A una settimana dall'ultimo Consiglio europeo dell'anno, tornano a galla le divisioni dell'Unione europea sulla guerra in Medio Oriente
Le divergenze sul conflitto fra Israele e Hamas rischiano di sfociare in una lunga trattativa sulla scelta delle parole nella dichiarazione finale, come accaduto nell'ultimo vertice fra i capi di Stato e di governo.
Borrell contestato?
L'ultimo episodio controverso riguarda l'Alto rappresentante per gli Affari esteri Josep Borrell, protagonista di una probabile contestazione silenziosa durante un discorso pubblico a un evento di una Ong.
"A Gaza stiamo assistendo a una carneficina. Nessuno sa quante siano le vittime. Qualcuno stima circa 15mila, ma temo che sotto le macerie delle case distrutte ce ne siano molte di più, tra cui tanti bambini", le parole di Borrell dal palco.
A quel punto l'Alto rappresentante viene informato che alcune persone stanno lasciando la sala per protesta, non è chiaro se come conseguenza delle sue parole. Borrell reagisce così: "La gente sta uscendo dalla sala? Perché? Forse ho detto qualcosa di scomodo".
Secondo un eurodeputato spagnolo del Partito popolare europeo, Antonio López-Istúriz, Borrell segue l'agenda politica del governo socialista al potere in Spagna piuttosto che rappresentare le posizioni dell'Unione europea.
Le accuse di compiere un massacro sarebbero esagerate, dato che a suo avviso Israele rispetta il diritto internazionale. "Dobbiamo aspettare il Consiglio europeo per vedere le posizioni dei diversi Stati membri e se si arriverà a una posizione comune. Sarebbe l'ideale. Ma al momento ci sono opinioni diverse e l'Alto rappresentante dovrebbe rifletterle invece che prendere una posizione di parte".
Le divisioni fra gli Stati
In precedenza, la tensione era salita quando il primo ministro belga Alexander De Croo e il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez avevano criticato Israele per le sofferenze inflitte ai palestinesi, durante una visita in Medio Oriente.
Se Belgio, Spagna e Irlanda sono gli Stati più preoccupati per le conseguenze sui palestinesi degli attacchi nella striscia, dall'altra parte ci sono Germania, Austria e Ungheria, i Paesi più filo-israeliani dell'Unione europea.
"Tutti nell'Ue sono d'accordo sul fatto che si dovrebbero evitare vittime civili a Gaza. Questo viene detto chiaramente in tutte le capitali", spiega a Euronews Bruno Lété, senior fellow del German Marshall Fund.
"Tuttavia, gli Stati membri si dividono sul diritto all'autodifesa di Israele di legittima difesa. Alcuni prendono molto sul serio queste argomentazioni e sostengono il governo israeliano. Altri sostengono che dovrebbe esserci proporzionalità e che la risposta di Israele non è affatto proporzionale".
Finora, la posizione ufficiale dell'Unione europea è una sorta di compromesso, accettabile per tutti: solidarietà con Israele, che ha diritto a difendersi e combattere contro Hamas, ma nel rispetto del diritto internazionale umanitario.