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Consiglio europeo di guerra, tra Ucraina e Medio Oriente

Il Consiglio europeo è in programma a Bruxelles il 26 e 27 ottobre
Il Consiglio europeo è in programma a Bruxelles il 26 e 27 ottobre Diritti d'autore European Union
Diritti d'autore European Union
Di Vincenzo Genovese
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Il Consiglio europeo di Bruxelles ruota intorno ai due conflitti in corso, quello in Ucraina e quello in Medio Oriente: i leader dell'Ue cercano una posizione unitaria

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I due temi sono stati al centro del vertice del 26-27 ottobre, insieme alle altre discussioni di politica estera, alla questione migratoria e al dibattito sulla revisione del bilancio pluriennale dell'Ue.

"Dobbiamo chiedere con urgenza una pausa umanitaria per Gaza"
Pedro Sánchez
Presidente del governo della Spagna

Battaglia semantica

Sul conflitto tra Israele e Hamas, la partita diplomatica ruotava intorno al linguaggio da utilizzare nelle conclusioni: l'obiettivo è quello di consentire l'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, senza però contestare il diritto all'autodifesa di Israele.

Alla fine, dopo un intero pomeriggio di discussioni, la scelta è ricaduta su "corridoi umanitari e pause per necessità umanitarie", come si legge nelle conclusioni del Consiglio sulla situazione in Medio Oriente.

I leader dei 27 ribadiscono comunque la condanna agli attacchi di Hamas e il diritto di Israele all'autodifesa, in un sottile equilibrismo semantico per accontentare tutti, anche chi avrebbe voluto qualcosa in più come il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez.

"Dobbiamo chiedere con urgenza una pausa umanitaria. Aggiungo che mi piacerebbe vedere un cessate il fuoco per scopi umanitari. Ma se non c'è questa condizione, almeno una pausa umanitaria per trasferire tutti gli aiuti di cui la popolazione palestinese ha bisogno".

"Non sono ossessionato dal linguaggio che scegliamo, ciò che conta è fermare le uccisioni e la violenza", diceva invece il primo ministro irlandese Leo Varadkar. Mentre i leader discutevano, nelle vicinanze del palazzo Europa si sono riuniti centinaia di sostenitori della causa palestinese, per chiedere un cessate il fuoco immediato in Medio Oriente.

Unità in bilico

Più concreto il dibattito sull'invasione russa dell'Ucraina, a cui l'Unione non vuole far mancare il proprio sostegno nemmeno nel nuovo scenario geopolitico globale. "L'Europa deve chiedersi come sostenere l'Ucraina nella sua lotta per l'indipendenza e l'integrità territoriale", le parole all'arrivo del cancelliere tedesco Olaf Scholz.

L'argomento principale resta la fornitura di materiale bellico a Kiev: attualmente l'Unione ha elargito 5,6 miliardi all'Ucraina tramite lo European Peace Facility, la cui ottava tranche resta però in stallo a causa del veto dell'Ungheria.

Alla posizione di Viktor Orbán, che al suo arrivo a Bruxelles ha rivendicato i canali di comunicazione che mantiene con Mosca, potrebbe allinearsi presto il nuovo primo ministro slovacco Robert Fico, che ha annunciato prima del vertice che il suo Paese non invierà più armi all'Ucraina, ma solo aiuti umanitari.

Alla fine le conclusioni del vertice ribadiscono il supporto a Kiev, ma è stato rimandato al prossimo Consiglio europeo, a dicembre, l'accordo sull'aggiornamento del bilancio pluriennale dell'Ue, che comprende 50 miliardi di euro da destinare all'Ucraina.

Meloni incontra Scholz, Macron e Rutte

La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha partecipato insieme al presidente francese Emmanuel Macron, al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, a due successivi incontri, con il primo ministro della Repubblica del Kosovo Albin Kurti, e con il presidente della Serbia Aleksandar Vučić, in un tentativo di abbassare la tensione e trovare una soluzione alla situazione sempre problematica nei Balcani occidentali.

Meloni, che ha incontrato anche il primo ministro olandese Mark Rutte, si è soffermata al suo arrivo pure sulla Tunisia, verso cui a suo dire c'è stata una mancanza di rispetto da parte dell'Ue.

"Abbiamo visto il tentativo di dichiarare la Tunisia Paese non sicuro, da parte di esponenti politici, di realtà politiche, di chi vuole minare la possibilità che l'Europa governi i propri flussi migratori" 

Secondo Meloni, non bisogna dire ai Paesi nordafricani: "Ti do delle risorse se mi controlli i flussi migratori", ma piuttosto "costruire una partnership molto più ampia, che preveda anche investimenti, una migrazione legale, sulla base di una formazione fatta in loco".

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