadcasting union (Ebu), gli archeologi stanno cercando una fossa comune del 1974, alle porte di Nicosia. Testimoni oculari hanno dichiarato che all'epoca vi furono sepolte sedici persone. Gli archeologi controllano le ricerche sempre in coppia: uno greco-cipriota e uno turco-cipriota.
I resti da loro trovati vengono poi analizzati in un secondo momento con il fine di risalire all'identità delle persone. “Gli archeologi hanno trovato le ossa che vedete su questi tavoli. Ci hanno portato delle scatole in laboratorio", spiega l'antropologa Theodora Eleftheriou.
"Alcune ossa erano tutte mescolate insieme, abbiamo cercato di sintetizzarle per creare lo scheletro di quattro individui”.
Una ferita che si chiude
"Per i parenti delle persone scomparse, non è il tempo a curare le ferite, bensì le risposte", si legge nella presentazione del Comitato. Un'affermazione che trova riscontro nelle parole dei diretti interessati, che si dicono gratificati e sollevati dalla scoperta dei corpi dei loro cari.
"Abbiamo festeggiato. È meraviglioso. Perché, tornando a casa, è come se fosse nato di nuovo”, afferma Andreas Hadjisavvas.
“Siamo felici che sia finalmente tornato e lo seppelliremo accanto a nostra madre”, gli fa eco Kutlay Erk.
Le ragioni e i sentimenti delle famiglie dei dispersi hanno trovato ascolto anche nelle istituzioni europee: "Le famiglie hanno il diritto ala dignità e il diritto alla memoria", ha affermato a dicembre l'europarlamentare Isabel Santos, relatore permanente per le persone scomparse a Cipro. Che, nel corso di una conferenza stampa alla presenza di giornalisti ciprioti, ha sottolineato l'importanza di lasciare da parte la politica per soffermarsi sulla dimensione umanitaria di questa ricerca.
Fare i conti con la storia
Sono passati cinquant'anni dall'invasione turca a Cipro dell'estate del 1974. Alle 5.30 del mattino del 20 luglio, decine di migliaia di soldati e centinaia di carrarmati turchi invasero una porzione dell'isola, adesso stimata intorno al 36%, per rispondere a un tentativo di colpo di stato greco.
Nonostante il passare degli anni e vari sforzi diplomatici da parte delle Nazioni unite, una soluzione definitiva non è ancora stata trovata. Cipro rimane l'unico Stato membro dell'Unione europea, di cui è entrato a far parte nel 2004, a essere de facto diviso, nonostante formalmente il suo territorio faccia parte dell'Unione nella sua interezza. Nella zona settentrionale si trovano i turco-ciprioti separatisti, a sud i greco-ciprioti.
Le forze di pace delle Nazioni Unite sono state inviate a Cipro per sedare gli scontri tra le due comunità un decennio prima dell'invasione e, in seguito, il loro mandato è stato ampliato per pattugliare la zona cuscinetto.
Il presidente cipriota Christodoulides spinge per una riunificazione, ma il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, in visita nell'isola in occasione di questa ricorrenza, ha ribadito la sua contrarietà al Piano Annan di riunificazione di Cipro sostenuto dalle Nazioni Unite, riaffermando il suo sostegno a un accordo per la creazione di due Stati che i greco-ciprioti hanno più volte respinto. "L'atteggiamento dominante dell'immutabile mentalità greco-cipriota ha fatto fallire tutti i processi negoziali", ha dichiarato, riferendosi ai colloqui in stallo dal 2017.
"Se la Turchia desidera davvero che prevalgano le condizioni di sicurezza e stabilità nella regione, se desidera avvicinarsi all'Ue, se desidera partecipare agli sforzi degli Stati della regione, sa quale strada deve seguire per raggiungere questo obiettivo", ha ribattuto Christodoulides, parlando di "violazione dei diritti umani del popolo cipriota".