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Ucraina, Germania e Francia: sì alle armi Nato per colpire in Russia dove partono gli attacchi

Scholz e Macron in conferenza stampa a Meseberg
Scholz e Macron in conferenza stampa a Meseberg Diritti d'autore Ebrahim Noroozi/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
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Di Sophia KhatsenkovaLiv Stroud, Gabriele Barbati
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

In Germania Macron e Scholz si sono detti d'accordo sul cambio di passo richiesto da Kiev, sull'uso delle armi Nato per attaccare in Russia. Alla vigilia delle elezioni europee le divergenze franco-tedesche dei mesi scorsi sul rischio di escalation della guerra vengono messe alle spalle

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Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron si sono mostrati d'accordo sul sostegno all'Ucraina, e in particolare sull'uso delle armi fornite dalla Nato, per colpire obiettivi in Russia nonostante le frizioni dei mesi scorsi.

Scholz, che in passato era stato fermo sul fatto che l'Ucraina non dovesse utilizzare le donazioni dell'Occidente per attaccare in territorio russo nel timore di un'escalation militare, ha fatto un passo nella direzione di Macron durante il Consiglio franco-tedesco di difesa e sicurezza martedì, nel terzo e ultimo giorno della visita di Stato del presidente francese in Germania.

Scholz: "L'Ucraina deve avere la possibilità di difendersi con le misure adatte"

Il cancelliere tedesco ha dichiarato che Kiev dovrebbe essere autorizzata a colpire all'interno della Russia, ma con una limitazione. Gli obiettivi devono essere i siti da cui partono gli attacchi e non altri, magari di valore strategico o tattico per la guerra. 

"L'Ucraina ha tutte le possibilità di farlo, secondo il diritto internazionale. Bisogna dire chiaramente che se l'Ucraina viene attaccata, può difendersi", ha affermato Scholz, trovando il collega francese sulla stessa linea.

Il cancelliere è stato insensibile questa volta alle minacce nucleari di Vladimir Putin, che ha avvertito ancora di "gravi conseguenze" i Paesi occidentali in caso cambiasse la natura del loro sostegno agli ucraini.

La Germania non ha ancora tuttavia ceduto sulla fornitura dei Taurus, i missili a lungo raggio (con una gittata fino a 500 chilometri circa) che potrebbero viaggiare in profondità nel territorio della Federazione Russa, come invece fatto dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti con gli Stormshadows e gli Atacms.

Al riguardo gli Usa hanno ribadito, sempre martedì, di "non incoraggiare nè consentire l'utilizzo delle armi da loro fornite per attaccare la Russia" ha detto il consigliere per la Sicurezza nazionale, John Kirby.

Da parte sua, Emmanuel Macron ha cercato di mettere alle spalle le divergenze, che hanno raggiunto un picco l'anno scorso nel tentativo di Berlino di avviare un progetto di scudo antimissile europeo, senza includere Parigi.

Francia e Germania sono sembrate divise anche sui rapporti da tenere con la Cina e gli Stati Uniti, con la prima a favore di un'indipendenza dagli Usa nella difesa europea e contro la concorrenza sleale cinese e la seconda convinta del mantenimento dei legami transatlantici e delle relazioni commerciali con Pechino.

Macron e Scholz a Berlino: prove di unità prima della probabile sconfitta alle Europee

L'obiettivo della storica visita di Stato (che ha compreso l'incontro tra Macron in veste di capo di Stato con il presidente della Repubblica federale tedesca Frank-Walter Steinmeier) è stato quello di mostrare un fronte franco-tedesco unito, mentre entrambi i Paesi attendono la vittoria dei partiti di estrema destra nelle elezioni europee di inizio giugno. 

"In Francia, il Rassemblement National (Raggruppamento Nazionale) è in testa ai sondaggi con il 33 per cento, mentre Renaissance (Rinascita, il partito di Macron) è al 15,5" spiega Marie Krpata, ricercatrice presso il Comitato per le relazioni franco-tedesche di Parigi, riferendosi al previsto exploit del partito di destra di Marine Le Pen.

Secondo Krpata, la visita di Macron in Germania è servita a dire "sono europeista". Non va meglio al cancelliere tedesco, visto che il suo partito socialdemocratico (Spd) è dato dai sondaggi al 14,3 per cento, sotto la Cdu/Csu (oltre il 30 per cento) ma soprattutto dietro al partito ultranazionalistaAlternative für Deutschland(Alternativa per la Germania) accreditato del 15,8 per cento delle intezioni di voto.

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