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La lotta ai piccioni di Pompei: così dieci rapaci proteggono il parco archeologico

Rapace nel parco archeologico di Pompei
Rapace nel parco archeologico di Pompei Diritti d'autore Luca Palamara
Diritti d'autore Luca Palamara
Di Luca Palamara
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Dieci rapaci arruolati in servizio permanente per tenere lontani i piccioni ed il loro guano corrosivo dagli scavi archeologici di Pompei

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Gianna esce di sera a guardia degli scavi archeologici di Pompei. È un soldato attento ed efficiente, chiamato a controllare il territorio e a difendere le domus pompeiane dal guano dei piccioni.  

Durante il lockdown per l’emergenza Covid nel 2020, la chiusura del Parco ha favorito la nidificazione di un numero eccessivo di piccioni, che hanno allontanato le altre specie e messo in pericolo i resti archeologici con il loro guano, particolarmente corrosivo e che può provocare anche danni irreversibili agli elementi architettonici dell’antica città.

Il Parco Archeologico di Pompei è un patrimonio fragile, da tutelare rimettendo in equilibrio tutti gli elementi che lo compongono, come spiega l’Architetto Paolo Mighetto, funzionario del Parco Archeologico di Pompei.

 “Una componente che è quella appunto archeologica, minerale, i mattoni, le pietre, tutta la parte materiale, tutto ciò che ha subito quest’architettura, con i terremoti, l’eruzione e quant'altro. E poi c’è una componente naturale, che è la componente fatta dal verde, dalle piante e anche dagli animali, da noi stessi, che siamo componenti di questo patrimonio", dice Mighetto.

Falco nel parco archeologico di Pompei
Falco nel parco archeologico di PompeiEuronews

Gli scavi di Pompei fanno venire in mente archeologia, arte, storia, eppure questo è un vero e proprio parco naturale dove il mantenimento dell’equilibrio di specie animali e vegetali è importante almeno quanto la preservazione dei resti dell’antica città.

Così i rapaci allontanano i piccioni dal parco archeologico

Per allontanare i circa 2.000 piccioni che avevano fatto dell’antica città di Pompei la loro casa durante il periodo del lockdown, sono stati ingaggiati dei rapaci, addestrati a scovare i piccioni nei loro nidi all'interno delle domus e ad allontanarli attraverso la simulazione di movimento di caccia. Poiane, falchi sacri e falchi pellegrini formano una squadra di dieci rapaci che da due anni escono in perlustrazione tre o più volte a settimana per allontanare specie invasive e nocive, come piccioni, gazze e cornacchie.

Un team di quattro falconieri addestra i rapaci nell'identificazione delle specie da allontanare e nella simulazione di un’azione predatoria, che deve solo spaventare gli altri uccelli per farli allontanare. Un’attività resa necessaria dalla particolare natura dei piccioni.

"Il piccione tende a riprodursi e a infestare gli ambienti in maniera esponenziale, andando ad occupare tutte queste nicchie e questi ambienti che noi andiamo a scovare la sera durante i nostri interventi", racconta Paola Barile, biotecnologa e falconiera, responsabile sul campo del progetto.

“Si ristabiliscono degli equilibri all'interno degli habitat. Se la presenza di specie infestanti può determinare un impoverimento della biodiversità, con il nostro lavoro riusciamo a ristabilire un equilibrio e quindi anche altre specie riescono a insediarsi e a riprodursi in tranquillità”, ha aggiunto Barile.

La falconeria veniva praticata anche dagli antichi abitanti di Pompei. Oggi è un metodo ecologico che rispetta l’ambiente e gli animali, anche quelli che il soldato Gianna contribuisce a tenere lontani dai preziosi resti archeologici.

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