Accordo nell'Ue sul tredicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia

Bruxelles ritiene che alcune aziende della Cina continentale stiano aiutando la Russia a procurarsi i prodotti della lista nera.
Bruxelles ritiene che alcune aziende della Cina continentale stiano aiutando la Russia a procurarsi i prodotti della lista nera. Diritti d'autore Sergei Karpukhin/Sputnik
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Di Jorge LiboreiroVincenzo Genovese
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

I 27 Paesi dell'Unione europea hanno trovato un accordo sul 13esimo pacchetto di sanzioni per colpire l'economia russa: entrerà in vigore entro il 24 febbraio, anniversrio dell'invasione dell'Ucraina

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A dare l'annuncio è la presidenza belga del Consiglio dell'Ue sui suoi canali social. "Questo pacchetto è uno dei più ampi approvati dall’Ue. Sarà sottoposto a una procedura scritta e sarà approvato formalmente entro il 24 febbraio".

L'approvazione del pacchetto era stata programmata proprio per coincidere con il secondo anniversario dello scoppio della guerra in Ucraina. Ma il processo è stato rallentato dall'Ungheria, che vuole evitare qualsiasi restrizione su Rosatom, l'azienda russa per l'energia nucleare e principale appaltatore dell'espansione della centrale di Paks, fonte di oltre il 50 per cento dell'elettricità ungherese.

Un pacchetto contro l'aggiramento

Per la prima volta le sanzioni prendono di mira aziende cinesi, sospettate di riesportare in Russia tecnologia avanzata e componenti militari fabbricati nell’Unione europea, cioè quei prodotti che è vietato esportare dall'Europa in Russia.

Il 13esimo pacchetto si concentra infatti sulla lotta all'elusione delle sanzioni già imposte, includendo aziende turche, nordcoreane, e di altri Paesi del mondo.  Quella con la Cina sembra una triangolazione commerciale molto produttiva per la Russia: gli scambi  tra i due Paesi hanno superato i 240 miliardi di dollari nel 2023, secondo i dati doganali del governo cinese. 

Le aziende di Cina, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Kirghizistan, Kazakistan, Uzbekistan, Serbia e Armenia sono stati sotto il radar dell'Ue per mesi, con l'inviato speciale David O'Sullivan che ha viaggiato da un Paese all'altro nel tentativo di convincere i governi a fare di più per evitare l'aggiramento delle sazioni imposte dall'Ue alla Russia

"Penso che dobbiamo essere realistici: ci sarà sempre un certo grado di elusione", aveva detto O'Sullivan a dicembre, in un'intervista a Euronews.

L'anno scorso l'Unione ha introdotto uno strumento antielusione che consente al blocco di limitare determinati flussi commerciali con i Paesi nel loro complesso, piuttosto che con aziende specifiche. Lo strumento è comunque considerato come una extrema ratio, e la sua attivazione dipende dall'approvazione unanime degli Stati membri.

Quasi duecento persone ed entità, per lo più russe, sono state aggiunte alla lista dei soggetti sanzionati, che ora contiene più di duemila nomi. Il pacchetto, tuttavia, non comprende nessuna persona presumibilmente coinvolta nella morte di Aleksei Navalny, la più figura di opposizione al presidente Vladimir Putin. Non sono state incluse nemmeno restrizioni più severe sulle importazioni di alluminio, tema ancora divisivo nell'Ue.

La nuova serie di sanzioni prende di mira anche le istituzioni gestite dalla Russia accusate di rieducare bambini rapiti dall'Ucraina.

Il capo delegazione del Partito democratico al Parlamento europeo Brando Benifei sottolinea in un'intervista a Euronews il messaggio politico delle sanzioni.

"Da un punto di vista economico è importante concentrarsi sui collegamenti che la Russia ha con le aziende di tutto il mondo. Ma questo è, a mio avviso, un aspetto secondario, rispetto al messaggio politico, soprattutto in questo momento in cui Navalny è stato ucciso nelle circostanze che sappiamo. Mandiamo un messaggio chiaro: non faremo nessun passo indietro".

L’impatto complessivo delle sanzioni europee sull’economia russa resta comunque controverso, visto che nel 2023 l'economia del Paese, trascinata dalla spesa militare, è cresciuta del 3,5%, più di quasi tutti i Paesi europei. 

Ma secondo Benifei vale la pena insistere. "Se prendiamo più iniziativa e siamo più uniti, parlando come Unione europea con il resto del mondo, possiamo isolare maggiormente la Russia. Questo messaggio deve essere trasmesso alle élite di altri Paesi affinché facciano pressioni su chi prende le decisioni al Cremlino e li convincano a cambiare direzione".

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