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La Corte di Strasburgo respinge la richiesta di eutanasia dell'ungherese Dániel Karsai

Dániel András Karsai
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Di Euronews
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Secondo la Corte di Strasburgo l'Ungheria non viola i diritti umani di Dániel Karsai, affetto da sclerosi laterale amiotrofica. L'uomo si era rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo perché la legislazione ungherese non consente l'eutanasia attiva

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Respinta dalla Corte di Strasburgo la richiesta dell'avvocato ungherese Dániel Karsai affetto da SLA dal 2022. Attualmente non esiste una cura che possa guarire la sclerosi laterale amiotrofica, una malattia degenerativa progressiva del sistema nervoso centrale che, a differenza della sclerosi multipla, non è demielinizzante e attacca le cellule nervose chiamate motoneuroni, cellule specializzate che controllano i movimenti dei muscoli volontari.

Il 47enne si era rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo dopo la volontà di ricorrere all'eutanasia attiva, illegale in Ungheria, e porre fine alla sua vita. Nell’eutanasia attiva, punita con la reclusione nel Paese, il medico somministra un farmaco, di solito attraverso una iniezione endovenosa.

La sentenza della Corte di Strasburgo

Secondo la Corte di Strasburgo l'Ungheria non viola però i diritti umani di Dániel Karsai. Nella sua sentenza la Corte europea dei diritti dell'uomo ha scritto che nel caso Karsai il tribunale ha stabilito che i diritti umani dell'avvocato non sono stati violati negli articoli 8 (il diritto al rispetto per la vita privata e familiare) e 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione europea. Karsai ha definito la decisione una grande delusione, ma ha detto che continuerà la lotta.

lo scorso anno, quando Krisai è comparso in tribunale, aveva dichiarato che in Ungheria, chiunque collabori anche passivamente, all'attuazione di una decisione di fine vita, rischia fino a cinque anni di carcere. Secondo l'avvocato ungherese l'attuale normativa viola i diritti umani fondamentali dei pazienti ed è discriminatoria poiché consente il rifiuto dei trattamenti di sostentamento vitale, ritenuto incomprensibile nel caso dei pazienti affetti da SLA.

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